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Una novità sotto il profilo economico – energetico, ma anche una conferma dell’importanza strategica dell’Algeria per il nostro paese: il rinnovo del contratto tra Eni e Sonatrach siglato lo scorso giovedì, per l’Italia segna un punto importante e dimostra come la stabilità di Algeri sia quanto mai essenziale per l’intero bacino del Mediterraneo.

il rinnovo della collaborazione tra i due giganti dell’energia

La Sonatrach è l’azienda di Stato algerina che si occupa degli idrocarburi e di energia: non solo estrazione, ma anche raffinazione del petrolio ed esportazione del gas, elemento questo ancora più importante del greggio nella bilancia commerciale di Algeri. Sonatrach di recente investe anche in Italia, la svolta in tal senso arriva con l’acquisto da Exxon di parti dello stabilimento petrolchimico di Augusta, in Sicilia. Ma per il nostro paese complessivamente, le fonti di approvvigionamento energetico algerine risultano vitali: qualcosa come il 15% del gas che ogni anno consumiamo in Italia proviene dal paese nordafricano.

Il rinnovo fino al 2027, con due anni opzionali, del contratto tra Eni e Sonatrach garantisce dunque un altro decennio di collaborazione tra le due società ma soprattutto solidifica l’asse energetico tra le due sponde del Mediterraneo. Un filo comune che ha origini lontane, dimostrato dal fatto che il gasdotto che collega l’Algeria con l’Italia, passando per la Tunisia, è in funzione dal 1982 ed è dedicato ad Enrico Mattei. La sottoscrizione del contratto, come scritto da AgenziaNova, viene siglata nella scorsa giornata di giovedì. Per Eni e Sonatrach è un accordo economico di una certa rilevanza, per l’Italia la dimostrazione di come con la controparte algerina è possibile ancora concludere contratti ed accordi. Circostanza non scontata visti i tumulti che attraversano il paese nordafricano per via delle proteste contro Bouteflika e delle dimissioni di quest’ultimo dalla presidenza.

l’importanza della stabilità dell’algeria

Il contratto sopra descritto inoltre, mostra ancora di più la delicatezza del ruolo economico e politico dell’Algeria nel contesto del Mediterraneo. In tanti, durante le proteste degli ultimi mesi, temono una deriva molto simile a quella avuta da altri paesi arabi a seguito delle primavere del 2011. Libia e Siria su tutti appaiono spauracchi sia per le nazioni interessate dalle proteste e sia per i paesi europei che vedono un pericolo per i propri interessi. Sicurezza, ma anche come in questo caso approvvigionamento energetico ed economia risultano in cima alle preoccupazioni.

Per adesso l’Algeria sembra affrontare in modo pacifico la transizione del post Bouteflika, con nuove elezioni convocate per il 4 luglio ed un governo ad interim chiamato a gestire la situazione. Inoltre, l’esercito non solo non reprime le manifestazioni ma si erge più volte come sostegno alle ragioni dei manifestanti. Ma le preoccupazioni permangono: ogni venerdì le città algerine vedono un susseguirsi di proteste e cortei, la tensione è sempre alta ed ancora non emerge alcun leader in grado di prendere in mano la situazione. E l’Europa osserva da vicino, nella speranza di non vedere analoghe situazioni a quelle di altri paesi nella regione.

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