Nel 1649, partendo da una base creata ad Okhotsk, i russi iniziarono ad esplorare i remoti territori orientali del loro impero. Nel 1700 l’avventuriero Vladimir Vasil’evic Atlasov informò Mosca dell’esistenza delle Isole Curili, situate nei pressi del Giappone. Le isole furono visitate tra il 1713 e il 1714, l’anno in cui i russi sbarcarono a Sakhalin, altra isola che di lì a poco sarebbe presto diventata fonte di veleni e contese con Tokyo. Le iniziative del Cremlino, sempre più minacciose per quanto sporadiche, spinsero lo shogunato nipponico a mettersi in guardia contro qualsiasi minaccia, vera o potenziale che fosse, proveniente dalla Siberia. I giapponesi si posero così il problema della propria difesa costiera settentrionale. Era ormai evidente che gli interessi dell’impero russo sarebbero presto cozzati contro quelli dell’impero giapponese.
Nel 1732, una nave russa visitò Nemuro, città situata all’estremità orientale dell’isola di Hokkaido, e chiese privilegi commerciali. Nel 1739, altre navi russe fecero la loro apparizione vicino alle coste del distretto giapponese di Awa, a circa cento miglia da Yeddo. Nel 1785, si seppe che i russi avevano lasciato delle guarnigioni nelle Curili. Nell’ottobre 1804 arrivò a Nagasaki un inviato dello zar, Nikolai P. Rezanov, a bordo della nave da guerra Nadjezda, e cercò, senza successo, di avviare negoziati con il Giappone. Tre anni più tardi fu catturato e tenuto prigioniero il capitano Vasily Golovsjen che stava esplorando le Curili. Mosca decise che era arrivato il momento di stabilire relazioni diplomatiche con il vicino giapponese.

I primi contatti diplomatici tra Russia e Giappone risalgono al 1855, con il Trattato di Shimoda, con il quale venne stabilita l’amministrazione congiunta di Sakhalin e la suddivisione delle Curili. Il Giappone ebbe così la sovranità sulle quattro isole più vicine al suo territorio (Etorofu, Kunashiri, Shikotan e Habomai) mentre le restanti finirono alla Russia. In altre parole, il destino delle Curili fu stabilito da una linea che correva tra Etorofu e Urup. Nel 1875 ci fu un’ulteriore svolta: il Giappone rinunciava a qualsiasi pretesa su Sakhalin. In cambio, la Russia riconosceva i diritti di Tokyo sulle isole Curili. Sembrava che questo potesse essere il preludio per un futuro russo-giapponese di pace ed armonia. Tuttavia, come anticipato, gli interessi dei due Paesi erano destinati a scontrarsi sempre di più tra loro. Fino all’inevitabile punto di rottura, rintracciabile nel 1904.
La diplomazia non servì a niente. Tra l’8 e il 9 febbraio del 1904, i giapponesi attaccarono la flotta russa a Port Arthur, senza previa dichiarazione di guerra. Nel maggio successivo sconfissero gli avversari sul fiume Yalu, costringendoli alla ritirata e disintegrarono gran parte della flotta zarista presente in loco. Seguirono altre sconfitte russe, fino alla firma del Trattato di Portsmouth del 1905. Risultato: le isole meridionali delle Curili vennero confermate al Giappone, che ottenne anche il protettorato sulla Corea e il possesso del sud di Sakhalin.
Passarono 40 anni e, al tramonto della potenza imperiale nipponica, tenendo fede agli accordi di Yalta, tra l’agosto e il settembre del 1945, l’allora Unione Sovietica entrò in guerra contro il Giappone. L’Armata Rossa occupò le Curili meridionali per assicurarsi il controllo degli stretti di fronte alla base navale di Vladivostok, sul Pacifico, fondamentale per i russi per controllare l’area a nord del Mar del Giappone e del Pacifico nordoccidentale.
Nessuna intesa
Nel 1951, a San Francisco, 49 Paesi firmarono un trattato di pace con il Giappone. Il documento sancì la rinuncia ufficiale dei diritti ottenuti da Tokyo con il Protocollo dei Boxer del 1901, e quindi alle rivendicazioni sui territori coreani, Taiwan, sulle Isole Spratly, sulle Pescadores, su Sakhalin e, appunto, sulle Curili. Il punto è che quel trattato non definì, in maniera ufficiale, quali Stati dovessero essere sanciti sovrani di quegli stessi territori. È per questo che tra i firmatari non figurò l'Unione Sovietica in quanto, a detta di Mosca, il trattato violava gli accordi di Yalta e non riconosceva la sovranità sovietica sull'isola di Sakhalin e sulle Curili.
Per il Giappone, sulla questione bisogna far riferimento al Trattato di Shimoda e alla sua linea di "confine" che suddivideva le isole in due blocchi: le quattro più meridionali ai giapponesi, le altre ai russi. La dichiarazione congiunta Sovietico-Giapponese, siamo nell'ottobre del 1956, fu l'ultima occasione per superare lo stato di guerra che contrapponeva i due Paesi da 11 anni: Mosca avrebbe riconosciuto la sovranità nipponica su Habomai e Shikotan, rimandando l’ufficializzazione del passaggio in un futuro trattato di pace. Fumata nera. Dopo oltre 60 anni, quel trattato di pace non è ancora stato firmato.
