Se all’indomani del sorpasso dell’estrema destra dell’AfD nel land del Meclemburgo-Pomerania, Angela Merkel non aveva fatto marcia indietro sulla politica delle “porte aperte”, oggi, dinanzi alla sconfitta elettorale di Berlino, il mea culpa della leader della Cdu, è arrivato. Anche se si tratta di una parziale ammissione di colpevolezza. Le politiche sui migranti “non sono sbagliate”, ma vanno spiegate meglio ai tedeschi. Questo il “succo” del discorso pronunciato dalla cancelliera tedesca lunedì in una conferenza stampa nella capitale tedesca. “Mi assumo tutta la responsabilità per i risultati della Cdu nelle elezioni di Berlino, come segretaria del partito e come cancelliera”, ha detto Angela Merkel, commentando il crollo della percentuale elettorale del suo partito. Il peggior risultato dal dopoguerra per la Cdu, che è passata dal 23,3 al 17,6%.Anche a Berlino, come nei precedenti appuntamenti elettorali, la bocciatura del partito della cancelliera è arrivata soprattutto per la politica delle “porte aperte” ai rifugiati. Una politica che convince sempre meno tedeschi, pronti a buttarsi nelle braccia dell’AfD che, per questo,  ha potuto esordire alle elezioni per il parlamento berlinese con un risultato a doppia cifra. Così, per la Merkel, è arrivato il tempo dell’autocritica. L’enorme afflusso di profughi “ci ha colto piuttosto impreparati a fine estate 2015″, ha detto la cancelliera in conferenza stampa. Ed ha promesso, pur ribadendo di non voler sostenere una linea di chiusura verso i migranti, che, “se questa è la volontà popolare”, il governo tedesco lavorerà per far sì che “un’altra situazione come quella dell’estate scorsa, con una migrazione incontrollata e non regolamentata”, non si ripeta.La disfatta elettorale della Cdu, nelle ultime settimane è, infatti, legata ad una serie di errori di valutazione del governo tedesco sull’impatto che l’ondata di migranti e rifugiati, più di un milione, che nel 2015 ha raggiunto la Germania, avrebbe avuto sulla società tedesca. A distanza di un anno, la cancelliera fatica, infatti, a mostrare i lati positivi dell’accoglienza e si trova, al contrario, a fare i conti con un’opinione pubblica sempre più scettica, con le due critiche della Csu e con i membri del suo partito che le chiedono un cambio di rotta.L’annus horribilis della Merkel inizia la notte di San Silvestro. Quando a Colonia, Amburgo e Stoccarda, decine di donne tedesche vengono palpeggiate, derubate e molestate sessualmente da centinaia di nordafricani. La cancelliera chiese una ferma reazione e l’applicazione dello Stato di diritto. Ma le politiche di accoglienza andavano già verso il fallimento, almeno sul piano della sicurezza. Un fallimento che si mostra evidente nel mese di luglio. Prima un richiedente asilo afghano ferisce quattro persone con un’accetta al grido di “Allahu Akhbar” sulla linea ferroviaria Wurzburg-Heidingsfeld, in un attentato che sarà rivendicato dall’Isis. Poi un diciottenne definito “psicopatico” apre il fuoco sulla folla in un centro commerciale a Monaco: dieci i morti, decine i feriti. Poche ore più tardi, un altro “psicopatico”, un ventunenne siriano rifugiato in Germania, uccide una donna incinta e ferisce altre due persone a colpi di machete a Reutlingen, nel Baden-Württemberg. Lo stesso giorno ad Ansbach, invece, si rischia la strage. Un rifugiato siriano si fa saltare in aria in un ristorante. L’obiettivo dell’uomo, un “soldato dell’Isis”, era però di farsi esplodere ad un concerto poco distante, in mezzo a 2500 spettatori. Altri tre “soldati dell’Isis”, legati agli attentatori di Parigi, arrivati in Germania con un gruppo di richiedenti asilo, sono stati arrestati dalla polizia tedesca pochi giorni fa.  Tutti questi episodi, per il 52% dei tedeschi, secondo un sondaggio pubblicato a fine luglio, sarebbero una conseguenza della politica di accoglienza della Merkel. Sul piano dell’integrazione non va meglio. Sono pochissimi, infatti, in proporzione, i rifugiati che sono stati assunti dalle grandi aziende mentre, e secondo i dati pubblicati dal ministero delle finanze tedesco, è da imputare proprio agli arrivi in massa di profughi nel Paese l’aumento del numero dei disoccupati in Germania: 110mila in più nel 2017, per un totale di 2,86 milioni.Per “metterci una pezza” a marzo la cancelliera aveva spinto affinché l’Ue firmasse l’ormai celebre accordo con la Turchia per frenare gli arrivi di migranti in Europa. Ma, a fronte del pagamento di 6 miliardi di euro, versati nelle casse turche per tenersi i migranti nei campi profughi sul proprio territorio, l’accordo non è mai entrato realmente in funzione e, se non rischia di naufragare completamente dopo la svolta autoritaria di Erdogan seguita al tentativo di golpe in Turchia, è comunque sottoposto alle variazioni d’umore del presidente turco. Il quale, come del resto faceva anche prima del putsch sventato ad Ankara, continua ad usare i flussi migratori come arma di ricatto per far andare avanti il processo di adesione della Turchia all’Ue. Anche se il Paese, evidentemente, agli standard europei non si avvicina neanche un po’.Sulla politica delle “porte aperte” della Merkel, oltre che la Cdu, si sta “sfasciando” pure l’Unione Europea. Se è vero che la Brexit è anche un po’ figlia dei timori degli inglesi verso un’immigrazione massiccia e incontrollata – ne è la prova l’ennesimo muro sorto a Calais – la dottrina Merkel delle “porte aperte ai rifugiati”, rischia di far naufragare anche l’integrazione europea, della quale pure i Paesi dell’Est farebbero volentieri a meno pur di non prendersi la propria quota di migranti. Riguardo gli altri problemi dell’Unione Europea poi, la cancelliera, nonostante i frequenti vertici, non sembra in grado di offrire risposte convincenti. Allora avanzano, pure in Germania, i partiti euroscettici. E sulla scia dei successi elettorali l’Alternative für Deutschland pensa già al 2017 quando, “vedremo Angela Merkel combattere per la propria sopravvivenza politica e l’Afd, come minimo, diventare terza forza in Germania”, scrive su Facebook la leader berlinese del partito, Beatrix von Storch. Certo è difficile ipotizzare che la leader dell’AfD, Frauke Petry, possa prendere il posto dell’attuale cancelliera nel 2017. Secondo un recente sondaggio, infatti, i tedeschi continuano a preferire Angela Merkel. Ciò che è certo, però, è che gli equilibri politici in Germania sono destinati a cambiare. E che la cancelliera tedesca dovrà riconquistare la fiducia degli alleati della Csu, dei membri del suo partito e dei suoi elettori.

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