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Il National Counterintelligence and Security Center, il centro di controspionaggio statunitense, ha pubblicato un documento in cui avverte sui pericoli connessi alle tecnologie emergenti portati dalle potenze straniere, nella fattispecie la Russia e la Cina. Il rapporto, nella sua sinteticità, risulta essere alquanto esaustivo per quanto riguarda i settori considerati più delicati tra le nuove capacità tecnologiche: intelligenza artificiale, bioeconomia, sistemi autonomi, sistemi quantistici e i semiconduttori.

Il documento, dopo una breve premessa, esordisce dando il contesto attuale del livello di minaccia. Viene affermato che “la leadership degli Stati Uniti nei settori tecnologici emergenti affronta sfide crescenti da concorrenti strategici che riconoscono i benefici economici e militari di queste tecnologie e hanno messo in atto strategie nazionali di ampio spettro per raggiungere la leadership in queste aree”. Secondo la valutazione dell’intelligence statunitense, con l’affermarsi di un “campo di gioco tecnologico” più equo in futuro, emergeranno nuovi sviluppi tecnologici da sempre più Paesi e con meno segnali di avviso. Si fa notare che mentre la democratizzazione di tali tecnologie possa essere vantaggiosa, lo stesso meccanismo può anche essere economicamente, militarmente e socialmente destabilizzante e pertanto i settori preventivamente individuati – ma non solo – meritano una maggiore attenzione per prevedere l’andamento delle tecnologie emergenti e comprenderne le implicazioni per la sicurezza.

Come dicevamo l’agenzia di controspionaggio ha individuato i due principali attori rivali in questa gara per la supremazia tecnologica: la Russia e la Cina. In particolare Pechino ha l’obiettivo di raggiungere la leadership in varie tecnologie emergenti entro 2030. La Repubblica Popolare Cinese risulta essere il principale concorrente degli Stati Uniti perché ha una strategia completa e dotata di risorse per acquisire e utilizzare tecnologie in grado di perseguire i suoi obiettivi nazionali, incluso il trasferimento di tecnologia e la raccolta di informazioni attraverso la sua politica di fusione degli ambiti militare-civile e la legge sull’intelligence nazionale che richiede a tutte le entità cinesi di condividere tecnologia e informazioni con l’esercito, l’intelligence e i servizi di sicurezza. Pechino sta concentrando gli sforzi in quei settori che ritiene fondamentali per il suo futuro economico e militare, come la biotecnologia, l’informatica avanzata e l’intelligenza artificiale. Per raggiungere i suoi obiettivi strategici, la Rpc non esita a impiegare un’ampia varietà di metodi, tra cui anche quelli “semi legali” o del tutto illegali, che le permettono di acquisire tecnologia e know-how dagli Stati Uniti e da altre nazioni.

Allo stesso modo la Russia considera lo sviluppo della scienza e delle tecnologie avanzate una priorità per la sicurezza nazionale e sta prendendo di mira i progressi degli Stati Uniti attraverso l’impiego di una varietà di trasferimenti di tecnologia leciti e illeciti per sostenere gli sforzi a livello nazionale, compresi i suoi programmi militari e di intelligence. Queste azioni includono l’utilizzo di reti di approvvigionamento illecito, la ricerca del trasferimento di tecnologia attraverso joint venture con aziende occidentali oppure richiedere l’accesso ai codici sorgente dei software delle aziende hi-tech che cercano di vendere i loro prodotti in Russia. Mosca cerca sempre più di reclutare talenti o di ottenere collaborazioni scientifiche internazionali per fa avanzare gli sforzi di ricerca e sviluppo nazionali, ma i vincoli imposti dalla scarsità di risorse (principalmente dovuti alle sanzioni e alla volatilità della sua economia basata sugli idrocarburi) la hanno costretta a concentrarsi solo su alcune tecnologie chiave, come le applicazioni militari dell’intelligenza artificiale.

Intelligenza artificiale al centro

L’intelligenza artificiale (Ia) viene considerata “un sistema che in futuro potrebbe eguagliare o superare la capacità di comprensione e apprendimento di un essere umano” grazie alle possibilità, sempre più crescenti, delle capacità di apprendimento automatico (in inglese machine learning).

Il tema è stato ampiamente trattato dalle nostre colonne, evidenziandone gli aspetti più controversi e ancora dibattuti riguardanti le possibilità del controllo umano (human-in-the-loop) e dei diversi approcci che caratterizzano la postura occidentale e sino-russa, con questi ultimi più propensi verso l’esclusione, totale o parziale, del controllo umano per questioni di opportunità bellica, ovvero ottenere un vantaggio sul campo di battaglia dato dalla stessa scelta occidentale di non avvalersi della medesima soluzione. Il rapporto afferma, inoltre, che l’Ia amplia anche la finestra di vulnerabilità per gli Stati Uniti: il dominio tecnologico americano è minacciato da concorrenti strategici come la Rpc, che possiede la forza, il talento e l’ambizione di superare potenzialmente gli Usa come leader mondiale nell’Ia nel prossimo decennio se le tendenze attuali non cambieranno.

Qualcosa di simile era stato detto, se pur con toni decisamente più pessimistici, dall’ex capo del software del Pentagono. A tal proposito abbiamo già avuto modo di sottolineare come certi allarmi siano, spesso ma non sempre, più funzionali alla retorica del complesso industriale militare statunitense nella sua ricerca di maggior potere (e finanziamenti) che strettamente legati a una realtà dei fatti.

Questione di… quanti!

