Il governo di Islamabad ha rilasciato il pilota indiano dell’aereo abbattuto nei cieli del Kashmir. Il gesto è un chiaro “segnale di pace” che mira avviare una de-escalationtra le due potenze secondo il primo ministro pakistano Imran Khan. Intanto il primo ministro indiano Narendra Modi valuta le opzioni con i vertici miliare a Nuova Delhi e innalza lo stato d’allerta.
Il tenente colonnello Abhinandan Varthaman dell’Indian Air Force, 38 anni, è stato abbattuto mentre era intento a violare lo spazio aereo “nemico”, o nelle manovre di disimpegno una volta respinto delle manovre degli intercettori pakistani, da un missile aria-aria lanciato da un jet di progettazione cinese Jf-17 (o, secondo altre fonti, da un F-16). Eiettatosi è stato catturato una volta sceso a terra perché caduto sul versante pakistano. Ferito alla nuca nel lancio, e colpito al volto da alcuni militari durante la cattura, è stato ripreso mentre veniva catturato sulla riva di un torrente, e mentre veniva interrogato bendato dall’intelligente militare pakistano.
Alle domande ha risposto soltanto con grado e numero di matricola in virtù di quanto dettato dalla Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra. In un secondo momento un video meno preoccupante per le sorti del pilota indiano è stato divulgato: il pilota, seppur tumefatto, beveva del tè che definiva “eccellente” e i toni apparivano più cordiali anche se si rifiutava a “rivelare” su quale tipo di velivolo volasse e i dettagli della sua missione.
Il pilota volava probabilmente su un Mig-21 “Bison”, aereo che lo stato maggiore dell’aeronautica indiana ha formalmente dichiarato di aver perso nello scontro aereo. Vi sono ancora dei dubbi sul tipo di velivolo che abbia perso nel duello la Pakistani Air Force. Secondo quanto riportato il militare sarebbe stato rilasciato senza condizioni già come “primo passo per aprire i negoziati”. “Il Pakistan rilascerà l’ufficiale dell’Air Force indiana sotto la nostra custodia”, aveva dichiarato nella giornata di giovedì il ministro Khan in una dichiarazione ufficiale, sottolineando il desiderio di pace del Pakistan.
Come riportato, lo scontro è stato una conseguenza delle violazioni dello spazio aereo del Pakistan controllato da Islamabad, da parte di un formazione di cacciabombardieri indiani Mirage 2000 che martedì hanno sferrato un “raid” a sorpresa lanciando bombe guidate su alcuni campi di addestramento del gruppo islamista Jaish-e-Mohammed nell’area di Balakot. I bombardieri erano scortati da una formazione di caccia da superiorità aera Sukhoi Su-30, a dimostrazione che Nuova Delhi era pronta ad affrontare i caccia intercettori pakistani.
Quello di mercoledì 27 febbraio è stato il risultato di un ennesimo tentativo di violare lo spazio aereo da parte di jet indiani – secondo alcune fonti, secondo altre la risposta ad incursione pakistana nello spazio aereo indiano – che questa volta hanno trovato lo scontro dando vita a un dogfight che secondo fonti non verificate avrebbe portato alla perdita di 2/3 velivoli. Non sono state diffuse informazioni del destino del pilota pakistano che volava sul velivolo reclamato come “abbattuto” da Nuova Delhi, non confermato da Islamabad.