“Dal giorno in cui è nata, era un peso. Desideravano avere un ragazzo anziché lei”. Inizia così una canzone cantata da Sahar El-Zoghbi, e continua con la storia di una ragazza egiziana che ha subito mutilazioni genitali femminili quandoaveva 9 anni, e poi – quando ha raggiunto l’età da marito – “il suo sposo la aspettava già alla porta”, racconta la canzone. In Egitto le donne hanno poche opportunità e la libertà di scelta è ridotta al minimo, soprattutto nelle zone più remote del Paese.
Ma ora un progetto vuole sfidare le vecchie credenze e tradizioni. Zoghbi e la sua band sono uno dei quattro gruppi selezionati dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione per far parte del progetto “Music for Development”, iniziato con un concerto al 16esimo Festival Estivo Internazionale il 18 luglio alla Biblioteca Alessandrina. Il progetto, della durata di quattro mesi, mira a sensibilizzare attraverso la musica sulla disuguaglianza di genere – comprese le mutilazioni genitali, i matrimoni forzati e altre forme di repressione sociale e sessuale delle donne.
Quando Zoghbi e la sua band hanno eseguito questa canzone, il pubblico ha risposto con entusiasmo. “Hanno reagito con un grande applauso”, racconta Zoghbi. “Spero che la partecipazione della mia band in questo tour creerà dei cambiamenti nella società”, ha affermato. Le canzoni del progetto saranno eseguite in concerti in tutto l’Egitto da metà agosto fino a dicembre.
Aleksandar Bodiroza, rappresentante Unfpa in Egitto, ha dichiarato ad Al Monitor: “Una delle nuove strategie che stiamo usando è l’educazione attraverso l’intrattenimento. Abbiamo lanciato ‘Music for Development’ e in ottobre lanceremo ‘Art for Development’. La musica è considerata una forma di soft power che svolge un ruolo nell’aiutare il processo di cambiamento. In particolare, quando è promosso e interpretato da celebrità, ha un forte impatto sui giovani”.
Le mutilazioni genitali femminili in Egitto
Le mutilazioni sono state vietate nel Paese nel 2008 e nel 2016 sono state definite crimine. Tuttavia, un’indagine del 2016 del Fondo per l’infanzia delle Nazioni Unite ha rivelato che l’87% delle donne e ragazze di età compresa tra i 15 e i 49 anni in Egitto sono state ancora sottoposte a questa pratica. Le famiglie nei villaggi poveri dell’Alto Egitto costringono le loro ragazze a sottoporsi alle mutilazioni, perché credono che promuovano la castità.
L’Unfpa in Egitto sta anche pianificando una campagna globale su tutte le piattaforme – digitale, elettronica, stampa e audio – per educare il pubblico anche sui problemi della crescita della popolazione e sulla pianificazione delle nascite.
La popolazione egiziana è quasi raddoppiata dal 1985, il che è un serio problema per il governo egiziano. A maggio, il governo ha stanziato 5,5 milioni di dollari per sostenere un programma di pianificazione familiare dal nome “Two is Enough.”
“Impartire informazioni e aumentare la conoscenza non è sufficiente: il messaggio deve mirare a credenze, idee e sentimenti che guidano il comportamento delle persone solo allora la mentalità cambierà”, spiega Bodiroza. E alla musica è affidato questo compito. Potrebbe essere infatti un efficace strumento per rimuovere queste spessissime barriere.