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Il 2 ottobre l’Unione Europea è riuscita ad approvare un pacchetto di sanzioni mirate contro la cerchia di potere del presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko. L’impasse provocata dalla campagna di boicottaggio del governo cipriota è stata superata in maniera intelligente: l’adozione di una dichiarazione di supporto a Nicosia e Atene in cui si condannano fermamente le manovre turche nel Mediterraneo orientale e si gettano i presupposti per delle possibili rappresaglie qualora Ankara dovesse proseguire su tale strada.

Sullo sfondo dell’approvazione definitiva e unanime delle sanzioni, elaborate in maniera tale da non rompere del tutto i rapporti con Minsk e mantenere aperta la finestra del dialogo, sta accadendo qualcosa di altrettanto importante: aumentano i capi di stato europei che chiedono di incontrare Svetlana Tikhanovskaya, alcuni dei quali hanno iniziato a riconoscerla quale presidente legittima.

Entrano in vigore le sanzioni

Il pacchetto di sanzioni è di natura mirata e colpisce 44 persone appartenenti al governo e all’apparato della sicurezza sulle quali grava l’accusa, da parte di Bruxelles, di aver avuto un ruolo primario sia nella manipolazione del risultato elettorale del 9 agosto che nella successiva repressione dei moti di piazza.

I nomi nella lista nera sono stati colpiti da due tipi di sanzioni: il divieto di ingresso nell’area comunitaria e il congelamento dei beni. Il grande assente nell’elenco, al cui interno figurano il ministro dell’interno Yuri Khadzimuratavich e il direttore del centro di detenzione della capitale Ivan Yurievich, è il presidente bielorusso, ma ciò non deve sorprendere. Le sanzioni sono state volutamente pensate per agire in maniera limitata e circoscritta, ossia simbolica, perché l’obiettivo non è l’arrivo ad un punto di rottura totale. Lo scopo è duale: mantenere aperto il canale del dialogo e, possibilmente, convincere Lukashenko ad accettare un compromesso con Svetlana Tikhanovskaya.

Per quanto il pacchetto punitivo sia effettivamente debole, è anche da tenere in considerazione che l’Ue sta agendo di concerto con gli altri protagonisti del blocco occidentale: Stati Uniti, Regno Unito, Canada. Ognuno di questi attori statuali ha implementato dei micro-regimi sanzionatori, eloquentemente entrati in vigore alla vigilia del vertice europeo del 2 ottobre, che complementano in maniera perfetta quello europeo e creano una situazione significativamente più complessa per Minsk. Nel caso britannico, ad esempio, fra i sanzionati figurano Lukashenko e suo figlio, vittime di un divieto d’ingresso e di congelamento dei beni.

Ultimo ma non meno importante, come ha dichiarato lo stesso Josep Borrell, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, le sanzioni varate il 2 ottobre non sono da leggere come un punto d’approdo finale al quale non faranno seguito altre azioni, perché “l’elenco delle persone prese di mira sarà sotto costante revisione e l’Ue è pronta a imporre ulteriori misure restrittive, se la situazione non migliorerà”.

La reazione di Minsk

Lukashenko è consapevole che l’attuale sistema non è più sostenibile e che, al di là delle accuse di interferenze straniere, le proteste popolari sono largamente genuine. Quella consapevolezza è il motivo per cui il presidente bielorusso ha palesato la volontà di riformare la costituzione, una tappa propedeutica a futuri ed ulteriori sviluppi in direzione del cambiamento, e non va misinterpretata: la transizione di potere avverrà, perché tacitamente è richiesta e voluta anche dal Cremlino, ma secondo le regole, le condizioni e il ritmo che detteranno Lukashenko e Vladimir Putin.

Nelle fasi immediatamente successive all’introduzione delle sanzioni Minsk ha annunciato una stretta sugli accreditamenti ai giornalisti stranieri, promesso l’elaborazione di rappresaglie proporzionali e minacciato una revisione tout court delle relazioni diplomatiche con l’Ue. Sullo sfondo di tutto questo, Lukashenko ha anche abbandonato ogni ambizione di allontanamento dalla sfera d’influenza russa, seppellendo la retorica e l’operato che lo avevano contraddistinto fino all’esplosione dell’insurrezione post-elettorale, e sta portando avanti una diplomazia del corteggiamento tesa a facilitare la distensione con il Cremlino.

