Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si è dimostrato fermamente intenzionato a ottenere delle armi nucleari per “difendere” il suo Paese, e considera assolutamente “inaccettabile” vietare ad una potenza sovrana di dotarsi di tali armi li dove lo desideri; ma questo non tiene conto degli storici sforzi per la non proliferazione nucleare – di cui la Turchia è firmataria – che sono stati fatti negli ultimi Settanta da tutti i principali alleati di quell’Alleanza Atlantica; realtà all’interno della quale posizione la Turchia sembra farsi sempre più “traballante”. Le brame del Sultano, se sommate alla crisi del programma nucleare iraniano e alla rottura con Washington per il noto caso dei missili russi, non fanno altro che aumentare le preoccupazioni per la proliferazione della tecnologia atomica per gli equilibri del Medio Oriente.
“Alcuni Paesi hanno missili con testate nucleari, non uno o due. Ma (ci dicono) che noi non possiamo averli. Questo, non posso accettarlo”, ha tuonato il capo del governo di Ankara, già in rotta con la Casa Bianca, da sempre massima detentrice della deterrenza nucleare per l’Occidente e ferma antagonista della proliferazione di armi di distruzione di massa nel mondo. “Non esiste una nazione sviluppata al mondo che non ne abbia” (o possa averne), ha proseguito Erdogan, dimenticando volutamene che quella da lui affermata è una mezza verità poiché sono numerosi i Paesi sviluppati al mondo che non posseggono armi nucleari proprie, e tutto al più si affidano alla protezione dell’ombrello di deterrenza nucleare degli alleati della Nato, o ospitano nelle loro basi territoriali arsenali strategici gestiti fondamentalmente dalla forze armate degli Stati Uniti d’America.
Nonostante la Turchia sia stata tra i primi Paesi firmatari del Trattato di non proliferazione (Npt) del 1968, del Trattato di non proliferazione nucleare del 1980 e del successivo Trattato di divieto di test nucleari del 1996 (trattato che vieta qualsiasi tipo di detonazioni nucleare per qualsiasi genere di scopo), il nuovo Sultano sembra deciso nel voler ottenere le sue armi nucleari con la scusa di poter difendere il proprio Paese da qual si voglia minaccia. Una difesa al pari di quella che può vantare lo Stato d’Israele – sembra aver lasciato intendere Erdogan. Altra potenza mediorientale osteggiata dagli Stati Uniti nel condurre il proprio controverso programma nucleare , del quale per altro non si ha alcuna certezza del risultato ottenuto.
“Abbiamo Israele nelle vicinanze. Un Paese che spaventa (altre nazioni) dato che possiede queste armi. Nessuno può toccarli “, ha incalzato il presidente turco, alludendo forse al programma nucleare portato avanti nel sito di Dimona, programma che potrebbe aver dato ad Israele le sue armi nucleari, forse testate in quello che la storia ha catalogato come l’Incidente Vela. Come riporta l’agenzia Reuters, analisti stranieri hanno continuato ad affermare negli anni che Israele possederebbe realmente un considerevole arsenale nucleare (quantificabile di circa 200 missili armati con testate nucleari), ma lo Stato ebraico ha sempre mantenuto una politica di ambiguità attorno alla questione nucleare, rifiutando di confermare o negare le sue capacità in merito.
Le osservazioni intransigenti del presidente Erdogan, che desteranno ulteriore preoccupazioni ai piani alti del Pentagono e raffredderanno ulteriormente i rapporti con Washington, sono state riportate da tutti i media nazionali turchi. Il quotidiano filo governativo Sabah ha riportato informazioni secondo le quali la Turchia starebbe già “svolgendo lavori per ottenere missili nucleari” e ottenere le stesse capacità offensive di potenze come il Pakistan e l’India, entrambi paesi dotati del proprio arsenale nucleare.