Tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 andranno in scena esercitazioni marittime congiunte tra Russia, Cina e Iran nelle acque del Golfo Persico. L’annuncio è arrivato direttamente da Levan Dzhagaryan, ambasciatore russo a Teheran, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Ria. Le manovre, non certo una novità, coinvolgeranno le navi militari dei tre Paesi e, almeno in via ufficiale, saranno incentrate sulla lotta alla pirateria e sul mantenimento della sicurezza delle spedizioni commerciali transitanti verso le rotte marittime della regione.
Questa è la notizia nuda e cruda. Ma dietro alla semplice news si nascondono messaggi e interpretazioni sulle quali è necessario fare luce per capire meglio i piani di Mosca e Pechino. Innanzitutto, Vladimir Putin e Xi Jinping, che nei mesi scorsi hanno oliato le loro relazioni in chiave strategica, hanno fatto capire a Joe Biden di voler sostenere l’Iran negli affari internazionali.
Che poi, in questo momento, Washington abbia diminuito la pressione su Teheran, poco importa. C’è la possibilità che l’amministrazione Biden possa tornare alla carica, tra sanzioni e colpi bassi, e il blocco sino-russo non ha alcuna intenzione di assistere a un eventuale capitolazione di un alleato chiave come quello iraniano. Dopo di che, accanto alla lotta contro la pirateria marittima, appare evidente come Russia e Cina intendano realizzare un secondo piano, e cioè estendere la loro influenza nei pressi di un’area fondamentale, racchiusa tra il choke-point di Hormuz e il Golfo Perisco.
Il triangolo Russia-Cina-Iran
“Le esercitazioni navali congiunte annuali si terranno nella regione del Golfo Persico. Vi partecipano navi da guerra russe, iraniane e cinesi. L’obiettivo principale è mettere in pratica azioni per garantire la sicurezza della navigazione internazionale e combattere i pirati del mare”, ha affermato Dzhagaryan, citato dall’agenzia di stampa russa Sputnik. Una domanda sorge spontanea, anche alla luce della tempistica delle stesse esercitazioni. Per quale motivo annunciare tutto adesso?
Con il pretesto di garantire la sicurezza alle spedizioni internazionali, Mosca e Pechino hanno lasciato intendere che, Afghanistan o meno, gli Stati Uniti non dovrebbero in alcun modo cercare di infastidire l’Iran. Altro particolare interessante, come sottolineato dal South China Morning Post: la comunicazione della Russia è arrivata poco dopo che gli eserciti cinesi e russo hanno completato un’esercitazione della durata di una settimana nella Cina nordoccidentale, concentrandosi sulle operazioni antiterrorismo e focalizzando l’attenzione sull’interoperabilità dei rispettivi schieramenti.
Dal momento che l’uscita di scena degli Stati Uniti dall’Afghanistan lascia presagire un massiccio impegno di Washington nell’Indo-Pacifico, con l’intento di arginare l’ascesa della Cina, Pechino ha pensato bene di bruciare sul tempo il governo americano (o quanto meno provarci). In che modo? Ricreando il “triangolo” con Russia e Iran, così da mettere subito in chiaro i termini futuri.
L’importanza del Golfo Persico
La Cina, in realtà, aveva già offerto il suo supporto all’Iran. Una settimana fa, il presidente Xi aveva avuto un colloquio telefonico con il suo omologo iraniano, Ebrahim Raisi, spiegando che Pechino avrebbe sostenuto le “legittime richieste” iraniane nei negoziati sul suo programma nucleare. Il gigante asiatico aveva inoltre fatto capire di esser disposto a rafforzare il coordinamento con Teheran in merito agli affari regionali, con lo scopo di salvaguardare gli interessi comuni e promuovere la sicurezza regionale.
Ma dietro alle apparenze c’è ovviamente la corsa per accaparrarsi il controllo del Golfo Perisco, come detto un’area altamente strategica, tanto per finalità economico-commerciali che politiche. Da queste parti, infatti, troviamo un ingente numero di riserve di petrolio e gas naturale. Come se non bastasse, lo sfruttamento e il trasporto di queste risorse dipende da accordi politici e dal controllo di determinate rotte marittime.
Il commercio del petrolio e del gas naturale verso l’Europa, infatti, parte proprio dal Golfo Persico, si snoda lungo lo stretto di Hormutz e, passando per lo Stretto di Bab Al-Mandeb, penetra nel Mar Rosso. Insomma, mentre gli Stati Uniti si ritrovano a fare i conti con il caos afghano (e la sensazione è che saranno impegnati per più tempo del previsto), Russia e Cina provano a ritagliarsi spazi di manovra all’ombra del Golfo Persico utilizzando la sponda iraniana.