La tecnologia quantistica, che include la capacità di calcolo, il networking, e il rilevamento (ad esempio i radar), sfrutta le proprietà fondamentali della materia per generare nuove tecnologie dell’informazione. Ad esempio i computer quantistici possono, in linea di principio, utilizzare le proprietà uniche di atomi e fotoni per risolvere certi tipi di problemi in modo esponenzialmente più veloce di un computer convenzionale. Pertanto un computer quantistico sufficientemente potente potrebbe, in un prossimo futuro, permettere la decrittazione dei protocolli di sicurezza informatica più comunemente utilizzati, mettendo a rischio l’intera infrastruttura delle comunicazioni economiche e di sicurezza nazionale. In breve, chi vince la corsa al calcolo quantistico otterrà la capacità, potenzialmente, di compromettere le comunicazioni degli altri. Da questo punto di vista il recente supercomputer quantistico cinese da 66 qubit chiamato Zuchongzhi, che risulta essere la macchina più potente del suo genere che si sia vista fino ad oggi, deve aver destato molte preoccupazioni nell’agenzia di controspionaggio Usa.

Guerra sui chip

I semiconduttori, così come i circuiti integrati, sono essenziali per la vita moderna e sono utilizzati da tutti noi quotidianamente, permeando tutti gli aspetti della nostra vita moderna: dagli elettrodomestici sino agli aerei, ai radar, ai missili e ai satelliti. La natura globale della catena di approvvigionamento dei semiconduttori ha portato a una maggiore concentrazione geografica della produzione e, conseguentemente, a una profonda interdipendenza, creando strozzature che possono comportare interruzioni e opportunità per nazioni avversarie di ostacolare l’accesso degli Stati Uniti a queste risorse.

Ad esempio gli Usa sono fortemente dipendenti da un’unica società di Taiwan per la produzione dei suoi chip più avanzati, inoltre ha una significativa dipendenza dalla Cina per semiconduttori mature-node e per le Terre Rare, che risultano fondamentali per la loro produzione. Da qui capiamo perché la questione taiwanese stia oggi così tanto a cuore di Washington, essendo Taipei uno dei maggiori produttori mondiali di chip insieme al Giappone.

Essendo i semiconduttori componenti chiave dei prodotti ad alta tecnologia, la fragile catena di approvvigionamento che li caratterizza, passibile di blocchi voluti o accidentali (pensiamo a quanto successo a Suez) mette virtualmente ogni settore dell’economia a rischio. Da questo punto di vista gli Stati Uniti stanno già correndo ai ripari: a febbraio il presidente Joseph Biden aveva firmato un ordine esecutivo riguardante la “catena di approvvigionamento” di beni essenziali e critici per la sicurezza del Paese riguardanti, tra l’altro, proprio i semiconduttori, le batterie e le Terre Rare.

Droni ma non solo

Per sistemi autonomi si intende sistemi in grado di eseguire compiti con limitato intervento o controllo umano. Ad esempio, le auto con sistemi di supporto alla guida e la maggior parte dei veicoli aerei senza equipaggio sono semi-autonomi, mentre le auto senza conducente e i robot mobili nei magazzini sono esempi di sistemi completamente autonomi. Il sempre maggiore utilizzo di questi sistemi presenta anche nuovi rischi: a causa della loro dipendenza da un software e da una rete informatica, presentano maggiori vulnerabilità agli attacchi cibernetici, inoltre sono soggetti, come qualsiasi strumento di uso comune, alle criticità dovute a possibili interruzioni della catena di approvvigionamento dei loro componenti.

Una nuova biological warfare?

Infine viene considerata la “bioeconomia”, definita come l’attività economica guidata dalla ricerca e dall’innovazione nelle biotecnologie resa possibile dalla convergenza tra le scienze della vita e quelle dei dati (ad esempio informatica, calcolo ad alte prestazioni/quantistico e telecomunicazioni).

In questo caso le minacce sono molto più mirate all’uomo in quanto essere vivente: la biotecnologia può essere infatti utilizzata in modo improprio per creare agenti patogeni virulenti che possono colpire gli approvvigionamenti alimentari o anche la popolazione in modo diretto. La tecnologia genomica, normalmente utilizzata per progettare terapie su misura per le malattie, può essere “ribaltata” e utilizzata anche per identificare vulnerabilità genetiche in una popolazione, in modo da colpirla con un patogeno adeguato che non sarebbe pericoloso per un’altra.

Anche le grandi banche dati genetiche che consentono di scoprire i propri antenati o di risolvere crimini, possono essere utilizzate in modo improprio per la sorveglianza e la repressione sociale. La Cina, in questo senso, potrebbe aver già hackerato le cartelle cliniche o acquistato le informazioni genetiche di milioni di americani attraverso società che offrono il servizio di determinazione del proprio albero genealogico online. Il National Counterintelligence and Security Center, aveva già messo in guardia rispetto alla possibilità che i test Covid-19 del Beijing Genomics Institute potessero essere sfruttati per raccogliere e archiviare le informazioni biometriche della popolazione. Il rischio? Un’arma biologica sintetica ad hoc. Fantascienza? Niente affatto. A giugno di quest’anno vi avevamo già parlato di un dossier dell’U.S. Naval Institute che molto dettagliatamente spiegava come tutto questo fosse possibile.

Il report si conclude con le contromisure che enti e singole persone possono (devono) prendere per mitigare questi rischi: dal non utilizzo del wi-fi pubblico sino all’evitare di utilizzare il proprio telefono cellulare all’estero, passando per l’attenta analisi di fornitori, investitori e partner a cui deve essere concesso il minimo livello di credenziali di sicurezza possibile.

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