Il procuratore John Durham, incaricato dall’Attorney general William Barr di fare chiarezza sulle origini del Russiagate e verificare se la condotta delle agenzie governative è stata “lecita e appropriata”, si sarebbe interessato alle indagini sulla Clinton Foundation, la Fondazione “filantropica” di Bill e Hillary Clinton. Secondo il New York Times, l’avvocato del Connecticut ha cercato documenti e interviste inerenti la condotta dei federali e su come questi ultimi hanno gestito l’indagine sulle accuse di corruzione politica presso la Fondazione Clinton, secondo persone che hanno familiarità con la vicenda. Secondo il quotidiano vicino ai dem, non è chiaro se gli investigatori di Durham cercassero violazioni nell’indagine della Fondazione Clinton, né se questo interessamento alla Fondazione Clinton giocherà un ruolo importante nell’esito – attesissimo – delle indagini del Procuratore. 

Come ricorda il New York Times, l’indagine sulla Fondazione Clinton è iniziata circa cinque anni fa, sotto l’amministrazione Obama, e si è bloccata in parte perché non ci sarebbero stati i margini né le motivazioni per emettere citazioni in giudizio. Ad oggi, il caso non ha portato ad accuse penali. Il sospetto è che Hillary Clinton usasse un server di posta privato e distruggesse le sue e-mail per nascondere comunicazioni che potrebbero documentare le attività della Fondazione.

Che cosa c’entrano i Clinton con il Russiagate?

Secondo quanto riportato da Fox News, parte dell’indagine del procuratore statunitense John Huber sulla Fondazione Clinton sarebbe ora in carico a John Durham. Motivo? Ci sarebbe un legame – diretto – con le origini del Russiagate. Una fonte che ha familiarità con le indagini di Durham lo ha confermato proprio a Fox News. Nel novembre 2017, l’allora procuratore generale Jeff Sessions ha incaricato Huber, l’avvocato statunitense dello Utah e altri procuratori senior, di valutare “alcune questioni” riguardanti la vendita di Uranium One e altri rapporti relativi alla Fondazione Clinton. Huber è stato anche incaricato di esaminare la gestione da parte dell’Fbi dell’indagine sulle e-mail di Hillary Clinton.

Secondo i critici, quando era Segretario di Stato, Hillary Clinton usò la sua carica per aiutare la Russia ad acquisire il controllo di un quinto delle riserve americane di uranio in cambio di milioni di dollari versati alla Clinton Foundation, la fondazione di famiglia. Che cos’è l’affare Uranium One? Il colosso statale russo per l’energia atomica, la Rosatom, acquisì il controllo della compagnia canadese Uranium One e, tramite essa, di un quinto delle riserve minerarie di uranio negli Stati Uniti per un valore di decine di miliardi di dollari. Ovviamente, essendo l’uranio un bene strategico, con evidenti implicazioni per la sicurezza nazionale, l’acquisizione ha avuto bisogno del via libera di una commissione governativa. Mentre i russi presero gradualmente il controllo di Uranium One in tre transazioni distinte dal 2009 al 2013, secondo il New York Times  il presidente canadese della compagnia con sede a Toronto, Ian Telfer, fece quattro donazioni diverse alla Clinton Foundation attraverso la fondazione di famiglia, per un totale di 2,35 milioni di dollari. Curioso, no? Ora si tratta di stabilire quale sia la connessione fra questa vicenda riguardante la Fondazione Clinton e l’indagine condotta da Durham.

Vicino l’esito delle indagini di Durham

All’inizio di settembre, il presidente del comitato giudiziario del senato Lindsey Graham ha lasciato intendere che gli sviluppi nelle indagini di Durham sono vicini. La prova che qualcosa si stia muovendo è la notizia emersa non più tardi di una decina di giorni fa:  secondo un rapporto declassificato del Dipartimento di Giustizia, i dati di più di due dozzine di smartphone appartenenti ai membri del team di Mueller sono stati “cancellati” prima che l’ispettore generale del Doj potesse esaminarli. Secondo Fox News, il rapporto del Dipartimento di Giustizia dimostra che i dati sono andati persi dopo che gli smartphone hanno subito danni irreparabili allo schermo, sono andati persi o sono stati bloccati dopo che gli utenti hanno provato a inserire il pin più volte.