Le posizioni di Russia e Giappone restano tutt'oggi divergenti. I giapponesi non si accontenterebbero, in vista di un possibile compromesso, di "avere ufficialmente indietro" solo due isole, mentre l'opinione pubblica russa è contraria a cedere qualsiasi territorio. Mosca ha infatti recentemente proposto la restituzione di due isole ma Tokyo, in virtù dei trattati sopra menzionati, le reclama tutte e quattro. Il resto è storia recente. Nel 2022, a causa dello scoppio della guerra in Ucraina, la tensione tra il Giappone e la Russia per le isole è nuovamente salita alle stelle.

L'importanza delle Curili
Quando parliamo di Isole Curili ci riferiamo ad un gruppo di 56 isole, con una popolazione di soli 20.000 abitanti, situate in un'area che separa il Mare di Okhotsk dall'Oceano Pacifico, e che si estende tra l'isola giapponese di Hokkaido e la penisola russa di Kamchatka. Nonostante le loro dimensioni trascurabili, le isole offrono un passaggio strategico dal punto di vista militare e vantaggi economici ai quali né Russia né Giappone sono disposti a rinunciare. Più nello specifico, la fonte del conflitto russo-giapponese non include le isole nella loro interezza, quanto piuttosto la sovranità delle Isole Curili meridionali.
Ma qual è il vantaggio di poter controllare questi territori? Offrono diversi benefici alla Russia. In primo luogo, a causa della loro posizione geografica, rendono più facile per il Cremlino poter manovrare la sua flotta di navi da guerra e sottomarini del Pacifico con base a Vladivostok nell'Oceano Pacifico, un compito che sarebbe altrimenti molto difficile durante le temperature sotto lo zero in inverno.
C'è, poi, una seconda ragione. Agli occhi di Mosca, Tokyo potrebbe utilizzare le isole come base per le sue forze armate e dispiegare da esse missili a lungo raggio. Nel peggiore degli scenari, i giapponesi potrebbero anche consentirebbe ai marine statunitensi con sede in Giappone di istituire basi militari sulle isole Nansei, aumentando ulteriormente le preoccupazioni per la Russia.
Le isole, dunque, potrebbero servire come base operativa per le forze russe, al fine di proiettare il potere di Mosca nel Pacifico. Ma, nel recente passato, sono state anche il punto di partenza di quelle stesse navi della Marina imperiale giapponese che attaccarono Pearl Harbor, nelle Hawaii, nel 1941, trascinando gli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale.
La minaccia, per Vladimir Putin, varia da un ipotetico blocco giapponese degli stretti di Tsugaru e Soya, che taglierebbe così la terraferma russa dalle Curili meridionali, al divieto per la Marina russa di contare su un accesso sicuro al suo bastione nel Mare di Okhotsk durante il transito dal Pacifico.
Le nuove tensioni
Insomma, le Isole Curili, o Territori del Nord come ama definirle il Giappone, sono al centro di un complicato rapporto diplomatico tra Mosca e Tokyo. La contesa sulla proprietà delle Curili è in sostanza il principale ostacolo alla conclusione formale della Seconda Guerra mondiale tra le due nazioni. A peggiorare la situazione è arrivata la guerra in Ucraina.
Le leggi della nuova costituzione adottata dalla Russia nel luglio 2020 criminalizzano infatti qualsiasi alienazione di territori russi o difesa di concessioni territoriali. Queste leggi si applicano allo stesso modo ad ogni parte della Federazione Russa, compresi i territori al centro di controversie, come le Isole Curili, appunto, la Crimea e Kaliningrad.
Pochi mesi fa, inoltre, il Ministero degli Esteri di Tokyo ha pubblicato il suo "libro blu" diplomatico per il 2022, in cui ha affermato che un gruppo di isole a nord di Hokkaido, sequestrate dalle truppe sovietiche alla fine della Seconda Guerra Mondiale, sono parte integrante del territorio giapponese che era "occupato illegalmente dalla Russia".
A primavera Mosca ha annunciato l’abbandono dei colloqui con il Giappone sull’istituzione di attività economiche comuni nelle isole Curili meridionali. Tale presa di posizione, ha sottolineato il Ministero degli Esteri russo, è figlia della "posizione ostile" di Tokyo in relazione al conflitto con l’Ucraina.
Il premier giapponese Fumio Kishida ha fatto sapere che Tokyo intende tuttora risolvere le questioni territoriali e concludere un trattato di pace con la Russia. La situazione è però destinata a complicarsi, visto che i negoziati tra le parti erano in salita già prima del conflitto ucraino.
Nel frattempo, l'emittente NHK ha scritto che il Ministero della Difesa giapponese sta progettando di creare due nuove unità della Forza di autodifesa terrestre dotate di bombe plananti ad alta velocità e di dispiegarle nel nord e nel sud-ovest del Giappone, in particolare nella prefettura settentrionale di Hokkaido e nella regione sud-occidentale di Kyushu. Tali unità dovrebbero essere istituite entro il 2026.
Ricordiamo che le bombe plananti ad alta velocità sono missili che volano a velocità supersoniche e sono considerate più difficili da intercettare rispetto ai missili convenzionali. Il ministero ha sviluppato le armi dall'anno fiscale 2018 per difendere le isole più remote del Paese, compresi i territori situati nei pressi del confine russo. A proposito di Russia, all'inizio di dicembre il Ministero della Difesa russo ha fatto sapere che l'equipaggio del sistema missilistico costiero Bastion (BRK) della flotta del Pacifico ha preso servizio nella parte settentrionale della cresta delle Curili, sull'isola di Paramushir. "Gli uomini della flotta del Pacifico manterranno una guardia 24 ore su 24 per controllare l'area d'acqua adiacente e le zone dello stretto", ha informato il Cremlino.