Migliorare ponti, autostrade, porti e aeroporti per aiutare le truppe Nato a muoversi meglio per tutta l’Europa. È questo il prossimo obiettivo dell’Alleanza atlantica per il Vecchio Continente, come ricordato dal segretario generale Jens Stoltenberg durante la sua conferenza stampa dell’8 giugno.

Dobbiamo occuparci di una vasta gamma di questioni, dalla legislazione all’infrastruttura. Di recente ho condiviso con i miei omologhi Ue e tutti gli alleati della Nato i nostri requisiti infrastrutturali per il trasporto, compresi ponti, strade e piste. E in ultima analisi spetta alle nostre nazioni prendere le decisioni che ci consentiranno di spostarci in tutta Europa con la rapidità necessaria, in un ambiente di sicurezza imprevedibile“. Così si è espresso Stoltenberg durante la conferenza.





Un concetto ribadito più volte dal segretario generale e che evidentemente dimostra come da parte di Bruxelles – sponda Nato – vi sia effettivamente la necessità di implementare tutta l’infrastruttura europea. 

Un programma con un solo obiettivo: la Russia

“Dovrebbe essere facile spostare le forze da Tolosa a Tallinn, se necessario” dice Stoltenberg. “L’Ue ha presentato un piano d’azione con alcuni finanziamenti per investire nelle infrastrutture. È importante che quegli investimenti, nei ponti, nelle strade e nei tunnel, siano coerenti con le necessità di spostare le attrezzature militari della Nato e gli uomini”.

Da Tolosa a Tallin: non una scelta casuale. I Paesi baltici sono oggi il punto nevralgico della strategia atlantica in Europa orientale. Poteva scegliere qualsiasi capitale europea, ma ha scelto proprio una città al confine con la Russia. Lì dove le truppe Nato aumentano e si addestrano per fortificare tutto l’asse che dal Baltico arriva al Mar Nero

Spostarsi da Ovest ad Est, verso Mosca, è diventato un obiettivo strategico. Ed è talmente importante da essere diventato un vero e proprio progetto infrastrutturale che coinvolge tutta l’Unione europea.

Un modo che serve alla Nato anche per dimostrare che la sua utilità travalica la sfida tra Stati Uniti ed Europa, soprattutto con l’amministrazione di Donald Trump. L’Alleanza è appesa a un filo. Se la frattura fra Washington e l’Unione europea continua ad aumentare, la Nato potrebbe anche perdere di significato. E per questo i suoi funzionari si stanno attivando per allacciare legami ancora più stretti con i partner europei.

Il rischio di vedere l’alleanza spezzata è un pericolo che molti, anche al Pentagono, guardano come un incubo. È quel Patto che permette agli Stati Uniti di controllare il confine con la Russia. Senza di esso, l’Europa otterrebbe un’autonomia strategica del tutto contraria ai desideri di Oltreoceano.

L’Ue stanzia miliardi di euro

Come riporta il quotidiano spagnolo La Vanguardia, la necessità di raggiungere questo obiettivo ha convinto l’Unione europea a stanziare 6,5 ​​miliardi di euro in sette anni, dal 2021 al 2027. Tutto allo scopo di adeguare le infrastrutture europee alle esigenze militari dell’Alleanza.

Un percorso iniziato già nel 2017 con un progetto pilota che ha coinvolto Belgio, Paesi Bassi, Germania, Polonia, Finlandia e tutti e tre i Paesi baltici e che serviva a individuare le lacune esistenti nella rete di trasporto in quella parte di Europa. In quell’occasione, si rilevarono alcuni problemi. Alcuni ponti non avevano un’altezza sufficiente oppure il peso massimo autorizzato non consentiva il passaggio di veicoli militari. Inoltre, molte stazioni ferroviarie non avevano una capacità sufficiente per il trasporto e lo stazionamento dei mezzi militari.

Nel suo piano di azione sulla mobilità militare, l’Unione europea ha già stabilito misure per correggere queste carenze, ed è stato presentato alla Commissione europea un progetto che vede assegnato quasi un miliardo di euro all’anno.

 Come dichiarato dal commissario europeo per i trasporti Violeta Bulc agli ambasciatori della Nato, il denaro potrà essere utilizzato per progetti “a duplice uso”, quindi sia ad uso militare che civile. Come riportato da Associated Press, Bulc pensa che ci vorranno almeno 18 mesi per identificare le lacune infrastrutturali e decidere inoltre quali di queste lacune possano essere colmate attraverso progetti utili anche per i cittadini europei.

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