Il 31 dicembre scorso, il presidente cinese Xi Jinping ha tenuto, come molti suoi omologhi, un discorso di fine anno in cui ha chiarito alcuni passaggi fondamentali del 2022 appena conclusosi collegandoli con gli auspici – e i progetti – per un futuro migliore della Cina.
Il discorso di fine anno di Xi
Il presidente ha ricordato l’evento principale, ovvero il 20esimo Congresso del Partito Comunista Cinese (Pcc), riaffermando la volontà di “costruire un paese socialista moderno sotto tutti gli aspetti e promuovere il grande ringiovanimento della nazione cinese su tutti i fronti attraverso un percorso cinese verso la modernizzazione”. Nulla di nuovo. Nell’agenda di Xi Jinping, che si può leggere nella serie di libri “Governare la Cina” che raccolgono il suo pensiero e i suoi discorsi, questo concetto è ben chiaro e spiegato in modo articolato.
Il presidente cinese ha ricordato che l’economia nazionale è “rimasta la seconda più grande del mondo e ha goduto di un solido sviluppo nel corso dell’anno” nonostante una crisi alimentare globale, la pandemia e la recessione economica che sta colpendo buona parte del mondo, anche a seguito degli eventi bellici europei. “Con sforzi straordinari” ha ricordato ancora Xi Jinping, “la Cina ha prevalso su difficoltà e sfide senza precedenti, e non è stato un viaggio facile per nessuno”. Spazio è stato dato ai risultati ottenuti anche in campo tecnologico, come il varo di una nuova portaerei (la Fujian) di progettazione interamente locale, il lancio di navicelle spaziali e i progressi nel settore aeronautico.
È stato sottolineato “il grande carattere di resilienza che la nazione cinese ha portato avanti nel corso dei millenni” e l’interconnessione della Cina col resto del mondo. Citando il famoso poeta cinese Su Shi, Xi ha affermato che la Cina “attaccherà ciò che c’è di più duro e mirerà a ciò che è più lontano”, il che significa affrontare le sfide più grandi e perseguire gli obiettivi più ambiziosi, aggiungendo che “finché abbiamo la determinazione di spostare le montagne e la perseveranza di avanzare lentamente ma costantemente, finché manteniamo i piedi per terra e andiamo avanti nel nostro viaggio facendo progressi costanti, trasformeremo i nostri grandi obiettivi in realtà”.
Il presidente cinese ha anche fatto appello all’unità nazionale, affermando che “ciò che conta è costruire il consenso attraverso la comunicazione e la consultazione” e sottolineando la necessità che la popolazione cinese lavori “con un solo cuore e una sola mente”.
Spazio è stato dato anche alla questione taiwanese, affermando che “le persone su entrambi i lati dello Stretto di Taiwan sono membri di un’unica e stessa famiglia”; infine, come da copione universale in occasione di discorsi simili, un appello ai giovani che “devono farsi avanti e assumersi le proprie responsabilità; coltivare un’intraprendenza appassionata e vivere la giovinezza al massimo con grande slancio, per dimostrarsi degni dei tempi e del suo splendore”.
La politica del Politburo nella libreria di Xi
Xi Jinping ha tenuto la sua orazione avendo alle spalle una grande libreria, sui cui scaffali spiccavano alcune fotografie personali, ma risulta più interessante guardare ai titoli dei libri ivi presenti e mostrati nel corso dell’intervento, in quanto siamo convinti che la scelta dei testi mostrati non sia stata affatto casuale.
Il Politburo è conscio che la trasmissione del discorso di fine anno del leader cinese sarà sottoposta a un’attenta analisi da parte degli esperti negli uffici d’intelligence di (quasi) tutto il mondo occidentale e non solo, pertanto qualsiasi dettaglio mostrato è stato accuratamente soppesato.
Si nota da subito la presenza delle opere complete di William Shakespeare pubblicate da Yilin Press. Xi ha fatto numerosi riferimenti al drammaturgo inglese nei suoi discorsi passati, e, in particolare, ha ricordato che lo conobbe per la prima volta durante la sua giovinezza quando si trasferì nello Shaanxi settentrionale da Pechino. Shakespeare è stato citato da Xi anche direttamente al parlamento britannico nel 2015 come introduzione all’augurio di maggiore cooperazione bilaterale di lungo termine, e prima ancora, nel 2009, durante la visita alla fiera del libro di Francoforte, il presidente cinese osservò che grazie agli scambi culturali persone di diversi Paesi possono conoscere Goethe, Confucio e il noto scrittore di oltre Manica.
