Né con la Russia, né con l’Ucraina. Sul conflitto in corso la Cina continua a non schierarsi apertamente, preferendo perseguire una terza via diplomatica che, nelle intenzioni di Pechino, potrebbe e dovrebbe portare ad un nuovo ordine globale non più americano centrico.
Il gigante asiatico ha condannato la guerra senza mai puntare il dito contro la Russia, e anzi, accusando talvolta l’Occidente e la Nato, come nel caso delle sanzioni varate contro Mosca. Allo stesso tempo, quando i media statunitensi hanno messo in dubbio la neutralità cinese, ipotizzando un possibile supporto militare del Dragone al Cremlino, le autorità cinesi hanno prima negato ogni indiscrezione, poi fatto capire che la Russia è un partner e non un alleato.
In Occidente, molti stanno ancora cercando di capire che cosa significa l’affermazione della Cina, che in realtà ha semplicemente messo nero su bianco la sua concezione delle relazioni internazionali. A questo proposito è interessante leggere l’intervento scritto da Bill Emmott sul quotidiano La Stampa. L’ex direttore dell’Economist ha spiegato che la Cina non si schiera per calcolo, nell’intenzione di attirare i vicini di casa nella propria sfera di influenza.
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Calcolo e strategia
Meglio, dunque, proseguire lungo il percorso intrapreso ormai da decenni e che, fino ad oggi, ha consentito alla Cina di diventare una superpotenza economica (ma non ancora militare). In realtà questo ragionamento, molto pragmatico e poco ideologico, non è stato adottato soltanto da Pechino ma anche dalla maggior parte dei Paesi asiatici, India compresa.
Nel corso dell’ultimo summit Shangri-La Dialogue, i ministri della Difesa dell’Indo-Pacifico hanno fatto emergere un particolare non da poco: in quell’area di mondo, non c’è nessuno che abbia apertamente appoggiato la causa russa. Emblematiche le parole spese da Wei Fenghe, ministro della Difesa cinese, che, oltre ad aver accusato gli Stati Uniti di alimentare tensioni nella regione, ha spiegato che quella stretta tra Cina e Russia è una partnership e non un’alleanza.
Certo, i cinesi considerano i russi ottime spalle per “compromettere la ledership occidentale negli affari internazionali”, ha scritto Emmott, ma è anche vero che il Dragone non ha alcuna intenzione di giustificare le mosse di Mosca. Pena: l’isolamento economico, o peggio, le sanzioni occidentali.
Terza via
Prende così forma quella che può essere definita una sorta di terza via, in un revival del “movimento dei non allineati“. L’India, ad esempio, ha adottato un atteggiamento simile a quello cinese: non ha condannato Mosca e ha acquistato petrolio russo a prezzo di saldo, ben sapendo di dipendere dal Cremlino per quanto concerne la tecnologia militare e i rifornimenti militari.
Sia chiaro: questo non vuol dire che Nuova Delhi sostenga la Russia. Significa che non intende entrare a gamba tesa su una questione delicata che, a quanto pare, chiama in causa Europa, Stati Uniti e, appunto, Russia. Scegliere da quale parte schierarsi comprometterebbe, infatti, gli interessi nazionali indiani. Meglio adottare il basso profilo.
Ultima considerazione degna di nota: Joe Biden ha più volte parlato della guerra in Ucraina come uno scontro tra democrazie e autocrazie. Il punto è che moltissimi Paesi dell’Indo-Pacifico, alleati dell’Occidente, sono autocratici. E non sono per niente favorevoli a questa guerra.