Mancano ormai soltanto otto mesi alle presidenziali che chiameranno a raccolta il popolo americano per decidere se confermare il presidente repubblicano uscente Donald Trump o se cambiare volto, affidandosi al Partito Democratico. E con ogni probabilità – come spesso già accaduto nella politica americana – saranno proprio questi ultimi mesi a decretare il risultato della votazione, spostando i voti degli indecisi e di chi vedrà nella gestione delle crisi mondiali in corso una vittoria piuttosto che una sconfitta. E in questo scenario, sono due le partite che verranno giocate al presidente Trump: la crisi dei mercati che appare più buia del 2008 e la minaccia sanitaria dettata dal Covid-19.
Il pericolo dei mercati
Nel corso della settimana, i mercati globali hanno subito una serie di perdite in grado di annullare i guadagni del 2019 che avevano portato gli indici di borsa ai loro massimi storici soltanto pochi giorni fa. Il crollo avvenuto nella giornata di lunedì e continuato nel corso della settimana è stato causato da due importanti fattori concatenati: il tracollo del prezzo del petrolio e la pandemia di Covid-19.
Stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa Agi, la possibilità che la crisi dei mercati si ripercuota pesantemente anche sull’economia reale del Paese – come accaduto nel 2008 – è la principale preoccupazione di Trump. Forte fino a qualche giorno fa della crescita economica che hanno vissuto gli Stati Uniti sotto la sua presidenza, adesso anche questa certezza potrebbe venir meno, sfiduciando soprattutto i grandi investitori americani. E con la carta dell’abbattimento del cuneo fiscale che è già stata messa in campo, riconquistare la fiducia dei ricchi investitori americani rischia di diventare un sogno irraggiungibile.
Covid-19: la sicurezza americana è un’arma a doppio taglio
Sin dall’esplosione dell’epidemia di Covid-19 nella provincia cinese dello Hubei, Donald Trump ha sempre considerato la minaccia come estremamente remota per gli Stati Uniti, sottolineando come il Paese si potesse considerare in una botte di ferro. E nonostante l’aver già messo in campo nelle scorse settimane una task force guidata dal suo vice Mike Pence per gestire la crisi, le parole di Trump hanno sempre lasciato intendere come fosse poco più che una precauzione.
Dopo le ultime rilevazioni che hanno scoperto la presenza di focolai all’interno del suolo americano le cose però sono drasticamente cambiate: gli Stati Uniti si sono scoperti infatti non immuni dal virus proveniente dalla Cina. E la dialettica di Trump – con gli ultimi aggiornamenti – rischia di diventare un’arma a doppio taglio, diventando obiettivo di critiche da coloro che hanno ritenuto inadeguate e irrisorie le misure messe in campo dal Pentagono.
Avendo fondato la totalità della sua politica interna sullo sviluppo economico e sulla sicurezza, l’impatto della pandemia di Covid-19 è una bomba ad orologeria che è già stata azionata. E con la finestra temporale che si restringe, le possibilità che essa venga disattivata in tempo per assicurare un’efficace gestione della crisi diventano sempre più limitate; con Trump che potrebbe essere accusato di aver eccessivamente minimizzato la questione.
Adesso Trump trema
Come già sottolineato, sviluppo economico e sicurezza sono stati i cardini della politica interna repubblicana degli ultimi quattro anni. La combinazione di eventi negativi dettati dalla crisi dei mercati e dalla pandemia di Covid-19 – sebbene non completamente imputabili ad una mala gestione del Pentagono – rischiano di minare l’immagine di Trump agli occhi dell’elettorato. Perdendo in questo modo il suo velo di infallibilità e con il rischio che l’economia retroceda ai livelli del suo insediamento, il presidente non può passare nottate tranquille. Le misure che gli Stati Uniti riusciranno a mettere in campo e soprattutto l’impatto percepito saranno infatti la discriminante per la prossima tornata delle presidenziali, con i candidati democratici che già stanno affilando le armi in vista dello scontro diretto di novembre.