La Francia vuole allargare la propria sfera d’influenza in Medio Oriente. Questa, almeno, sembra essere una delle motivazioni che hanno spinto il presidente Emmanuel Macron a recarsi in visita a Baghdad. Macron ha espresso sostegno al Paese, che attraversa una complessa fase politica: da un lato, infatti, deve fronteggiare il pericolo provocato dalla presenza di cellule dormienti dello Stato islamico e dall’altro è territorio di scontro tra Stati Uniti ed Iran. L’inquilino dell’Eliseo vuole aiutare l’Iraq a resistere sia al radicalismo islamico sia alle interferenze straniere, senza dimenticare le ingenti risorse petrolifere del Paese. L’interesse della Francia è palese: la visita di Macron fa seguito a quella del diplomatico Jean-Yves Le Drian ed a quella del ministro della Difesa Florence Parly.
Gli interessi economici
Il presidente Macron ha avuto modo di discutere con il primo ministro iracheno Mustafa Al-Kadhimi di cooperazione in ambito energetico e più nello specifico dello sviluppo di un progetto comune in grado di porre fine ai cronici problemi di approvvigionamento elettrico del Paese. Kadhimi ha parlato di un progetto “in grado tanto di creare nuovi posti di lavoro quanto di produrre elettricità mediante l’uso dell’energia nucleare” sottolineando “il carattere pacifico dell’iniziativa ed il futuro monitoraggio da parte dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica”. Questa iniziativa, seppur promettente, potrebbe comunque fare da volano ad altre mosse, più incisive, legate al petrolio. La compagnia petrolifera francese Total è attiva in Iraq da quasi un secolo ed a partire dagli anni Venti del Novecento si occupa della produzione e dello sfruttamento di greggio ed idrocarburi nel Paese. La Total può contare su svariati investimenti in loco: dal 22.5 per cento della produzione del giacimento petrolifero di Halfaya, situato nella provincia di Missan (Iraq meridionale) al 18 per cento delle azioni del blocco esplorativo di Sarsang, situato nel Kurdistan iracheno. L’Iraq possiede ingenti risorse petrolifere, stimate in 140 miliardi di barili ed al quinto posto nel mondo come consistenza delle stesse.
Manie di grandezza
Parigi ha un problema ricorrente. Ambisce ad esercitare un ruolo da grande potenza, si scontra con i partner Nato ed in particolare con gli Stati Uniti, cerca di dar vita ad iniziative autonome e spesso destinate al fallimento ma, in definitiva, non può contare sulle risorse necessarie per perseguire una visione politica e strategica di questo tipo. Un meccanismo destinato ad attivarsi e ad incagliarsi perennemente. Il presidente Macron è inoltre alle prese con le gravi ricadute economiche scatenate dalla pandemia, che ha gestito in maniera poco soddisfacente e che ha già minato le sue posizioni in Iraq. Nel mese di marzo la Francia ha ritirato l’intero contingente militare presente nella nazione mediorientale, composto da 200 uomini, sia a causa del coronavirus che degli attacchi sferrati dalle milizie appoggiate dall’Iran.
Unilateralismo e multilateralismo
Macron ha fiutato un’opportunità: il presidente americano Donald Trump ha annunciato, il 21 agosto, di voler ritirare il contingente americano di 5mila uomini presenti nel Paese ed il Capo di Stato francese ritiene che si possa subentrare e colmare il vuoto lasciato dagli Stati Uniti. Sembra improbabile, però, che un’iniziativa unilaterale francese possa avere speranze di successo. La Francia potrebbe invece avere maggiori possibilità se riuscisse a coinvolgere le Nazioni Unite e l’Unione Europea ma non sembra intenzionata a farlo a causa della sua preferenza per le avventure in solitaria. L’esperienza non ha evidentemente portato consiglio: nel Sahel il supporto francese non ha impedito ai radicali islamici di dilagare in Burkina Faso, Mali e Niger e di destabilizzare l’intera regione aprendo un nuovo fronte caldo. L’Eliseo non è riuscito a far sentire la propria voce persino in quello che una volta era il suo cortile di casa ed in presenza di Stati deboli afflitti da gravi problemi di povertà. Difficilmente, dunque, riuscirà a farlo in Iraq.