Il Museo delle Arti Islamiche del Cairo contiene una delle più vaste collezioni di arte islamica al mondo. Il museo fondato alla fine dell’ottocento espone più di 2,500 oggetti in 25 gallerie, ma la collezione nascosta nei sotterranei è molto più vasta, contando più di 102,000 opere d’arte. Gli oggetti datano dal settimo secolo dopo cristo fino al diciannovesimo.Nel gennaio del 2014 un’autobomba esplose distruggendo la sede centrale della polizia del Cairo di fronte al museo, danneggiando il 30 per cento dei reperti, da allora il museo è chiuso. Gli Occhi della Guerra hanno incontrato Ahmad al Shoky, general supervisor del museo.Quando riaprirà?Il museo chiuse nel 2014 a seguito della bomba contro la sede della polizia di fronte al nostro palazzo. L’esplosione ha distrutto molti oggetti. Tantissimi paesi, compreso l’Italia, hanno fatto donazioni per finanziare i restauri, sia degli oggetti che del palazzo. Dopo due anni avendo finito, speriamo di riaprire al più presto.Ogni oggetto che viene dal passato racconta una storia e porta con sé un messaggio. Cosa può raccontare un museo della cultura islamica ai musulmani di oggi?È la nostra missione raccontare cosa l’arte del tempo ci svela della civilizzazione islamica. Un museo come il nostro, pieno di oggetti originali, lo fa non con le parole, ma con evidenze storico-scientifiche. Può raccontare davvero il pensiero e la cultura di questa grande civilizzazione. Un universo in cui, al contrario di quello che raccontano gli estremisti oggi, differenti religioni e culture vivevano insieme. Non vi era conflitto tra religione, scienza e filosofia. L’espansione dell’Islam tra popolazioni di fedi diverse fu favorita, non solamente dalle conquiste militari, ma anche dall’apertura di questa religione al multiculturalismo.Cosa vorrebbe che un giovane egiziano imparasse entrando nel museo?Che gli islamici del tempo combattevano per migliorare la società, erano aperti alla scienza, al commercio, alla speculazione filosofica. Era un mondo che non aveva paura del confronto con realtà diverse. Oggi questa apertura si è persa creando grossi problema.[Best_Wordpress_Gallery id=”185″ gal_title=”Museo Cairo”]Bisogna quindi ripartire dalla cultura?Sì, per fare questo abbiamo fatto anche un catalogo per i bambini, così che fin da piccoli i giovani egiziani possano apprendere le mille sfaccettature della loro cultura.Come museo parteciperete a nuove campagne archeologiche?Il primo direttore del museo dette inizio agli scavi ad Al Fustat, il vecchio Cairo islamico. Quindi sicuramente siamo molto interessati alla riapertura della stagione di scavi archeologici nel Cairo storico.Quale altri progetti state portando avanti per cambiare l’immagine della religione musulmana?Questa è una delle collezioni più grandi al mondo di arte islamica. Io sono fiero di poter lavorare a questo progetto, perché davvero ogni oggetto è portatore di un messaggio dal passato. Se si vuole capire come era il mondo islamico al tempo del famoso califfo Harun al Rashid, questo è uno dei posti in cui venire. Non è importante solamente per gli europei, ma soprattutto per gli islamici. Un museo come questo è il migliore antidoto al terrorismo e all’oscurantismo.Per esempio, stiamo lavorando a un progetto per raccontare il rapporto tra mondo islamico e scienza, stiamo collaborando con specialisti e favorendo pubblicazioni su questo tema. Stiamo anche rilanciando la rivista del museo, con pubblicazioni di esperti da tutto il mondo, proprio per ricreare un dibattito nella società egiziana sulle origine del mondo islamico e la sua cultura. Infine, vogliamo anche favorire i prestiti con gli altri musei mondiali per raccontare la nostra civilizzazione.Quali sono state le parti positive o complicate di riaprire un museo?Come professore universitario è stata una bella sfida diventare direttore di un museo. Fare squadra con tanti professionisti diversi è stato il segreto che ci ha fatto vincere la sfida.
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