La riforma delle pensioni che in Francia innalza l’età minima per lasciare il lavoro da 62 a 64 anni è appena entrata in vigore e dopo mesi di proteste il presidente Emmanuel Macron tira un sospiro di sollievo. Se l’inquilino dell’Eliseo è riuscito a superare questa delicata fase nella vita del Paese lo deve al suo storico braccio destro e attuale ministro dei trasporti Clément Beaune

L’uomo più potente di Francia di cui è probabile non abbiate ancora sentito parlare esce adesso dall’ombra, almeno al di là della crescente notorietà nazionale, attraverso un lungo profilo pubblicato sul New York Times. Madre infermiera di origini ebraiche, padre insegnante e ricercatore, Beaune, oggi quarantaduenne, è cresciuto a Parigi. Perfetto esempio della laicità francese, di lui si dice non abbia mai frequentato un luogo di culto, si è distinto come studente brillante alla scuola d’elite ENA, un’istituzione che ha sfornato quattro degli otto presidenti della Quinta Repubblica, Macron incluso. 

“Siamo un continente di persone, famiglie e nazioni lacerate. Dobbiamo tenere a mente che l’Unione europea è un miracolo”. In questa dichiarazione del ministro dal viso da bambino, traspare la sua passione sconfinata per il progetto europeo e un passato di famiglia segnato dagli orrori dell’Olocausto del quale fu vittima anche il bisnonno materno.

Il ministro francese, che da segretario di stato ha gestito i rapporti con Bruxelles, riconosce come il conflitto in Ucraina sia stato un grande acceleratore dell’unità europea arrivando a sostenere che Donald Trump e Vladimir Putin sono stati i responsabili dell’integrazione dei Paesi del Vecchio continente. Nel suo ragionamento l’ex presidente americano avrebbe mostrato all’Europa l’urgenza di raggiungere l’autonomia. Il presidente russo ha invece ricordato quanto il pericolo della guerra sia sempre presente. “Qualunque europeo abbia dubbi dovrebbe andare ad Odessa e Kiev” ammonisce Beaune. 

Un altro tema molto caro al ministro è la difesa dei diritti delle persone omosessuali. “Sono gay e mi accetto così” ha dichiarato facendo coming out dalle pagine del magazine Têtu a fine 2020. L’anno successivo nel corso di visite in Ungheria e Polonia si è scagliato pubblicamente contro il trattamento discriminatorio riservato alla comunità LGBTQ+

Beaune, il quale aveva fatto il suo esordio come tecnocrate prestato alla politica, negli ultimi anni ha maturato una forte ambizione che gli ha permesso di emanciparsi dalla figura di Macron. I commentatori d’Oltralpe infatti ormai parlano apertamente della possibilità che si candidi, dopo Anne Hidalgo, a sindaco di Parigi nel 2026.  

In realtà il protégé del presidente mirerebbe ancora più in alto come futuro candidato del centro sinistra, uno spazio politico tutto da rifondare e nel quale sono cresciuti entrambi i politici. Macron lascerà l’Eliseo nel 2027 ed è incerto il destino di Renaissance, la sua creatura politica. Suoi possibili successori sono Gérald Darmanin, ministro degli interni, Bruno Le Maire, ministro dell’economia e finanze e l’ex primo ministro Édouard Philippe. Il loro approccio duro nei confronti dell’immigrazione li rende disponibili a guidare il centro destra. 

Beaune che, come il presidente, proviene dal Partito Socialista vorrebbe quindi sfruttare il vuoto al centro nello spettro politico francese al momento schiacciato tra l’estrema destra di Marine Le Pen e l’estrema sinistra di Jean-Luc Mélenchon. “Se non hai ambizione non sei un politico”, dichiara il ministro al New York Times. Le sue prossime mosse mostreranno quanta ne ha davvero. 

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