In Iran continuano le polemiche all’interno del regime dopo le proteste dei primi giorni di gennaio.
Il presidente Hassan Rohani aprendo alla possibilità di criticare il governo avrebbe addirittura detto che il profeta Maometto non era contrario alle critiche e che anche al tempo del Magdi, ultimo e dodicesimo Imam sciita, si potevano fare critiche al potere.
Il Magdi fu l’ultimo dei capi religiosi e politici della comunità sciita. Non ha mai avuto successori perché, “disgustato” dalla politica, si è nascosto e tornerà alla fine del mondo con Gesù Cristo per giudicare i buoni e i cattivi.
Rohani è stato accusato dai conservatori di aver detto: “Tutti vanno criticati e non ci sono eccezioni. Non abbiamo persone infallibili nella nazione, a meno che appaia l’Imam nascosto, ma anche nel suo periodo si poteva criticare. Anche il Profeta permetteva che lo criticassero. Anche gli Imam venivano criticati dalla gente. Bisogna criticare anche gli infallibili”.
Dopo essere stato subissato di critiche da parte dei conservatori, Khamenei ha smentito le accuse. “In realtà – ha detto – ciò di cui si discuteva in quell’incontro riguardava la necessità di esercitare tolleranza verso le critiche e si citava l’esempio secondo il quale anche durante il governo degli infallibili dodici Imam il popolo poteva esprimere opinioni e critiche verso il modo di governare e non contro gli infallibili stessi, dei quali è stata sottolineata la generosità”. Quelle frasi non indicano che gli “Infallibili possono essere criticati”, ha sostenuto Rohani, che ha anche invitato gli Ulama e i dotti nelle scuole religiose a leggere la versione originale di quello che ha detto.
Un altro evento importante accaduto in questi giorni è la pubblicazione all’estero di una serie di filmati girati durante l’elezione nel 1989 dell’allora presidente Ali Khamenei a guida suprema. I video sono stati probabilmente trafugati da qualche conservatore che si prepara alla lotta per la successione dell’anziano leader malato di tumore. Nono tutti sono stati ancora pubblicati, ma sono molto interessanti perché riprendono le fasi salienti dell’elezione e chiariscono alcuni fatti ignorati fino a oggi.
La costituzione iraniana prevede che il leader sia un Mujtahid, il massimo grado che si raggiunge dopo aver studiato per anni il Corano e scritto libri su di esso. Nella tradizione classica islamica pre rivoluzionaria i Mujtahid non erano gerarchizzati e i vari Mujtahid potevano avere pareri discordanti tra di loro a seconda delle loro interpretazioni. Con la rivoluzione si crea la figura della guida suprema che ha l’ultima parola sull’interpretazione del Corano e della legge della Repubblica Islamica. Dai video si comprende che, non essendo Khamenei un Mujtahid, i membri del Consiglio lo eleggono provvisoriamente. Una volta ottenuta la promozione non per meriti, verrà poi nominato permanentemente. Sarà interessante vedere cosa riveleranno gli altri video.
La lotta alla successione di Khamenei si fa sempre più dura e tra due anni si terranno le elezioni per eleggere il nuovo Consiglio per l’elezione del leader. Attualmente l’istituzione è guidata da Ahmad Jannati, 90 anni, ultraconservatore eletto nel 2016 grazie ad una colazione formata anche da uomini dell’ex presidente Mahmoud Ahmadinejad. Questo nonostante i moderati sulla carta avessero la maggioranza nell’assemblea.
Quando Khamenei morirà verrà creato un gruppo formato dal presidente della Repubblica, il capo del sistema giudiziario e un membro del Consiglio dei Guardiani. Non è detto che debbano eleggere un solo leader supremo, per la costituzione potrebbero essere anche tre o cinque. Volendo possono anche promuovere un referendum o cambiare la costituzione.
Anche per rispondere alle critiche di questi giorni il presidente Rohani ha annunciato che terrà un importante discorso alla nazione prossima settimana. Il diritto alla critica in Iran rimane ancora pesantemente limitato, e quasi del tutto vietato nei riguardi della Repubblica Islamica.
Certo il sistema iraniano è sempre molto “bizantino”, se molti siti internet sono censurati, tutti sanno che basta avere un sistema Vpn per aggirare il filtro. Il governo in realtà controlla anche la maggioranza dei sistemi Vpn, tanto da mandarli fuori uso durante le manifestazioni. In alcuni casi addirittura impedisce l’utilizzo dell’intera rete internet. Ma nei periodi calmi la Repubblica Islamica non si preoccupa troppo dei sistemi che permettono di aggirare i filtri. Anzi questi sistemi l’aiutano a non dover ammettere gli errori legislativi e modificare le norme. Meglio lasciare il divieto, senza perdere la faccia e permettere a tutti di aggirarlo senza troppi ostacoli. Un’economia che dimezza le potenzialità della rete sarebbe infatti morta.