Nella giornata del 21 maggio Bernie Sanders ha annunciato la sua volontà di cercare la conferma al Senato per lo Stato del Vermont nelle elezioni di mid-term che si terranno a novembre e rappresenteranno un test chiave per il sistema politico statunitense a due anni dal trionfo presidenziale di Donald J. Trump.

Come riportato da Taylor Dobbs su Seven DaysSanders sarà annunciato ufficialmente come candidato nominato dal Partito democratico per il Vermont nel mese di agosto e allora dovrebbe, come fatto già nel 2006 e nel 2012, annunciare la sua volontà di correre come indipendente, incassando il sostegno della formazione ma non ufficializzando la nomination.

La rielezione al Senato rappresenta per il 76enne Sanders un passaggio obbligato per poter preparare, sul lungo termine, la corsa alla nomination presidenziale democratica per il 2020: i fatti del 2016 hanno dimostrato che molto probabilmente Sanders sarebbe stato un candidato più adatto da contrapporre a Trump rispetto a Hillary Clinton e l’esperto leader progressista intende rilanciare la sfida per la prossima tornata elettorale. Tuttavia, in questo contesto il lavoro da fare risulta ancora molto: le preoccupazioni principali del Senatore del Vermont sono legati agli scarsi risultati conseguiti in questo 2018 dalla sua piattaforma di base Our Revolution.

Our Revolution non riesce ad andare oltre Sanders

La principale difficoltà del movimento che porta avanti una sfida per il rafforzamento della componente progressista in campo democratico e l’ampliamento della sfera sociale garantita dallo Stato è stata, negli ultimi tempi, l’incapacità di costruire una reale egemonia in campo democratico.

Come riportato da Politico, infatti, nell’ultimo anno i candidati sostenuti da Our Revolution per le nomination democratiche nella corsa a posti alla Camera dei Rappresentanti, al Senato o al ruolo di governatore statale hanno fallito l’obiettivo di vincere la corsa delle primarie: così è stato per le elezioni del governatore della Virginia e della Pennsylvania, per il voto suppletivo per il seggio senatoriale dell’Alabama e per delle elezioni in distretti della Camera in Nebraska e West Virginia.

Politico ha segnalato il ruolo dubbio dell’ex senatrice dell’Ohio Nina Turner, che presiede il movimento da circa un anno e che rappresenta una figura controversa: secondo alcuni commentatori, la Turner starebbe sfruttando la visibilità offerta dalla vicinanza a Sanders per poter costruire una sua autonoma piattaforma presidenziale nel 2020.

Il Partito Democratico si sposta a sinistra

In ogni caso, le prese di posizione di Sanders hanno conquistato un ruolo centrale nell’agenda del Partito democratico sulla scia della visibilità ottenuta dal veterano socialdemocratico nelle primarie del 2016 e delle sue recenti battaglie in Senato in difesa dell’Affordable Care Act e in contrasto alla riforma fiscale repubblicana.

Come segnalato dall’Agi, il capo dell’opposizione democratica in senato Chuck Schumer ha creato per Sanders una posizione ad hoc, ovvero quella di outreach chairman, ovvero responsabile per la divulgazione e la promozione del partito, mentre recenti sondaggi segnalano come la somma dei voti che Sanders e la senatrice Elizabeth Warren, l’altra “icona” della sinistra statunitense, raccoglierebbero in caso di candidatura disgiunta alle primarie oscillerebbe tra il 35 e il 50%.

Un ticket Sanders-Warren appare di conseguenza uno scenario possibile per il futuro del Partito Democratico: la tenuta del 76enne Senatore del Vermont a una nuova corsa alla nomination, allo stato attuale delle cose, non è oggetto di preoccupazione. Nel frattempo, per dimostrare la serietà delle sue intenzioni, Sanders sta lavorando in Senato a una serie di iniziative dall’alto valore simbolico che prefigurano importanti componenti della sua futura piattaforma politica.

Il Workplace Democracy Act depositato da Sanders a maggio appare la più dirompente: annunciando la sua volontà di rafforzare il potere negoziale dei sindacati e le tutele economiche dei lavoratori in nome della lotta alle disuguaglianze, l’ex candidato alla nomination lancia una sfida seria. Se la maggioranza del Partito democratico sarà disposto a seguirlo nella svolta a sinistra, presto le difficoltà di Our Revolution potrebbero essere solo un ricordo.

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