Il Parlamento europeo dà il via libera alla procedura di sanzioni contro Viktor Orban. Un precedente storico: mai l’Europarlamento aveva votato a favore dell’applicazione dell’art. 7 del Trattato. Ed è un precedente che può minare i già difficili equilibri che reggono la fragile struttura dell’Unione europea.
Orban è considerato da molto tempo la bestia nera dell’Europa. Il Partito popolare europeo, famiglia di cui fa parte lo stesso premier ungherese, da tempo accusa Budapest di aver intrapreso una strada contraria ai principi dell’Unione. E molti considerano il leader ungherese l’artefice dell’ascesa delle destre europee e fautore di quel “populismo” che sta rivoluzionando il quadro politico del Vecchio Continente.
Ma se Orban è un problema, sanzionarlo è la soluzione? Secondo l’Europarlamento sì. Ed è per questo che ha chiesto al Consiglio di valutare le sanzioni a Budapest per violazione dello Stato di diritto da parte dell’esecutivo di destra.
Ma politicamente potrebbe essere un errore. Condannare l’Ungheria, in questo momento, è una pericolosa arma a doppio taglio.Vero è che questo voto conferma la volontà dell’Ue di mostrarsi ferma nei confronti di un Paese che sta deragliando rispetto ai principi di diritto comunitari. Ma la sanzione, per quanto giuridicamente corretta, potrebbe rendere Orban un martire e trasformarsi in un boomerang in grado di colpire l’Europa proprio alla vigilia delle elezioni europee del 2019.
Il voto di oggi, se doveva essere una soluzione, rischia quindi di creare un ulteriore problema. Perché il leader di Fidesz è un personaggio che raccoglie consenso, non solo in Ungheria, ma in tutta Europa. Il suo è un metodo che affascina e molti partiti euroscettici lo considerano il vero leader politico non solo del cosiddetto Gruppo di Visegrad, ma anche di tutto coloro che disprezzano i metodi dell’Unione europea o sono critici nei confronti della sua struttura.
Il messaggio che passa da questo voto non è un’organizzazione che sanziona chi ne viola le regole, ma di un’organizzazione sempre più incompresa che condanna chi dice cose che la maggioranza dell’elettorato europeo inizia a ritenere quantomeno comprensibili, se non totalmente giuste. E le ultime tornate elettorali in tutto il continente lo stanno dimostrando.
Oggi, paradossalmente, tutto ciò che l’Europa condanna attrae consenso. E in un momento storico in cui Bruxelles non riesce più a far passare i suoi messaggi, escludere un avversario, sanzionandolo, rappresenta più un assist che un avvertimento. E adesso il problema è capire come si muoverà Orban, visto che è la stessa Ue ad avergli dato la possibilità di alzare il tiro chiedendone la condanna.
Da questo punto di vista, il dilemma Orban che da tempo dilania l’intera Europa assume i connotati di un vero e proprio rebus senza soluzione, a cui l’Europarlamento ha dato forse la risposta meno adatta. Il premier magiaro adesso ha dalla sua parte il fatto che l’Ue vuole escluderlo: e può radicalizzare la sua linea politica anche creando un gruppo esterno al Partito popolare europeo. Per adesso, Fidesz sembra che rimarrà nella famiglia del centrodestra europeo: ma bisognerà aspettare alcuni giorni ed vedere cosa sarà deciso dal quartier generale di Bruxelles.
In questo momento sono tanti i movimenti che chiedono a Orban di creare un fronte sovranista di matrice europea. Lo ha fatto anche l’Fpo austriaco del vice premier Heinz-Christian Strache. E il suo eventuale richiamo alle armi contro l’Unione europea potrebbe estendersi a macchia d’olio in tutto il continente, a cominciare dall’Europa orientale ma arrivando anche a Vienna e, forse, anche in Italia. Uno scenario non impossibile, tanto che è facile pensare che un Orban fuori dal consesso europeo faccia molta più paura di un Orban dentro il sistema europeo e del Partito popolare.
Ora che, politicamente, ha le mani libere, non sono da escludere prese di posizione più forti. Forte del consenso popolare, in Ungheria potrà continuare a governare affermando di essere stato colpito per aver difeso il suo popolo. E all’esterno, potrà diventare realmente il paladino del fronte euroscettico. Del resto, appoggi esterni all’Ue non gli mancano. Donald Trump ha già definito il leader ungherese come uno dei suoi migliori partner europei. Israele lo considera un partner importantissimo, come dimostrato dal suo viaggio a Gerusalemme. E la Cina è pronta a penetrare in Europa proprio partendo da Budapest.