Le elezioni presidenziali in Croazia, il cui primo turno avrà luogo il 22 dicembre, costituiranno un importante barometro per comprendere  quale direzione politica intende intraprendere la nazione, che è stata anche l’ultima a fare il suo ingresso, nel 2013, nell’Unione Europea. Il Paese è una repubblica parlamentare e pertanto i poteri del Capo di Stato sono limitati: egli è Comandante in Capo delle Forze Armate, gestisce la politica estera della nazione in coordinamento con il governo ed ha altre prerogative che esercita, però, sotto la supervisione dell’esecutivo. Il Presidente attualmente in carica è Kolinda Grabar-Kitarovic, dell’Unione Democratica Croata (Hdz), ideologicamente di centro destra. La Grabar-Kitarovic si candiderà per un secondo mandato ma dovrà vedersela con due sfidanti che ambiscono alla vittoria finale.

Il contesto

Stefan Milanovic, ex Primo Ministro e membro del Partito Socialdemocratico, è il primo dei due principali rivali del presidente mentre Miroslav Skoro, cantante folk appoggiato da un certo numero di partiti di centro-destra e destra, è l’altro. Skoro ha assunto, nel recente passato, posizioni politiche controverse, in materia di nazionalismo e delle brutalità commesse dal regime fascista degli Ustasa nel corso della Seconda Guerra Mondiale ed ha anche sostenuto la necessità che i poteri presidenziali vengano ampliati per permettere al Capo di Stato di incidere realmente sulle dinamiche della nazione. La retorica di Skoro ha spinto la Grabar-Kitarovic sempre più a destra ed è probabile che il candidato sovranista possa sottrarre, almeno al primo turno, un consistente numero di voti al Presidente in carica. I sondaggi elettorali certificano una situazione di stallo che dovrebbe portare, quasi sicuramente, allo svolgimento del ballottaggio dato che sembra improbabile che uno dei candidati possa imporsi al primo turno: la Grabar-Kitarovic è prima (secondo quasi tutti gli istituti demoscopici), con una percentuale di voti oscillante intorno al 30 per cento , segue a pochi punti percentuali di distanza Milanovic mentre Skoro è più distanziato e veleggia tra il 17 ed il 21 per cento dei consensi. Più indietro e senza possibilità di giungere al ballottaggio si piazza l’ex giudice Mislav Kolakusic.

Le prospettive

L’assetto politico della Croazia è particolarmente importante anche per la stabilità dei Balcani: Zagabria e Belgrado hanno combattuto un lungo e sanguinoso conflitto, sul suolo croato, tra il 1991 ed il 1995 che si è concluso con l’indipendenza della Croazia. Zagabria ha avuto maggior successo nel processo di integrazione con l’Unione Europea ed è riuscita a farvi il suo ingresso nel 2013 mentre Belgrado, più legata alla Russia, sta ancora cercando di accedervi. Milanovic ha ricordato come la Croazia appartenga all’Europa mentre sia solo parzialmente parte della regione balcanica ed ha accusato la Grabar-Kitarovic di voler spingere Zagabria, sempre di più, verso i Balcani. Lo scrutinio presidenziale potrebbe avere, dunque, ricadute anche a livello di politica estera e relazioni internazionali del Paese. Qualora gli elettori di Skoro convertano, in un eventuale ballottaggio, sull’attuale presidente ci sarebbero, però, ben poche speranze per una vittoria del progressista Milanovic, che potrebbe trovarsi in difficoltà. La fase finale della campagna elettorale si rivelerà fondamentale per determinare il futuro di questi scrutini e possibilmente chiarire il quadro politico.