Il ridimensionamento è un’ombra spaventosa che accompagna la fase post-presidenziali del lepenismo: per questo motivo, Marine Le Pen non può permettersi una battuta d’arresto che sappia di filotto negativo. Se Marine vorrà davvero giocare le sue carte per il 2027, allora dovrà mettere in fila una serie di risultati che confermino la sua vivacità politico-elettorale. Il primo banco di prova è rappresentato dalla elezioni per l’Assemblea legislativa che si svolgeranno tra un mese circa: 12 e 19 giugno.
Poi ci sarà tempo per pensare alle amministrative, alle europee ed alle presidenziali (alle quali manca un nuovo quinquennio), ma intanto bisogna dimostrare di aver saputo incassare la terza sconfitta consecutiva nella corsa per l’Eliseo. Il Rassemblement National ha un competitor che è in parte nuovo alla sua sinistra: il cartello elettorale dei massimalisti (e non) che si è organizzato attorno a Jean Luc Mélenchon può strappare ai lepenisti il ruolo di contraltare del macronismo. E questo è il rischio che i sovranisti e gli identitari francesi percepiscono con più urgenza.
Dovessero arrivare terzi alle legislative, i lepenisti si ritroverebbero scalzati in vista di tutti i prossimi appuntamenti. A farne le spese sarebbe anche la narrativa trionfalistica con cui si sta sostenendo che, con la seconda piazza del podio di qualche settimana fa, i francesi abbiano già deciso tra Le Pen e Mélenchon. E poi c’è quella visione secondo cui l’elettorato della France Insoumise e quello dell’ex Front National sarebbero “interscambiabili”. Magari è facile solo a dirsi ma è vero che la “Francia profonda”, quella che ancora vota in funzione degli effetti nefasti subiti per via della gestione della globalizzazione, tende a scegliere soprattutto il riscatto, a prescindere dalla colorazione ideologica.
Esistono una serie di luoghi, in chiave elettorale “collegi“, in cui Marine Le Pen dovrà piazzare un colpo. Ottenesse più vittorie rispetto a cinque anni fa, la figlia di Jean Marie potrebbe apertamente dichiarare di essere ancora con il muso davanti rispetto a Mélenechon ed anche agli altri avversari di Emmanuel Macron, come Eric Zemmour, il leader della nuova destra borghese transalpina con cui il leader del Rn, in ogni caso, ha deciso di non allearsi neppure questa volta. Siamo sempre dalle stesse parti della mappa – quelle dove i lepenisti hanno spesso “performato” meglio ma con qualche novità. E una immagine plastica e dettagliata della situazione è stata pubblicata da Le Figaro.
C’è il Nord operaistico, certo, con le circoscrizioni del Pas de Calais che garantiranno (serve davvero un miracolo agli altri affinché accada il contrario) la rielezione a Marine Le Pen stessa. Nel 2017, la formazione politica ha ottenuto appena otto seggi all’Assemblea legislativa. Gli scranni, in totale, sono quasi seicento: è chiaro come questo genere di competizione, forse anche per via della natura della campagna elettorale che tende ad oscurare le leadership nazionali, non sia proprio il piatto forte degli ex frontisti. E poi gli elettori francesi dividono di netto tra la politica amministrativa e quella nazionale.
Dicevamo dei collegi: oltre al Pas de Calais, nel settentrione ci sono quelli del Nord, quelli del dipartimento dell’Aisne e la Mosella, che è già nella Regione del Grande Est, dove si trova anche il dipartimento Meurthe e Mosella. Scendendo lungo le zone calde in cui il lepenismo può dire la sua, si arriva nei dipartimenti del Centro Nord, dove qualche possibilità di staccare alcuni biglietti per l’Assemblea legislativa (pure se di solito è più difficile rispetto al Nord) c’è eccome. Per esempio nel Centro Valle della Loira o in quella che in Italia chiamiamo Borgogna Francia-Contea. E il Sud, ovvio, con le Alpi marittime o i Pirenei orientali.
Conosciamo i precedenti: le roccaforti lepeniste sono consolidate attorno al ceto popolare (il Nord), mentre quando la situazione sociale delle città è composta in misura variabile da operai e classe medio-borghese la vicenda si complica (le altre zone dove i lepenisti sono competitivi). Ma per poter contare su un gruppo di parlamentari superiore alle aspettative Marine Le Pen deve trovare il modo di convincere anche parte della borghesia. Altrimenti l’esito sarà molto simile a quello di cinque anni fa.