Il Consiglio Europeo che si riunisce oggi e domani a Bruxelles ha al centro le principali sfide dell’Unione europea: la guerra in Ucraina, l’energia, il mercato comune europeo e la gestione dei flussi migratori. Difficile che da questa riunione possano giungere decisioni che si concretizzeranno nel breve termine, dal momento che l’agenda del Consiglio appare più che altro una conferma di quanto fatto dagli organi Ue e dagli Stati membri nell’ultimo anno. L’impressione, in questa fase, è che il vertice sia una sorta di tagliando delle politiche europee, fiaccate ma allo stesso tempo rese impellenti dall’instabilità che coinvolge e circonda l’Europa.

Il sostegno militare a Kiev

Sul fronte ucraino, il Consiglio ribadirà la piena adesione alla causa di Kiev e la condanna nei confronti di Mosca. Il collegamento con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky rappresenta un’immagine plastica della comunione di intenti tra l’Unione europea e il Paese in guerra da più di un anno.

Nel corso della riunione i capi di Stato e di governo dell’Ue rilanceranno il piano congiunto per il supporto politico e militare all’Ucraina così come, in particolare, la proposta dell’Alto rappresentante Josep Borrell per una piattaforma di acquisti congiunti per le munizioni tramite la European Defence Agency. Su questo punto, si registrano nelle ultime settimane posizioni abbastanza pessimiste. Tanti osservatori sottolineano la scarsa capacità produttiva dell’industria bellica europea, mentre altri ricordano come la situazione degli arsenali delle maggiori forze dell’Unione sia del tutto inadeguata rispetto alle esigenze di un esercito in guerra come quello ucraino. Al netto di queste perplessità, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel continua ad auspicare un pieno e più ampio sostegno bellico verso Kiev: l’obiettivo, a detta del belga, è di garantire il massimo numero di munizioni e finanziamenti.

Il Consiglio Europeo e il nodo energia

Per quanto riguarda invece l’energia, altro tema cardine della politica europea, il vertice di Bruxelles servirà ad avere un quadro complessivo e chiaro dei risultati delle politiche adottate nell’ultimo anno e degli obiettivi raggiunti in questi mesi. Il conflitto in Ucraina e la frattura tra Europa e Russia hanno avuto un impatto sensibile sulla politica energetica europea.

L’Ue, in linea con l’Occidente, ha perorato la causa di una piena diversificazione delle fonti e della fine della dipendenza dagli idrocarburi russi. L’Italia, che ha posto da subito il problema di iniziative comuni e di imporre un tetto del gas per frenare la corsa ai prezzi, si trova insieme agli altri Paesi Ue a capire come gestire un 2023 in cui appare certo quantomeno un dato: la quasi totale assenza del gas russo dai siti di stoccaggio. Il Consiglio dovrà quindi essere la sede per valutare l’approccio da tenere nei prossimi mesi, soprattutto rispetto alla domanda di energia che, come normale, cambierà nei vari periodi dell’anno. Possibile che la discussione verta anche su piani di emergenza e su come garantire l’approvvigionamento.

Industria e commercio: i punti interrogativi

Tra i temi economici, spiccano inoltre le politiche industriali e quelle commerciali. Il Consiglio europeo è un utile momento di discussione per fare il punto sull’industria Ue, specialmente in una fase in cui le grandi potenze, a cominciare da Cina e Stati Uniti, spingono sulla produzione nazionale. Poche settimane fa, Ursula von der Leyen ha incontro il presidente Usa Joe Biden proprio per fare il punto sui complicati rapporti tra Washington e Unione europea soprattutto nel settore industriale. L’Inflation reduction act dell’amministrazione democratica è infatti considerato un pericolo per l’Europa nella misura in cui sono previsti centinaia di miliardi di dollari per attirare aziende negli Usa e per sostenere l’industria interna. Per Michel, “è il momento di sfruttare appieno i nostri punti di forza e affrontare le nostre carenze”, con lo scopo di “stimolare gli investimenti per rafforzare la nostra base tecnologica e realizzare le nostre transizioni verde e digitale”.

Mentre per quanto riguarda il commercio, ricorda AdnKronos, il summit dei leader Ue potrebbe anche focalizzarsi sull’accordo con il Mercosur, il mercato comune dell’America meridionale. Diversi governi europei hanno espresso delle perplessità, e sia l’Italia che la Francia hanno chiesto chiarimenti e clausole di reciprocità.

Venerdì sarà poi il giorno dell’Eurosummit, con la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde e con il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe. L’incontro serve ad avere un quadro dettagliato sulla situazione economica e finanziaria dell’Europa e le politiche comuni da adottare, specialmente dopo i primi segnali di pericolo giunti dai sistemi bancari internazionali. Non sembra invece esserci posto per una discussione concreta sulla riforma del patto di stabilità, su cui invece, ricorda sempre AdnKronos, è prevista una riunione ad hoc a Stoccolma a fine aprile.

Immigrazione: dal Consiglio nessuna novità ma Meloni vuole l’Ue dalla sua

Come per il patto di stabilità, così anche sul grande nodo dell’immigrazione non sono previsti passi in avanti significativi dalla riunione di Bruxelles. Il motivo è da ricercare nel fatto che la materia è stata trattata già a febbraio nel corso della riunione straordinaria che verteva sulla gestione dei flussi. L’obiettivo ora è applicare quanto deciso il 9 febbraio, su cui è prevista un’informativa della Presidenza svedese e della Commissione europea per fare il punto su quanto fatto in queste settimane.

A questo proposito, l’Italia, che ha ottenuto dall’Europa la presa di coscienza che il fenomeno migratorio sia una questione di ordine continentale e che come tale va gestito, si aspetta una conferma di quanto già visto in questi giorni. Bruxelles è apparsa incline ad aderire alle posizioni italiane sulla solidarietà tra Stati membri e sul fatto che l’Unione debba farsi garante anche della sicurezza del fronte meridionale. Per il governo italiano è un tema fondamentale: Giorgia Meloni proverà a far passare la linea dell’esecutivo di centrodestra cercando di inserirsi in una partita fatta di veti incrociati ma in cui gli organi Ue sembrano più consapevoli delle difficoltà che affliggono l’area nordafricana e mediterranea.

In questo senso, il viaggio del commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni a Tunisi dei prossimo giorni può essere visto come un segnale di ulteriore sinergia tra Roma e Bruxelles, dal momento che il Paese nordafricano, luogo di partenza dei flussi e possibile bomba migratoria, attende lo sblocco del prestito del Fondo Monetario Internazionale.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani aveva sottolineato questo viaggio a margine della riunione dei ministri degli Esteri Ue dicendo di avere “chiesto tempi rapidi per finanziare un Paese che vive un momento finanziario ed economico molto difficile”. Per l’Italia è essenziale che la Tunisia, anche a patto di riforme, riceva quei fondi, onde evitare che essa si trasformi in un nuovo teatro di povertà e caos.

Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.