Questa forse è la parte più personale di Xi che è stata mostrata, ma non è da escludere che, proprio per le particolari citazioni qui ricordate, si voglia ricordare che il Dragone è ancora aperto alla collaborazione internazionale, sebbene alcuni suoi tratti comportamentali, per così dire, dimostrino il contrario. Al di là delle ben note questioni territoriali che riguardano i mari del Pacifico Occidentale, a Pechino è sempre stata rivolta l’accusa – oltremodo fondata – di poca trasparenza in ambito sanitario non solo per quanto riguarda la gestione della pandemia, ma anche per quanto riguarda le sue cause. Oggettivamente, se guardiamo al comportamento generale della Cina, la “poca trasparenza” è più una regola che un’eccezione.
Proseguendo si nota l’opera “Storia della Cina” fortemente voluta da Mao Zedong, che è un classico per qualsiasi cinese mediamente colto, l’opera completa di Li Dazhao (uno dei fondatori del Pcc) e quella di Sun Yat-sen, che è forse una delle figure più note della storia cinese moderna in quanto è uno degli artefici della rivoluzione del 1911.
Oltre a un dizionario lessicografico di cinese in 23 volumi, spicca la serie di storia moderna della Cambridge University tradotta, che forse non sottolinea solo l’attenzione al presente del leader politico, ma anche lo studio della storia occidentale secondo il nostro punto di vista. Il vecchio detto “conosci il tuo nemico” resta sempre valido. A tal proposito si nota anche “Storia della civiltà”, traduzione dell’opera degli storici statunitensi Will e Ariel Durant, Geschichte des Westens, il libro della storia tedesca di Heinrich August Winkler, lo statunitense “Storia globale: dalla preistoria al 21esimo secolo”, la “Storia della filosofia occidentale” di Bertrand Russell e “Il grande mare: storia umana del Mediterraneo” del professor David Abulafia di Cambridge. Niente Machiavelli o Von Clausewitz per Xi Jinping, almeno per quello che si è visto.
In compenso sorprende, ma non troppo, vedere una serie di libri su argomenti tecnici/scientifici molto attuali. “2030: Come le più grandi tendenze di oggi si scontreranno e rimodelleranno il futuro di ogni cosa” è la traduzione cinese del lavoro del sociologo statunitense Mauro F. Guillén, ed insieme a “The Deep Learning Revolution” di Terry Sejnowski, che spiega come il deep learning, da Google Translate alle auto senza conducente stiano cambiando le nostre vite e trasformando ogni settore dell’economia e a “Megatech: la tecnologia nel 2050” di Daniel Franklin dimostrano come il Politburo sia fermamente proiettato non solo al prossimo decennio, ma al prossimo secolo. La sfida cinese al mondo, infatti, è generazionale, e non guarda solamente alle “prossime elezioni” come avviene in Occidente, perché a Pechino si è capito che per generare prosperità per 1 miliardo e 400 milioni di persone occorrono strategie di lungo e lunghissimo termine.
Da notare anche il tedesco “Unsere Welt neu denken: Eine Einladung” di Maja Gopel, in cui si mette in guardia non solo della crisi ambientale che stiamo vivendo, ma anche di quella sociale che ne conseguirà. Poi ancora troviamo libri di poeti, filosofi e politici cinesi (compresi Mao, Deng Xiaoping e Jiang Zemin), testi di storia cinese antica, l’onnipresente biografia di Mao, la storia del Pcc, l’enciclopedia militare cinese e per finire un dizionario inglese-cinese insieme a, particolare molto interessante, un dizionario militare inglese-cinese.
Un messaggio subliminale per l’Occidente
Sostanzialmente quanto si è potuto vedere della libreria di Xi Jinping riflette la politica del Politburo, che ormai è sempre più improntata alla figura del leader tanto da averne messo il pensiero nella propria dottrina così come avvenuto per quello di Mao.
Un pensiero che abbraccia la storia millenaria cinese – interessante e significativo trovare un libro sulla storia della dinastia Song, che fu la prima a istituire una marina militare permanente e a generare un diffuso benessere che permise di raddoppiare la popolazione ma che crollò sotto l’impeto dei Mongoli – che però guarda saldamente al futuro, e soprattutto un pensiero che dimostra di conoscere molto bene la storia e la filosofia occidentale.
Un pensiero che non è imbelle, come si evince dalla presenza di testi molto particolari come una serie di 14 libri che documentano la storia dei conflitti dell’Esercito di Liberazione Popolare, e forse, se pensiamo che tra quei 14 volumi è stato mostrato nel video proprio quello che riguarda la guerra in Corea, il messaggio dato dalla libreria di Xi è diretto soprattutto verso l’Occidente.