Nel mese di aprile 2018, quando a Cuba si aprirà la sessione della nuova Assemblea Nazionale, la storia dell’isola conoscerà uno dei cambiamenti simbolicamente e concretamente più importanti. In quei giorni, infatti, si esaurirà il secondo mandato da Presidente di Raúl Castro, oggi 86enne, che ha annunciato di voler passare la mano e aprire la strada alla successione.
Per la prima volta dal trionfo della rivoluzione, coronato dall’ingresso dei guerriglieri a L’Avana nel giorno di Capodanno del 1959, non sarà un membro della famiglia Castro a guidare l’isola, che dopo la lunga leadership del Jefe Fidel Castro ha conosciuto la successione al potere tra questi e il fratello, prima come capo di Stato ad interim tra il 2006 e il 2008 e, in seguito, come Presidente a tutti gli effetti.
Cuba verso il futuro: una successione storica ma ben congegnata
L’uscita di scena di Castro, che in ogni caso rimarrà alla guida del Partito Comunista Cubano sino al congresso del 2021, vedrà il passaggio di consegne tra l’ultimo grande rappresentante della fase rivoluzionaria della Cuba socialista e una nuova generazione di leader nati dopo il successo del movimento rivoluzionario, che hanno conosciuto i sei decenni di leadership castrista, con i suoi indubbi successi sul piano sociale (eradicazione dell’analfabetismo, sanità tra le più efficienti al mondo, sistema scolastico efficiente e rodato) e le sue forti contraddizioni interne, principalmente in materia economica.
Allo stato attuale delle cose, il principale candidato per la successione alla guida del governo di L’Avana é Miguel Diaz-Canel, classe 1960, membro del Politburo del Partito Comunista dal 2003 e dal 2013 vicepresidente del Consiglio di Stato, l’organo composto da 31 membri che detiene la guida dell’agenda del potere esecutivo a Cuba e che verrà rinnovato dall’Assemblea Nazionale nel corso del prossimo mese di aprile.
La transizione per il dopo-Castro è stata ben congegnata dall’attuale leader, che già nel 2013 segnalava come il suo secondo mandato sarebbe stato, al tempo stesso, l’ultimo.
Nel corso delle ultime settimane Diaz-Canel ha assunto crescenti responsabilità come portavoce dell’agenda politica del governo. Intervenendo a una celebrazione in onore di Che Guevara nella città di Santa Clara, il 10 ottobre scorso, il successore designato di Raúl Castro ha attaccato direttamente il Presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump, che persevera in un ostruzionismo velleitario nei confronti di L’Avana, dichiarando: “Lo ribadiamo, Cuba non farà concessioni sulla propria sovranità e indipendenza. Né negozierà i suoi principi accettando condizionamenti […] I cambiamenti necessari a Cuba, li sta decidendo sovranamente il popolo cubano”.
Il bilancio dell’era Castro: il rilancio di Cuba nel mondo multipolare
Nel corso degli ultimi dieci anni, Raúl Castro ha sviluppato un’agenda politica pragmatica che ha garantito un rafforzamento della posizione del Paese; Cuba é oggigiorno un attivo attore nel campo multipolare, cuore pulsante dell’Alleanza Bolivariana per le Americhe (ALBA), sempre più vicina alla Russia, che di recente ha condonato buona parte del debito di L’Avana, e alla Cina e, soprattutto, definitivamente libera dallo spettro dell’isolamento internazionale che portò a durissime conseguenze per la nazione nel corso degli Anni Novanta. Al contempo, l’intervento in Siria delle Brigata Medica Henry Reeve ha sancito il rilancio dell’internazionalismo medico di Cuba.
Il più grande risultato geopolitico e simbolico dell’era Castro, in ogni caso, é da considerare senza dubbio la normalizzazione delle relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti, culminata nella visita di Barack Obama a Cuba e nella riapertura delle ambasciate dei due Paesi nelle rispettive capitali. Il futuro di questa apertura, in ogni caso, é incerto, dato che l’amministrazione Trump si prepara a rilanciare l’embargo economico e la contrapposizione frontale con Cuba.
Le sfide future
Se la sua successione al potere sarà confermata, Diaz-Calart dovrà gestire in primo luogo la ritrovata aggressività statunitense e cercare di consolidare un credito diplomatico a favore di Cuba che si é materializzato nella maggioranza schiacciante con cui l’ONU ha recentemente condannato l’embargo statunitense, difeso esclusivamente da Washington e da Israele. Al tempo stesso, il governo di L’Avana dovrà essere in grado di rafforzare le sue strutture economiche, notevolmente fragili per quanto riguarda i servizi, l’energia e l’industria manifatturiera. La Cina sta contribuendo notevolmente a sviluppare la generazione fotovoltaica, mentre nuovo impulso é stato dato ai necessari piani di edilizia popolare.
Mentre l’era Castro si avvia alla fine, Cuba si apre sempre di più al mondo: Miguel Diaz-Canel dovrà essere in grado di portare avanti un percorso che ha visto il Paese, con tutte le sue contraddizioni, tornare a essere un membro attivo della comunità internazionale. Al tempo stesso, la grande sfida di Cuba sarà, nei prossimi anni, la ricerca di un’autonomia economica capace di completare il suo notevole dinamismo politico e diplomatico: solo rafforzando la società nel suo complesso, infatti, il governo di L’Avana potrà garantire un generale innalzamento della qualità della vita della popolazione e una stabilità di lungo termine al sistema dopo la fine dell’era Castro.