La retorica islamofoba, euroscettica e anti-immigrazionista di Geert Wilders, leader e fondatore del Partito per la Libertà (Pvv), preoccupa l’establishment europeo in vista delle imminenti elezioni politiche olandesi del 15 marzo. È il primo, importante test sulla tenuta dell’Ue, in attesa delle elezioni presidenziali francesi, che si terranno in aprile. Secondo gli ultimi sondaggi, infatti, la forza euroscettica se la giocherà all’ultimo seggio con il partito popolare del Primo Ministro uscente Mark Rutte . Sempre che, anche in caso di vittoria, Wilders sia in grado di formare un esecutivo, dato che il sistema olandese prevede dei governi di coalizione e nessuno, al momento, sembra voler stringere alleanze con un partito che è visto come una seria minaccia dalle istituzioni europee. Un “impresentabile” con cui nessuno vuole avere a che fare ma che gode di un ampio consenso nei Paesi Bassi. Ma per quale motivo la proposta del leader populista è così apprezzata?Multiculturalismo, un modello in crisiI Paesi Bassi contano all’incirca 16 milioni di abitanti, con una densità di 397 ab/km², tra le più alte dell’Unione europea. Circa il 21% della popolazione ha uno o entrambi i genitori nati all’estero: è, di fatto, il secondo paese in Europa con la più alta percentuale di immigrati, subito dietro alla Svizzera. A Rotterdam, seconda città del Paese dopo Amsterdam, un terzo degli abitanti è nato all’estero, prevalentemente in paesi mediorientali o nordafricani. Il sindaco in carica è Ahmed Aboutaleb, di origine marocchina, musulmano praticante, e discendente di immigrati. La retorica di Wilders prende di mira l’immigrazione proveniente dai paesi islamici, che metterebbe in serio pericolo la cultura libertaria dei Paesi Bassi e le tradizioni “giudaico-cristiane” europee.Nel Paese, che nel 2015 ha accolto il doppio dei profughi rispetto al 2014 – nel 2015, infatti, le richieste sono state 56.900 – sono recentemente scoppiate un po’ ovunque proteste e manifestazioni contro i migranti. La percezione di illegalità e insicurezza è così aumentata, rendendo il processo d’integrazione difficoltoso, in un Paese spesso preso come modello dai progressisti europei. Wilders, come Donald Trump, si rivolge alla popolazione bianca e a quella classe media “impoverita” che più ha pagato lo scotto della crisi, benché la situazione non sia così grave come in altri Paesi dell’eurozona (il tasso di disoccupazione si mantiene sotto i livelli di guardia, intorno al 5.3%).Un Paese disorientato e sfiduciatoJoris Luyendijk, in un’analisi pubblicata sul Guardian lo scorso anno – ancora attualissima – racconta la sfiducia e la disillusione che gli abitanti dei Paesi Bassi nutrono nei confronti dell’establishment europeo. Da qui il consenso delle tesi euroscettiche di Geert Wilders: “L’Europa e l’immigrazione, se un tempo erano dei temi tabù, oggi sono diventati oggetto di dibattito e riflettono una profonda perdita di fiducia nelle élite tradizionali. Eppure nessun paese sembra così disorientato come i Paesi Bassi. Una ragione importante dev’essere la serie senza precedenti di catastrofi che hanno colpito il Paese negli ultimi 15 anni. Tre omicidi politici di alto profilo. Un attentato alla vita di regina Beatrice, in cui otto persone sono morte. E infine l’abbattimento in Ucraina di un aereo di linea, quasi due anni fa, che ha ucciso tutti i 298 passeggeri a bordo”.”Di questi – prosegue – 193 erano olandesi, il che significa che se consideriamo le dimensioni del Paese, in proporzione, i Paesi Bassi hanno subito una perdita di vite umane pari a quella dell’11 settembre. Questi sono i principali traumi che hanno minato profondamente il consenso verso le élite. Ci sono state poi le guerre perse in Afghanistan e in Ira – dove sono morti 25 soldati olandesi. C’è stato, infine, il disastro della crisi finanziaria del 2008, che ha colto le élite di sorpresa. Quando quelle stesse elité implorano quindi gli elettori di fidarsi di loro, dell’Unione europea, dell’euro e dell’immigrazione, molte persone ci pensano due volte”.Almere, la roccaforte di WildersLa roccaforte del consenso di Geert Wilders di trova a 30 km da Amsterdam. E’ Almere che, con con quasi 200 mila residenti, è la settima città più grande del Paese. E’ la città più multietnica dei Paesi Bassi, con il 30% di immigrati presenti e 153 nazionalità rappresentate. Qui il Partito per la libertà di Geert Wilders è di gran lunga il più votato e la retorica anti-islam ha fatto breccia. Inoltre, parte della popolazione locale è preoccupata per il numero spropositato di migranti economici presenti.Ai microfoni della Bbc Joost, un commerciante, spiega: “È troppo facile venire qui. Ci sono troppi migranti economici provenienti da Turchia e Marocco. Io ho tre figli piccoli, in che razza di mondo dovranno crescere?”. Un’altra commerciante, Ria, parla della sua vicina musulmana: “A Capodanno ho provato a stringerle la mano e mi ha detto che non lo poteva fare perché non ero musulmana”. Comunque vadano a finire le elezioni del 15 marzo, il fallimento del modello globalista multiculturale si misura attraverso l’ampio consenso di cui sembra godere Geert Wilders nel Paese. Modello destinato ad implodere, con o senza di lui.
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