È nell’aria da tempo, ma adesso la notizia è ufficiale e sta provocando un non indifferente polverone politico in Turchia: Ali Babacan, tra i fondatori dell’Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan, lascia il partito. Per la leadership dell’uomo forte della Turchia è un altro duro colpo, forse ancora più forte della recente sconfitta alle elezioni amministrative ad Istanbul. Babacan non è soltanto un fedelissimo di Erdogan, ma è anche l’artefice dell’architettura economica dell’Akp e da molti ritenuto vero “guru” del miracolo economico degli anni 2000.

L’addio del “sultano” dell’economia

Quando nel 2001, a pochi mesi dalle legislative dell’anno successivo, l’ex sindaco di Istanbul Erdogan decide di mettere in piedi un partito in grado di diventare punto di riferimento dell’Islam politico, struttura la nuova formazione in modo da avere un personaggio fidato in ogni ambito. Quando si tratta di scegliere chi deve guidare il ramo economico nel neonato Akp, il futuro presidente turco non ha dubbi: Ali Babacan è l’uomo giusto. Ed è infatti lui poi, una volta vinte le elezioni, a prendere l’incarico di ministro dell’economia. Babacan resta in questo dicastero per cinque anni, quando nel 2007 diviene poi l’uomo di fiducia di Erdogan per i negoziati con l’Ue in vista di una mai avvenuta adesione.

Un quinquennio importante, che cementifica il potere di Erdogan per gli anni successivi: l’economia inizia ad avere cifre importanti in termini di crescita, Ankara torna alla ribalta nello scacchiere mediorientale, l’Akp si ramifica nel territorio e soprattutto nelle province anatoliche. Babacan è tra gli artefici di questo successo ed è uno dei pochi in grado di avere livelli di popolarità vicini a quelli di Erdogan.

Ecco perché il suo addio è un fatto ritenuto piuttosto grave all’interno del panorama politico turco: Babacan non è soltanto un ex ministro che sbatte la porta in faccia al presidente, è piuttosto un puntello importante dell’Akp che, venendo meno, rischia di provocare un effetto domino dalle conseguenze imprevedibili. Difficile dire se la sconfitta di Istanbul dell’Akp è decisiva per la scelta di Babacan. Da Ankara sostengono che in realtà l’ex ministro dell’economia già da mesi ha in mente di lasciare il partito. L’ufficializzazione di questa decisione è destinata a fare rumore per diverse settimane.

Il perché dell’addio

Babacan nel lasciare l’Akp ha voluto lanciare una nota stampa alle tv locali turche: “Il paese ha bisogno di una strategia nuova, di nuove visioni per il futuro”, è il passaggio più importante del suo messaggio. I diverbi con Erdogan sarebbero sorti all’indomani del referendum costituzionale che intacca il presidenzialismo. Secondo Babacan l’Akp adesso è troppo incentrato sulla figura di un leader, contravvenendo a quelli che sono i principi fondanti del partito. Dunque, il suo obiettivo adesso potrebbe essere quello di creare un nuovo movimento in grado di raccogliere i delusi dell’attuale corso di Erdogan.

In realtà Babacan non parla di nuovi partiti, ma c’è chi giura che l’ex ministro si sta già preparando a questa eventualità e che entro il 2019 terrà a battesimo una propria formazione politica. Per farlo, avrebbe parlato con alcuni pezzi grossi della governance di Erdogan rimasti ai margini negli ultimi anni, dall’ex presidente Gul all’ex premier Davutoglu. Pezzi importanti di diciotto anni di Akp che, qualora confluissero sotto l’ombrello di Babacan, potrebbero infliggere ulteriori duri colpi ad Erdogan. L’impressione è che la politica turca, da qui in avanti, possa vivere un periodo di continui colpi di scena.

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