Una valanga di soldi per impedire che una nave iraniana possa consegnare il petrolio proveniente da Teheran a al governo di Damasco, in Siria. Secondo un’indiscrezione lanciata dal Financial Times, gli Stati Uniti avrebbero cercato di convincere in tutti i modi il capitano dell’imbarcazione Adrian Darya 1, attualmente nelle acque del Mediterraneo orientale, a consegnare il mezzo agli americani. La nave, prima nota con il nome di Grace 1, è accusata di trasportare petrolio iraniano verso il territorio siriano, violando così le sanzioni economiche imposte all’Iran.

In ogni caso, pare che l’inviato Usa per l’Iran, Brian Hook, lo scorso 26 agosto abbia inviato una mail al capitano della nave, l’indiano Akhilesh Kumar, in cui gli proponeva una lauta ricompensa a patto che consegnasse la petroliera alle autoritĂ  di Washington. “Sono Brian Hook – avrebbe scritto il funzionario statunitense secondo quanto riportato dal quotidiano britannico – lavoro per il segretario di Stato Mike Pompeo e fungo da rappresentante degli Stati Uniti per l’Iran. Porto buone notizie”.

L’interferenza di Washington

La buona notizia a cui faceva riferimento Hook nella mail era una ricompensa quantificabile in milioni di dollari che l’amministrazione Trump era disposta a versare nelle tasche del capitano Kumar in cambio della nave. L’indiano avrebbe dovuto trasportare la petroliera, liberata lo scorso 18 agosto da Gibilterra dopo 45 giorni di sequestro, in un porto nel quale le autoritĂ  locali avrebbero potuto sequestrare nuovamente l’imbarcazione per conto degli Stati Uniti. Hook avrebbe poi scritto in calce alla mail il numero ufficiale del dipartimento di Stato Usa per garantire la veridicitĂ  del messaggio. Kumar non ha mai risposto all’offerta americana, e sarebbe proprio per questo motivo che la Casa Bianca avrebbe preso provvedimenti contro l’Adrian Darya 1 e il suo comandante, imponendo sanzioni per il sostegno dato ai pasdaran iraniani. Ma c’è un’altra notizia sorprendente su Hook, che avrebbe usato metodi simili, cioè l’invio di offerte tramite mail, ad almeno una decina di altri comandanti di navi.

La rete gestita da Teheran

Gli Stati Uniti, nel frattempo, continuano a colpire l’Iran come possono e i pasdaran rispondono cercando la sponda delle potenze orientali. Nella giornata di ieri, il dipartimento del Tesoro americano ha imposto altre sanzioni contro una rete di trasporto logistico diretta e sostenuta dai Guardiani della rivoluzione iraniana e da Hezbollah, il movimento sciita libanese. La rete in questione, secondo l’accusa americana, sarebbe gestita da un esponente di spicco dei pasdaran e dall’ex ministro del Petrolio iraniano Rostam Qasemi; in questo giro sarebbero coinvolti decine di armatori, imbarcazioni e facilitatori. Al momento Washington ha sottoposto a sanzioni il gruppo Mehdi, con base in India e accusato di aver affittato le proprie navi per consentire il trasporto di petrolio proveniente dall’Iran. Per rompere il meccanismo quasi perfetto orchestrato da Teheran, Hook ha dichiarato di essere pronto a offrire ricompense fino a 15 milioni di dollari per chiunque fornisca agli Stati Uniti informazioni tali da consentire alla Casa Bianca di contrastare le transazioni finanziarie dell’Iran.

Lo scontro tra il governo americano e quello iraniano è entrato in una fase caldissima, visto che Teheran ha annunciato di iniziare la terza fase di riduzione degli obblighi nucleari. “Prenderemo ogni misura necessaria per proteggere i diritti della nazione iraniana” ha tuonato in un discorso televisivo il presidente Hassan Rohuani.

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