L’ultima mossa, in questo quadro di riallineamento, è la recente presentazione di un piano ambizioso per boicottare il porto strategico di Klaipeda e l’agenda per l’Europa orientale del duo Varsavia-Vilnius.

Svetlana Tikhanovskaya come Juan Guaidó?

Le sanzioni rischiano di compromettere ulteriormente le già complicate relazioni tra l’Ue e la Bielorussia, ma al punto di rottura si potrebbe giungere per un altro motivo: la decisione di seguire una linea politica ricalcante la strategia fallimentare tentata in Venezuela, ossia il supporto a oltranza ad un’opposizione che, pur godendo di appoggi esterni, non è realisticamente in grado di sovvertire l’ordine costituito.

Allo stesso modo del celebre Juan Guaidó, che non è riuscito a trasformare in consenso interno il riconoscimento quale legittimo presidente del Venezuela proveniente da 65 Paesi, sono innumerevoli gli ostacoli che dovrà affrontare la Tikhanovskaya lungo la strada verso la presidenza.

La politica bielorussa gode del supporto unanime dell’Ue, che ha anche decretato l’invalidità dei risultati elettorali del 9 agosto e conseguentemente disconosciuto Lukashenko, ma non ha modo di corrompere i guardiani delle istituzioni, ossia le forze armate, l’apparato di sicurezza, la Russia e la Cina, perché non è in grado di offrire garanzie in sede negoziale, essendo compromessa in maniera eccessiva con l’Ue.

Inoltre la natura sovietica della struttura di controllo e repressione di opposizione, dissidenza e malcontento, complica in maniera significativa le probabilità di consumare una rivoluzione colorata in stile Euromaidan. Le forze di sicurezza, dopo l’arretramento dei primi giorni dovuto al fatto di essere state colte impreparate, hanno rapidamente ripristinato l’ordine nelle strade e ridotto a zero la carica destabilizzante delle proteste.

In breve: non sarà la legittimazione dell’Ue, che ha un mero valore simbolico e non esercita alcuna influenza di spessore sui gangli del potere, a rendere possibile l’ascesa alla presidenza della Tikhanovskaya; si tratta di un posto che potrebbe essere ottenuto soltanto con il beneplacito dei suscritti poteri dietro al trono.

La diplomazia europea, pur avendo una piena consapevolezza della realtà bielorussa e avendo assistito al fallimento delle linee politiche in stile Guaidó, sembra intenzionata a commettere gli stessi errori del passato. Sullo sfondo delle sanzioni contro il circolo di Lukashenko, la Tikhanovskaya sta venendo ricevuta da un numero crescente di capi di stato europei. Dopo gli incontri con i primi ministri di Polonia e Lituania, la politica bielorussa ha incontrato il presidente francese Emmanuel Macron il 29 settembre, a Vilnius, e a breve volerà a Berlino.

La Tikhanovskaya si recherà nella capitale tedesca il 6 ottobre per un evento di altissimo livello: una bilaterale con Angela Merkel. Curiosamente, secondo quanto riportato da Ulrike Demmer, il secondo portavoce dell’esecutivo tedesco, al faccia a faccia non seguirà una conferenza stampa e non sarebbe intenzione della Merkel presentare la politica bielorussa quale presidente in esilio ma, più semplicemente, come “candidata alla presidenza”. Un altro indizio a sostegno dell’ipotesi che l’Ue non stia cercando una rottura definitiva con Minsk, ma che sia guidata dall’anelo di convincere Lukashenko a scendere a compromessi.

Il rischio, però, è che l’effetto combinato di sanzioni e campagna di delegittimazione contro Lukashenko possano condurre ad uno scenario Venezuela, politicamente parlando, ossia ad una cristallizzazione del conflitto e al congelamento a tempo indefinito di ogni rapporto diplomatico tra Bruxelles e le autorità al potere. Il risultato più probabile di tale strategia sarà il ritorno definitivo del satellite ribelle nell’orbita di Mosca; evento, questo, che avrà dei riflessi considerevoli nella partita per l’egemonia sull’Europa orientale.

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