Euro a più velocità. Ecco la ricetta per far sopravvivere l’eurozona e l’intera costruzione dell’Unione europea. Ma è davvero la soluzione vincente? Si è riunito la scorsa settimana a Versailles il “quadrumvirato” degli Stati dell’Unione europea. Angela Merkel, Francois Hollande, Paolo Gentiloni e Mariano Rajoy. Rispettivamente Primi Ministri/Presidenti, a seconda dell’ordinamento, di Germania, Francia, Italia e Spagna. Riportati così in ordine di importanza. L’ordine del giorno è stato appunto lo scenario di un Europa a più velocità. Questo è il piano B pensato dai vertici dei capi di Stato europei che ancora credono nel progetto dell’Unione. Una strategia per far fronte all’ondata di euroscetticismo nel Vecchio Continente.La fine del dogma MerkelIl Brexit e l’imminente avvicinamento delle elezioni francesi hanno fatto fare un passo indietro persino ad una euroestremista come Angela Merkel. “Abbiamo certamente imparato dalla storia degli ultimi anni, che potrebbe esserci allo stesso modo un’Unione europea con differenti velocità, dove non tutti partecipano nello stesso momento al processo d’integrazione”, così si è espressa la Merkel. Crolla dunque un dogma che dal Trattato di Maastricht, 1992, aveva retto l’architettura europea. Uniti si è più competitivi. Oggi non più evidentemente. Anche la Cancelliera più ortodossa si è convinta che distribuire “lo stesso paio di scarpe a 19 persone diverse e pretendere che corrano alla stessa velocità” è semplicemente irragionevole. Peccato se ne sia accorta quindici anni in ritardo. Ma meglio tardi che mai, in fondo.Tuttavia, per gli europeisti, non vale ancora la pena ripensare tutto il progetto dell’Unione. Conviene semmai ritoccarlo leggermente e sperare che la macchina possa a questo punto girare. A Versailles si è dunque dibattuto sulle modalità di questo doppio binario. Prima della creazione di un “euro B” in dotazione ai Paesi del sud Europa, ci sarebbero infatti dei passaggi ulteriori. L’Europa a più velocità significherebbe prima di tutto “integrazione politica e fiscale a più velocità”. Cosa vuol dire? Impegno discrezionale degli Stati europei nel settore politico e fiscale.I rischi di un’Europa a più velocitàOvvero uno Stato dell’Unione potrebbe, a propria discrezione, venir meno agli accordi comunitari fatti in materia d’immigrazione. Con conseguenze disastrose per i Paesi mediterranei che si troverebbero costretti a tenere sul proprio territorio tutti i richiedenti asilo, nel caso in cui i paesi europei scelti come destinazione volessero “discrezionalmente” venir meno a tali accordi. Anche sulla doppia velocità in materia fiscale non va meglio ai Paesi del sud Europa. Un minor impegno in tal senso potrebbe significare la mancata volontà di aderire al fondo europeo salva stati (FESF). Uno strumento che finora è servito per la ricapitalizzazione della banche in difficoltà e l’acquisto del debito sovrano (titoli di Stato). Chi sono i paesi più a rischio se il fondo non mettesse più a disposizione risorse? I paesi con alto debito pubblico e con un sistema bancario altamente instabile. Ovvero Italia, Spagna, Grecia e Portogallo.“Chi ha una minore disponibilità all’integrazione va tenuto a bordo, ma questo non può impedire a chi vuole scegliere un passo più veloce di farlo”, con queste parole Paolo Gentiloni ha lasciato il summit di Versailles. La formula è dunque questa: rimane l’Unione e rimane l’euro, ma diamo la libertà ai più forti di stravincere ancora di più. Se l’antipasto sembra già tragico, la portata seguente appare ancor più drammatica. L’euro a più velocità. Come riportato da due economisti, Eugenio Benetazzo e Giuseppe Pennisi, “squadre di economisti e rappresentanti della Confindustria tedesca stanno lavorando da tempo al progetto euro a due velocità”, il che farebbe pensare a un forte vantaggio a favore della Germania in caso di adozione del piano euro A e euro B. La spiegazione di questo è semplice.I benefici per la GermaniaL’euro a due velocità sarebbe adottato all’interno di un mercato che resterebbe comunque unico e liberalizzato. All’interno del mercato unico con l’impossibilità di imporre dazi o strumenti di ostacolo per la moneta più forte (l’euro dei Paesi nordici), sarebbe proprio questa a dettare legge nell’economia. Una manna dal cielo per l’industria tedesca dotata di un euro invincibile. I Paesi con l’ “euro B” sarebbero costretti a ricorrere a continue svalutazioni competitive per rimanere a galla.Si riproporrebbe così lo scenario già visto ai tempi dello SME (Sistema Monetario europeo) di inizio anni ‘90, come ha dichiarato Mario Monti. “Nel settembre del 1992, giusto vent’anni fa, esplode la crisi valutaria: lira e sterlina escono dal Sme (il Sistema monetario europeo, che legava le valute partecipanti a una griglia di cambio predeterminata) e il rendimento dei titoli di stato schizza all’insù”, riportava ilSole24Ore. Storia che potrebbe riproporsi con l’adozione dell’euro a due velocità
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