Incontrare Vladimir Putin a Mosca e quindi telefonare a Volodymyr Zelensky nel primo contatto diretto da quando è scoppiata la guerra in Ucraina. Nei prossimi giorni Xi Jinping potrebbe affrontare in maniera decisa la crisi ucraina cercando di proporre una soluzione ai leader delle due parti in causa.
“Le comunicazioni tra il presidente e il capo della Cina inizieranno nel pomeriggio del 20 marzo. Sarà un incontro individuale, una cena informale. Il 21 marzo sarà il giorno dei negoziati”, ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.
La notizia è stata confermata da Pechino. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, ha detto che la trasferta del leader cinese “riguarderà l’amicizia volta ad approfondire la fiducia reciproca tra Cina e Russia”.
Se da un lato la Cina starebbe cercando di accelerare nel tentativo di risolvere la questione ucraina, dall’altro lato Pechino non sembra abbia alcuna intenzione di allontanarsi dalla Russia, né di rompere la partnership senza limiti avviata con Mosca. Una prova abbastanza evidente del fatto che il governo cinese intende portare avanti la propria diplomazia, secondo i propri criteri – ad esempio senza ridurre le relazioni con Paesi terzi nella dicotomia “amico-nemico” – coincide con la nomina di Li Shangfu come ministro della Difesa.
Il nuovo ministro della Difesa cinese
Li Shangfu è infatti un generale soggetto a sanzioni statunitensi, e questo potrebbe creare un enorme ostacolo al dialogo militare tra Cina e Stati Uniti, per di più in un momento di massima tensione internazionale.
Li, un ingegnere aerospaziale con poca visibilità internazionale, è stato confermato come alto funzionario militare dopo che, lo scorso ottobre, era stato nominato membro della Commissione militare centrale, il massimo organo militare cinese. Non ci sarebbe alcun problema per Washington, se non che, nel 2018, gli Stati Uniti hanno aggiunto Li ad un elenco di sanzioni per aver effettuato transazioni con individui affiliati ai settori della difesa o dell’intelligence russa.
Li, all’epoca, era direttore di un’agenzia che pianificava, sviluppava e procurava armi per l’Esercito popolare di liberazione, ed era stato preso di mira dagli Usa per il suo ruolo nell’acquisizione di aerei da combattimento SU-35 e sistemi missilistici antiaerei S-400 dalla Russia.
La scelta di puntare su Li indica anche che la Cina intende gestire le relazioni con gli Stati Uniti secondo un criterio di stabilità e quelle con la Russia in piena solidarietà. Né alleati, né rivali.
La diplomazia di Xi
Il messaggio rivolto a Washington è chiaro: la Cina non si smarcherà da Mosca come vorrebbe il blocco occidentale. Al contrario, continuerà ad intrattenere rapporti con chiunque voglia interagire con lei, nessuno escluso. È questo uno dei principi di fondo della Xiplomacy, la diplomazia personale di Xi Jinping, pronto, secondo alcuni, a mettere la faccia sulla possibile risoluzione della crisi ucraina.
In caso di fumata bianca, dopo l’enorme successo diplomatico conseguito mediando l’inaspettato accordo tra Iran e Arabia Saudita, Pechino è pronta a battere nuovamente a riscuotere elogi internazionali.
Ricordiamo che la Cina ha messo sul tavolo una lista di condizioni per conseguire la pace in Ucraina. Zelensky ha spiegato di essere disposto a discuterne con Xi, mentre Washington ha criticato la soluzione cinese per aver inserito eccessivi pregiudizi filo russi nel testo.
Intanto, Xi Jinping, che ha incontrato Putin di persona 39 volte da quando è diventato presidente – l’ultima a settembre durante un vertice in Asia centrale – è pronto al 40esimo faccia a faccia con il capo del Cremlino.