Se Italia ed Unione Europea restano pressoché immobili, e se Donald Trump ha altro a cui pensare, a risolvere la crisi libica ci pensa la Russia. In Libia, come per la Siria, Mosca sta, infatti, cercando di ritagliarsi ancora una volta un ruolo da protagonista, come principale mediatore di una crisi internazionale alla quale l’Europa, pur subendone direttamente le conseguenze, non ha saputo dare risposte convincenti.Il viaggio di Sarraj a MoscaE ad auspicare una mediazione russa per risolvere la crisi in Libia, è stato proprio il leader del Consiglio presidenziale libico, Fayez al-Serraj, che giovedì, secondo quanto confermano i media locali, volerà a Mosca per incontrare alcuni membri del governo russo. Lo stesso Sarraj, il “cavallo” su cui avevano puntato l’Italia e le Nazioni Unite, si appella ora al Cremlino per trovare una mediazione con il governo di Tobruk e con il generale Khalifa Haftar, comandante dell’Esercito nazionale libico che controlla la Cirenaica e i terminal del greggio della cosiddetta “mezzaluna petrolifera”.La visita del premier libico a Mosca, sostengono gli analisti, come Mattia Toaldo, dell’European Council on Foreign Relations, citato da Nova, serve al premier libico per “ricevere un’ulteriore legittimazione e una rassicurazione sul fatto che lui rimane il primo ministro, e che semmai bisogna puntare all’allargamento dell’accordo politico libico”. Sarraj, infatti, appare sempre più isolato. A minacciare il suo potere non c’è solo Khalifa Haftar, il generale appoggiato dai russi che lo scorso gennaio, a bordo della portaerei Admiral Kuznetsov, proprio con Mosca ha stipulato un accordo di cooperazione militare. Ma anche la nascita di nuove formazioni militari a Tripoli, come la Guardia Nazionale (LNG), che sosterrebbero l’ex premier islamista, Khalifa Ghwell, autore di un tentativo di colpo di Stato contro Sarraj.La diplomazia russa al lavoroPer Putin, ospitare a Mosca Sarraj, significa, invece, rafforzare ulteriormente l’immagine della Russia come potenza capace di assumere un ruolo di primo piano nei grandi dossier internazionali e quello di vero e proprio alfiere della lotta al terrorismo islamico. Per questo, dopo l’iniziativa egiziana, ora a mediare un accordo, o almeno ad organizzare un incontro, tra il premier libico e il generale Khalifa Haftar, vuole pensarci la diplomazia russa. “Non c’è alternativa alla soluzione politica, sulla base di questo approccio, stiamo lavorando costantemente con Tripoli e con Tobruk, stiamo cercando di incoraggiarli a superare le differenze interne, per la ricerca di compromessi su tutte le questioni controverse”, ha detto all’inizio di febbraio la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.Soluzione rapida della crisi, stabilizzazione del Paese e “mantenimento della sovranità e integrità territoriale” libica, sono tra le priorità di Mosca. “Ci piacerebbe che inLibiafinisse al più presto la lunga crisi e che laLibiadiventasse di nuovo un Paese prospero con istituzioni statali forti, un esercito forte, ripristinando anche il suo status di importante attore regionale”, ha detto lunedì il vice ministro degli Esteri e inviato speciale del presidente russo per il Medio Oriente e Nord Africa, Mikhail Bogdanov. “Il confronto tra Tripoli e Tobruk ha creato un vuoto di potere e in questo contesto, lo Stato islamico ed al Qaeda sono ancora attivi in molto aree della Libia”, ha detto il vice ministro intervenendo al Forum sul Medio Oriente.Perché Mosca punta stabilizzare la LibiaLa necessità di “costruire un dialogo significativo” tra Tripoli e Tobruk sarà quindi al centro della discussione durante la visita di Sarraj in Russia, ha annunciato Bogdanov, secondo il quale “è necessario continuare la cooperazione con entrambi i centri di potere a Tripoli e Tobruk, incoraggiandoli a superare le controversie e a cercare decisioni reciprocamente accettabili per quanto riguarda la riconciliazione nazionale”. E per capire quanto la Russia stia investendo, nel vero senso della parola, nella stabilizzazione della Libia, basta guardare al recente accordo concluso tra il gigante russo Rosneft e la compagnia petrolifera libica, National Oil Corporation, che prevede, secondo quanto riferisce la Tass, “l’istituzione di una commissione di lavoro congiunta dei due partner, per valutare le opportunità in molti settori, incluse l’esplorazione e la produzione”.Progetti che per essere implementati hanno bisogno di sicurezza e stabilità. Stabilità che Mosca vuole raggiungere attraverso un accordo tra il suo uomo, il generale Haftar, e il premier Serraj. A guadagnarci, ovviamente, non sarà solo Rosneft. Assumendo il ruolo di potenza mediatrice anche in Libia, la Russia punta ad estendere ulteriormente la sua influenza in Medio Oriente e Nord Africa e a consolidare la sua presenza militare nel Mediterraneo, magari trovando un approdo per la flotta russa a Tobruk. Il Cremlino non vuole lasciarsi sfuggire l’occasione e prende l’iniziativa, invitando a Mosca il principale alleato dell’Occidente.

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