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Il ritorno di una Guerra Fredda che sembra non finire mai. Era lo scorso 17 marzo quando il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, rilasciava un’intervista dai toni guerrafondai a Good Morning America, sottolineando il presidente russo Vladimir Putin “pagherà un prezzo” per aver cercato di interferire nelle elezioni americane del 2016 e del 2020, definendo persino l’omologo russo un “assassino”. Negli stessi giorni, come spiegava IlGiornale.it, un rapporto declassificato dell’intelligence elencava tutti i tentativi stranieri di influenzare le elezioni del 2020 – e metteva in evidenza come i principali avversari degli Usa, come Russia e Iran, considerino le elezioni statunitensi delle “opportunità” per sostenere la loro agenda politica. Secondo quanto rilevato da Vox, tuttavia, il documento di 15 pagine del National Intelligence Council, non scrive da nessuna parte che Mosca ha provato concretamente ad alterare il risultato elettorale.

Joe Biden: “Abbiamo risposto alle ingerenze di Mosca”

Questo, tuttavia, non impedisce all’amministrazione Biden di vedere nella Russia di Vladimir Putin il nemico perfetto e un ostacolo all’ordine internazionale liberale che la sua amministrazione vuole re-instaurare dopo i quattro anni di Donald Trump e di “America First”. Nel suo discorso pronunciato al Congresso per i primi 100 giorni della sua amministrazione, Joe Biden è tornato ad attaccare Mosca affermando che “nessun presidente americano responsabile può tacere quando vengono violati i diritti umani fondamentali. Un presidente deve rappresentare l’essenza del nostro Paese. L’America è un’idea, unica al mondo. Siamo tutti uguali. È quello che siamo. Non possiamo abbandonare quel principio” ha rimarcato Biden, sottolineando la differenza – a suo dire – fra l’America e i Paesi rivali. “Per quanto riguarda la Russia, ho detto molto chiaramente al presidente Putin che, sebbene non cerchiamo un’escalation, le loro azioni hanno delle conseguenze. Ho risposto in modo diretto e proporzionato all’interferenza della Russia nelle nostre elezioni e negli attacchi informatici al nostro governo e alle imprese. Ma possiamo anche cooperare quando è nel nostro interesse reciproco”.

Cosa non torna nelle parole del Presidente Usa

C’è un però: davvero Mosca ha tentato di interferire e alterare il risultato elettorale nelle elezioni del 2016 e del 2020? Come scrive Paul Perry su RealClearInvestigations, è la stessa comunità d’intelligence a smentire l’inquilino della Casa Bianca. Nel documento “Intelligence Community Assessment” sulle minacce straniere alle elezioni statunitensi pubblicato il 10 marzo, l’Ufficio del Direttore dell’intelligence nazionale di Biden, presieduto dal democratico Avril Haines, fa una precisa distinzione fra gli sforzi dei Paesi stranieri per “influenzare” le elezioni americane e quelli, ben più gravi, per “interferire nelle elezioni”. Non si tratta solamente di una questione semantica ma di sostanza, sottolineando, tuttavia, un dato di fatto fondamentale: è normale che le nazioni rivali provino a “influire” e a dire in qualche modo la loro – attraverso il soft power – nelle elezioni dei Paesi considerati “nemici”. Accade dall’alba dei tempi e non vi è nulla di strano. Altra cosa è determinare, attraverso le proprie azioni – illegali – l’esito delle elezioni di un Paese straniero. E questo, secondo la stessa intelligence Usa, la Russia non ha mai tentato di farlo.

“Mosca non ha mai interferito con le elezioni Usa”

L’intelligence definisce infatti “influenza elettorale” come gli “sforzi palesi o occulti da parte di governi o attori stranieri” per influenzare indirettamente un’elezione attraverso “candidati, partiti politici, elettori o le loro preferenze o processi politici”. Al contrario, parla di “interferenza elettorale” quando gli stati – stranieri – prendono di mira “gli aspetti tecnici delle elezioni”, inclusi “il calcolo e il conteggio dei voti o la comunicazione dei risultati”. Nel peggiore dei casi, sottolinea RealClear Investigations, la comunità dell’intelligence statunitense ha concluso che Mosca ha cercato di “influenzare” le elezioni, ma non di interferire nel loro esito o di minarne la sicurezza.

Ciò significa che mentre i russi possono aver condotto “operazioni mirate a campagne attraverso attività cibernetiche o propagazione di disinformazione online”, le agenzie di intelligence hanno concluso che i russi non hanno mai effettivamente interferito nel processo elettorale, come sembra invece suggerire lo storytelling promosso da Joe Biden e dalla sua amministrazione. Questo dato di fatto è coerente con i precedenti rapporti dell’intelligence, che hanno escluso che il Cremlino possa aver minato la tenuta della democrazia americana attraverso azioni cyber o attacchi hacker.

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