Anche la Germania punta il dito sulla Corea del Nord. Secondo quanto riportato dal presidente dell’Ufficio federale tedesco per la protezione della Costituzione (BfV), Hans-Georg Maassen, il governo nordcoreano avrebbe acquisito (e continuerebbe ad acquisire) tecnologia per i suoi programmi nucleare e missilistico utilizzando la sua ambasciata a Berlino.

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La denuncia è inserita all’interno di un’intervista a Ndr-Tv in cui il direttore dell’intelligence tedesca ha precisato che la maggior parte dei tentativi nordcoreani non è andata a buon fine, ma non tutte le operazioni sono state scoperte. Maassen, come già anticipato dalla Reuters che aveva avuto accesso alle dichiarazioni contenute nell’intervista, ha parlato di acquisizione di tecnologia duale, e cioè sia a uso sia civile che militare. Secondo i servizi tedeschi, le acquisizioni sono avvenute direttamente da compratori tedeschi e sono servite a Pyongyang per evitare le sanzioni e l’embargo sulla tecnologia militare, potendo sfruttare l’uso civile di ciò che veniva acquistato. Secondo i rapporti dell’intelligence, il BfV ha ricevuto le ultime indicazioni sugli acquisti di prodotti presumibilmente impiegati per il programma missilistico della Corea del Nord tra il 2016 e il 2017. Inoltre, alcuni rapporti d’intelligence avrebbero confermato che nel 2014 l’ambasciata nordcoreana avrebbe tentato di acquistare un sistema di monitoraggio in grado di misurare le emissioni nella produzione di agenti chimici a scopo bellico.

Le informazioni date dall’agenzia federale tedesca assumono una loro rilevanza poichĂ© la Germania, come tutti i Paesi del blocco europeo, è generalmente distante, anche mediaticamente, dalla questione nordcoreana. Gli Stati europei seguono tendenzialmente la linea dettata dalle Nazioni Unite e l’invito di alcuni governi a Vancouver da parte dell’amministrazione americana per discutere della Corea del Nord ha reso evidente al massimo un allineamento (piĂą cauto) sulle posizioni Usa. Nelle ultime settimane, sono aumentate le accuse alla Corea del Nord di avere aggirato le sanzioni. Prima le accuse sono state rivolte principalmente verso Cina e Russia, ritenute colpevoli di aver contribuito all’aggiramento delle sanzioni imposte dalla comunitĂ  internazionale – e votate anche da Mosca e Pechino – attraverso l’uso delle navi cargo in alto mare per trasbordare soprattutto carburante. Il dipartimento del Tesoro americano aveva pubblicato dapprima le foto scattate dai satelliti che avevano immortalato uno scambio sospetto da un cargo cinese a un cargo nordcoreano. Dopo le navi cinesi è arrivata l’accusa anche verso navi-cisterna russe che avrebbero scambiato petrolio in alto mare con navi nordcoreane. Nel frattempo, la Corea del Sud ha avviato il sequestro delle imbarcazioni ritenute sospette di aver contribuito a questi traffici. Adesso, arriva anche l’accusa ufficiale delle Nazioni Unite riguardo all’export nordcoreano. In un rapporto pubblicato questo venerdì, l’Onu ha accusato la Corea del Nord di aver aggirato il blocco delle esportazioni imposto dalla comunitĂ  internazionale “esportando carbone, ferro, acciaio e altri prodotti proibiti” e, sempre secondo l’Onu, Pyongyang ha guadagnato quasi 200 milioni di dollari nel 2017 attraverso questi traffici proibiti.

Il divieto di esportazione unito all’attuale embargo, sta tuttavia portando la Corea del Nord al collasso. In questi giorni, il rapporto Unicef che ha denunciato la gravissima situazione alimentare del Paese con circa 60mila bambini a rischio di morte ha puntato il dito contro l’eccessiva pressione internazionale sui commerci con la Corea del Nord. A questa denuncia, si è aggiunta poi recentemente anche la voce della Russia che, attraverso Alexander Matsegora, ha chiesto all’Onu di alleggerire il carico delle sanzioni su Pyongyang per evitare il collasso del sistema. Il blocco ormai quasi totale nei confronti dell’import-export nordcoreano sta seriamente pregiudicando la sopravvivenza dello Stato e, con esso, la stabilità della regione. Gli Stati Uniti sperano, in questo modo, di piegare il regime. Ma c’è anche chi teme come Mosca, che questo assedio nei confronti della Corea del Nord possa indurre Kim a reagire in maniera violenta.  

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