Uno studio sui dati elettorali del Massachusetts Institute of Technology (Mit) rivela che non esiste alcuna evidenza della denunciata frode in Bolivia. Per tutto contrario, Evo Morales, costretto all’esilio, aveva superato il margine percentuale necessario per la sua elezione già al primo turno. La costituzione boliviana prevede la vittoria delle presidenziali al raggiungimento della maggioranza assoluta, o il 40% dei voti, con uno stacco di almeno dieci punti sul secondo candidato.
Non solo le conclusioni dello studio contraddicono il rapporto dell’Organizzazione degli Stati Americani (Oea) dello scorso novembre, ma ne evidenziano lacune e deficienze. Il rapporto della Oea segnalava una tendenza altamente improbabile a favore di Morales, prima della sospensione del sistema nazionale di trasmissione dei risultati preliminari, concludendo che su questa base i dati diffusi mostravano una evidente manipolazione.
Secondo il Mit, invece, non si rileva una differenza statistica significativa fra i risultati anteriori e posteriori all’interruzione. Lo scrutinio si era bloccato all’84%, quando l’ex presidente aveva un vantaggio di 7.87 punti percentuali. Alla ripresa del conteggio, il margine di oltre 10 punti di Morales, per gli specialisti di integrità elettorale del Mit, è coerente con la tendenza di voto registrata in precedenza.
Evo Morales ha dichiarato al Washington Post che la Oea deve molte spiegazioni ai boliviani e al mondo intero. Le proteste popolari, e la perdita dell’appoggio dell’esercito, sono state in gran parte determinate dal contenuto del rapporto della Oea. Rifugiato prima in Messico e ora in Argentina, si mantiene alla testa del Movimiento al Socialismo e la campagna di opposizione al governo provvisorio ultraconservatore di Jeanine Áñez, incaricata senza il sostegno della maggioranza del parlamento, che accusa di arresti arbitrari e assassini di dissidenti, nonché di stare distruggendo l’economia.
Da Buenos Aires, Morales ha promosso il leader indigeno, Luis Arce Catacora, suo ex ministro, e padre del denominato miracolo economico boliviano, per le elezioni presidenziali del 3 maggio, e si è presentato per il senato, in un bagno di folla. L’Argentina è il paese con più boliviani residenti all’estero, uno su quattro ha votato nel suffragio del 20 ottobre, con l’82% delle preferenze per Morales e solo l’8.7% per Mesa.
La candidatura di Evo Morales non è stata accettata dal tribunale supremo elettorale. Le autorità competenti hanno anche informato che, a un eventuale rientro, Morales dovrà andare a giudizio per crimini di frode elettorale e corruzione. Il governo provvisorio ha rotto le relazioni con il Venezuela e stabilito un parallelismo di condanna politica fra la gestione di Morales e gli esecutivi di Caracas e Managua.