Marine Le Pen e Anne Hidalgo sfidano ufficialmente Emmanuel Macron a sette mesi dalle elezioni presidenziali francesi. La candidata del Rassemblement National e la sindaca socialista di Parigi hanno scelto lo stesso giorno, quello di domenica 12 settembre, per dare il calcio d’inizio alla loro partita per l’Eliseo e entrare ufficialmente in campo come prime candidate di peso pronte a contendere a Macron la presidenza.
Così lontane e così vicine, Le Pen e Hidalgo sono a un primo occhio agli antipodi dello spettro politico ma, paradossalmente, dovranno affrontare sfide comuni nel corso della partita presidenziale più incerta degli ultimi anni.
Nonostante la svolta “istituzionale”, l’apertura a discorsi culturali e politici su temi come l’ambiente e l’espulsione di parte delle frange più estremiste, il Rassemblement National della Le Pen non è riuscito a farsi accettare dall’opinione pubblica come partito di governo e anche alle ultime regionali la storica leader del partito ha dovuto fare i conti con la demonizzazione del Front, a cui ha reagito con un irrigidimento sui toni politici in vista della corsa all’Eliseo. “La presidenziale sarà una scelta di civiltà”, ha annunciato Marine Le Pen nel teatro romano di Fréjus, l’eldorado dei pensionati sulla Costa Azzurra da cui ha lanciato la sua sfida a Macron. “La scelta è tra lo scioglimento di un Paese sommerso dall’immigrazione o il salutare sussulto attorno all’idea di Nazione”, ha aggiunto.
Anne Hidalgo è invece ritenuta da molti commentatori come la paladina del dirittismo, della sinistra liberal alla anglosassone trapiantata in Francia, del municipalismo e dell’affermazione di un nuovo modello fondato su inclusione e sostenibilità nella Parigi che amministra dal 2014. I suoi critici, tuttavia, la accusano di essere una figura politica troppo eminentemente parigina, sorda alle istanze che provengono dalla Francia profonda, alle dialettiche politiche in cui si è consumato il tracollo del Partì Socialiste che fu di Mitterrand dopo il disastro della presidenza Hollande, della cui mutazione genetica la Hidalgo è stata ritenuta l’emblema. Non a caso la 62enne sindaca ha voluto iniziare dalla città normanna di Rouen la sua campagna, così da garantire una dimensione più nazionale alla sua candidatura. La transizione ecologica, tema centrale per la candidata socialista, è ben rappresentata da un centro di riconversione industriale come il capoluogo della Normandia.
Le Pen e Hidalgo presentano visioni spesso antipodiche, ma come può scorgersi da questa pur abbozzata presentazione dovranno entrambe rompere la natura divisiva tradizionalmente associata alle loro figure per poter sfidare Macron e i Repubblicani, sugli scudi nei sondaggi, in vista di elezioni presidenziali e ballottaggio. Insomma, entrambe dovranno scoprire una sana dose di pragmatismo: programmatica per la Le Pen, che non può permettersi di vedere il bacino di elettori di destra svuotato dai Repubblicani per la carenza di proposte all’altezza nel programma per la Francia; ideologica per la Hidalgo, che per consolidare il sorprendente risultato dei socialisti alle recenti amministrative dovrà puntare a riconquistare un’ampia fetta di elettorato operaio e della Francia periferica.
La convergenza su Macron
In secondo luogo, nelle loro critiche a Macron sostanzialmente il giudizio di fondo è convergente: la presidenza dell’ex ministro dell’Economia dell’era Hollande è stata divisiva. Una divisione interpretata dalla Hidalgo in termini economici e sociali, come l’amministratrice socialista ha potuto sperimentare nella capitale con l’insorgenza dei Gilet Gialli e il disagio da essa espresso, e dalla Le Pen in forma maggiormente identitaria, secondo la faglia centro-periferia, ma che è da entrambe ritenuta imputabile alla natura autoreferenziale della presidenza Macron.
Che si denunci l’insicurezza nelle banlieue, come fa Le Pen, o l’emarginazione delle fasce più povere della popolazione dai piani di transizione economica ed energetica del governo, come fa Hidalgo, il giudizio è comune: Macron, eletto nel 2017 come presidente di sintesi della tradizione repubblicana francese, non ha ricucito ma aumentato le fratture interne alla nazione con il suo decisionismo ondivago e con un’eccessiva attenzione a una ristretta élite economica e politica. Tali attacchi servono alla Le Pen a consolidare la sua presa sulla base e alla Hidalgo per “de-parigizzarsi”, ma riflettono un sentire comune sulla presidenza dell’ex enarca.
Infine, è da ritenere possibile che nel proseguo della campagna entrambe le candidate avranno interesse a battere duramente sul chiodo dell’assimilabilità della figura di Macron e della posizione politica dei Repubblicani, che il presidente negli ultimi mesi sta provando ad inseguire. Questo perché alla Hidalgo è necessario uno svuotamento del centro radicale macroniano della quota di elettori provenienti da sinistra, attratti dall’illusione del Macron “socialista” o “europeista”, e ostili ai conservatori, mentre Le Pen ha sempre attaccato il centro-destra ritenendolo la prosecuzione del macronismo sotto altre forme, velate da un formale conservatorismo.
In sostanza, seppur antitetiche sul lungo periodo, nel medio periodo Hidalgo e Le Pen hanno un obiettivo comune: tornare in pista e presentarsi competitive in vista dei primi mesi del 2022 in cui la campagna si intensificherà. Per questo motivo, oggigiorno il loro bersaglio principale è il presidente e, nonostante la reciproca ostilità, le due donne di punta della politica francese si sono risparmiate attacchi diretti. Ed è tutto nel loro interesse evitarli, in un primo momento in cui la loro attenzione è focalizzata altrove. Il modello presidenziale francese consente anche tacite convergenze di questo tipo. E in un Paese sempre più polarizzato non c’è da stupirsi.