Presidenti arrestati, ministri e importanti uomini di affari finiti nell’occhio del ciclone, tangenti e mazzette. No, non siamo in Italia ma in Corea del Sud, un Paese che negli ultimi decenni è stato travolto da molteplici scandali legati al mondo della corruzione. Basti pensare che gli ultimi due presidenti sudcoreani, ovvero Park Geun Hye, in carica dal 2013 al 2017, e Lee Myung Bak, attivo dal 2008 al 2013, sono stati arrestati proprio per reati imputabili alla corruzione. Lee è finito in carcere un anno fa, proprio come Park, con la differenza che quest’ultima è stata colta in flagrante mentre era ancora in carica. L’attuale presidente, Moon Jae In, quando fu eletto nel 2017 promise che si sarebbe impegnato per sradicare la piaga della corruzione e inaugurare un nuovo ciclo politico. Niente da fare, perché Seul è alle prese con nuovi scandali.

Giustizia e politica

Proprio nel momento in cui l’amministrazione Moon stava accelerando gli sforzi per depotenziare il potere delle procure, il procuratore generale, Yoon Seok Youl, è stato tirato in mezzo allo scandalo corruttivo-sessuale che ha investito un ex viceministro della giustizia. L’Ufficio del procuratore supremo della Corea del Sud ha smentito le indiscrezioni, ma le voci diffuse dal periodico Hankyoreh 21, vicino al quotidiano di sinistra Hankyoreh, continuano a trovare terreno fertile all’interno della società. Una società ormai stanca e rassegnata di assistere alle rovinose cadute di importanti personalità. Secondo quanto riportato dai giornali, il magnate delle costruzioni Yoon Joong Cheon avrebbe utilizzato alcune escort per ottenere i favori del procuratore generale. Adesso Cheon si trova a processo con l’accusa di essere ricorso a tangenti e favori sessuali per ottenere i favori di influenti funzionari pubblici, tra cui il citato ex viceministro della Giustizia, Kim Hak Eui.

Doppio scandalo

Moon Jae In, pur non essendo estraneo a ogni fatto, rischia di prendersi in pieno volto l’ondata dello scandalo. Il motivo è semplice: il presidente spingeva per ridimensionare il potere delle procure, e per questo è stato il bersaglio prediletto di due critiche. Il ministro della Giustizia, che deve supervisionare l’iniziativa, è stato nominato da Moon soltanto pochi mesi fa, e inoltre si trova già al centro di uno scandalo che ha danneggiato la sua immagine e quella del governo in carica. Un doppio colpo che potrebbe per mandare ko anche un toro, ma non Moon, che ha chiesto a gran voce al ministero della Giustizia e all’Ufficio del procuratore di collaborare per il bene dei cittadini ed equilibrare i poteri istituzionali e quelli della magistratura.

Gli attivisti chiedono le dimissioni di Moon

Come scrive il South China Morning Post, il ministro della Giustizia alle prese con un altro scandalo è Cho Kuk, la cui famiglia è accusata di aver fornito false credenziali accademiche  per aiutare la figlia ad ottenere l’ammissione in una prestigiosa scuola di medicina. Ma i pubblici ministeri hanno messo nel mirino anche il fratello di Cho, sul quale pende l’accusa di appropriazione indebita attraverso una fondazione scolastica a conduzione familiare. Nelle ultime settimane attivisti e studenti sono scesi in piazza chiedendo le dimissioni di Choe ma anche, a sorpresa, quelle di Moon. Di questo passo, al presidente sudcoreano servirà ben altro che una stretta di mano con Kim Jong Un per restare al suo posto.

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