Secondo alcune testimonianze recentemente divulgate dalla commissione per la sicurezza nazionale del Senato e riportate dal giornalista investigativo John Solomon su Just the News, Hunter Biden, figlio del candidato dem alla presidenza Joe Biden, insieme ai rappresentanti della società ucraina Burisma Holdings – che aveva assunto Hunter nel 2014 – si erano assicurati almeno sei incontri di alto livello con alti funzionari dell’amministrazione Obama. Accadde poco prima che l’allora vicepresidente Joe Biden costringesse il procuratore ucraino che indagava sull’azienda produttrice di petrolio e gas, operante sul mercato ucraino dal 2002, a dimettersi.
“Non indagate sul figlio di Biden”
Durante alcuni degli incontri, la società di lobbying con sede a Washington Blue Star Strategies che rappresentava Burisma, ha ripetutamente sollecitato i funzionari statunitensi ad aiutare l’azienda ucraina e convincere il governo di Kiev a porre fine alle accuse di corruzione che a lungo avevano perseguitato la società, che ha nominato Hunter Biden nel suo consiglio d’amministrazione nel 2014. In un documento risalente al dicembre 2015, Blue Star si è assicurata un incontro con l’allora ambasciatore degli Stati Uniti in Ucraina Geoffrey Pyatt in cui i lobbisti pagati da Burisma spingevano affinché l’azienda del gas non fosse più perseguita. L’incontro, spiega Solomon, avvenne in un momento delicato per Burisma. Pyatt, solo pochi mesi prima, aveva tenuto un discorso chiedendo che Burisma e il suo proprietario Mykola Zlochevsky fossero perseguiti per corruzione, e i pubblici ministeri ucraini avevano iniziato a intensificare l’attività sul caso, incluso l’invio di prove all’Ufficio nazionale anticorruzione per ulteriori indagini e, infine, con l’obiettivo di arrivare a una nuova confisca di beni ai danni di Zlochevsky.
Nello stesso periodo, il New York Times pubblicò un articolo che raccontava come la presenza di Hunter Biden nel consiglio di Burisma durante le indagini stesse minando la credibilità degli Stati Uniti nella lotta alla corruzione ucraina. Secondo i funzionari del Dipartimento di Stato Joe Biden fece un primo tentativo di licenziare il procuratore capo Viktor Shokin che indagava su Burisma in quel periodo. Amos Hochstein, un alto funzionario delle politiche energetiche presso il Dipartimento di Stato e confidente dell’allora vicepresidente, ha detto agli investigatori del Senato di aver preso parte alle riunioni con Blue Star alla fine del 2015 e di nuovo a marzo 2016.
Quel ricatto a Poroshenko
Nel maggio del 2016, Joe Biden in qualità di uomo di punta designato da Barack Obama per l’Ucraina, volò a Kiev per informare Poroshenko che la garanzia di un prestito ammontante a ben un miliardo di dollari americani era stata approvata per permettere a Kiev di fronteggiare i debiti. Ma si trattava di un aiuto “condizionato”. Se Poroshenko non avesse licenziato il procuratore capo nello stretto giro di sei ore, Biden sarebbe tornato negli Usa e l’Ucraina non avrebbe più avuto alcuna garanzia di prestito. L’Ucraina, in quell’occasione, capitolò senza alcuna resistenza. Il procuratore stava indagando proprio sugli affari della Burisma Holdings, compagnia che aveva collocato nel proprio board operativo il figlio del vicepresidente. Lo stesso Biden si vantò di aver minacciato nel marzo 2016 l’allora presidente ucraino Poroshenko di ritirare un miliardo di dollari in prestiti se quest’ultimo non avesse licenziato il procuratore generale Viktor Shokin che stava indagando proprio su suo figlio Hunter.
Chi è Hunter Biden
Il figlio di Joe Biden aveva già ottenuto un incarico presso il National Democratic Institute (Ned), un’organizzazione di “promozione della democrazia” finanziata dagli Stati Uniti che ha contribuito a rovesciare il governo filo-russo di Yanukovich insieme all’Open Society del finanziere George Soros. Hunter venne così arruolato in una posizione di grande prestigio in Burisma, a 50 mila dollari al mese, nonostante la sua totale mancanza di esperienza nel settore energetico e negli affari ucraini. Hunter Biden lo ripagò contattando un importante studio legale di Washington, Dc, Boies, Schiller e Flexner, dove aveva lavorato come consulente. Nel gennaio successivo, i beni dell’oligarca vennero scongelati nel Regno Unito. Nella primavera del 2014, Associated Press e persino il New York Times sollevarono perplessità sul ruolo di Hunter Biden nella compagnia ucraina, nonostante Joe Biden assicurasse di non saperne nulla.