Kim Jong Un e Donald Trump sono arrivati in Vietnam. Nelle prossime ore i due Presidenti si incontreranno per un vertice fondamentale. Oltre al contenuto del meeting e alle conseguenze delle scelte che verranno prese è interessante focalizzare l’attenzione sul contesto. Già, perché lo Stato vietnamita, per Pyongyang, potrebbe essere il modello politico-economico ideale da imitare in un futuro non poi così lontano.
Kim Jong Un “studia” Hanoi
Hanoi è la città scelta per l’incontro. La capitale del Vietnam riflette lo stato di forma del paese, che nel 2017 ha visto la sua economia crescere oltre ogni più rosea aspettativa. Il Pil ha fatto registrare un + 6,8%, lo 0,1% in più rispetto all’obiettivo fissato dal governo. E i dati del 2018 sono ancora migliori: +7%. Proprio su questo intendono fare leva gli americani. Il Segretario di Stato Pompeo ha fatto capire a Kim che la Corea del Nord non ha scelta. O Pyongyang distruggerà il suo arsenale e attuerà delle riforme politiche, oppure resterà per sempre isolato. Una prospettiva che Kim vorrebbe evitare. Per questo il leader nordcoreano proverà a mettersi d’accordo con Trump in un delicato gioco di equilibri.
Un incontro storico
Kim Jong Un ha coperto i circa 4mila chilometri che separano Pyongyang da Hanoi a bordo del suo treno blindato. Soltanto per gli ultimi 170 chilometri, Kim ha usufruito della classica Mercedes nera d’ordinanza, pronta ad attenderlo alla stazione vietnamita di Dong Dang. Il tema principale della discussione con Trump sarà il dossier sul nucleare. Gli Stati Uniti chiedono la denuclearizzazione della Corea del Nord ma Kim vuole garanzie. E allora Trump ha provato così a smuovere l’orgoglio del collega: “Senza nucleare – aveva scritto The Donald in un tweet – la Corea del Nord sarà una superpotenza”. La soluzione più logica per Pyongyang, dunque, è studiare l’evoluzione del Vietnam. In attesa magari di emulare la Cina in un secondo momento.
Il modello vietnamita
Il Vietnam è un fondamentale hub del settore manifatturiero. La recente guerra dei dazi tra Cina e Stati Uniti ha alimentato ulteriormente la crescita di Hanoi. Molte industrie si sono infatti spostate qui proprio per evitare contraccolpi commerciali. Gli investitori stranieri non mancano, l’immobiliare porta diversi guadagni – oltre a speculazioni e problemi vari – ma il potere resta nelle mani del Partito Comunista. La Corea del Nord potrebbe imitare Hanoi in un percorso a step. Il primo passo: stabilizzare le relazioni con gli Stati Uniti. Il secondo: applicare riforme interne, con una conseguente apertura del mercato. Il terzo: accettare investitori stranieri. Al vertice della piramide resta ovviamente un potere forte e stabile, come nella classica tradizione politica asiatica. Per quanto riguarda gli investimenti stranieri la Corea del Sud sarebbe uno degli Stati pronti a mettere sul tavolo diversi milioni di won. Una pioggia di denaro capitanata dai vari colossi sudcoreani, con Samsung in prima fila.