L’Europa per troppo tempo ha considerato la crisi siriana come un conflitto regionale di poco conto. Ha osservato la nascita del Califfato come un elemento fisiologico quasi come una normalità. Anzi senza rendersene conto la sua inattività, dentro e fuori i confini nazionali, ha aumentato l’esposizione dei vari Paesi al terrorismo. In questo modo a partire dal 2015 è diventata il bersaglio prediletto della furia dei terroristi dell’Isis, e dei “lupi solitari“.La prima a venire colpita da quest’onda lunga è stata la Francia, con l’attacco alla redazione di Charlie Hebdo, a Parigi, nel gennaio del 2015. Poi, dieci mesi dopo, un nuovo commando ha attaccato la capitale francese con la carneficina del Bataclan. Il terrore si è poi spostato anche nel vicino Belgio con l’attacco all’aeroporto di Bruxelles nella primavera del 2016. In mezzo c’è lo stillicidio continuo dei lupi solitari che hanno preso di mira la Germania con oltre dieci episodi di violenza.Non è un caso se i cittadini di questi due paesi siano corsi letteralmente a prendere le armi, facendo registrare in questi due anni dei veri e propri “assalti” alle armerie, con delle impennate significative nel numero di domande per il porto d’armi. In Europa ci sono quasi tre miliardi di armi da fuoco in mano a privati cittadini. Il numero, calcolato dall’osservatorio GunPolicy che si occupa di monitorare la diffusione di pistole e fucili nei vari Paesi del mondo, è una stima che tiene conto sia di armi regolarmente registrate che di quelle illegali. Per quanto riguarda il continente europeo la vetta di questa particolare classifica va a Germania e Francia che hanno rispettivamente 25 e 19 milioni di armi.
Sempre secondo i dati di GunPolicy si scopre che la Germania ha un tasso di 30,3 armi ogni 100 abitanti, la Francia 31,2 e l’Italia 11,9. I numeri più alti sono stati registrati nei Paesi scandinavi come Svezia (31,6) e Finlandia (45,3). Ma in questo caso si tratta di valori che derivano dalla diffusione delle armi da caccia e da una popolazione meno numerosa.La Francia è stato uno dei Paesi che più di tutti ha toccato con mano la capacità distruttiva dei terroristi e la paura di nuovi possibili episodi ha fatto sì che i cittadini compissero una vera e propria corsa alle armi. In questo senso il dato più significativo è quello delle iscrizioni ai club di tiro che in cinque anni sono aumentate del 40%. Il numero di persone registrate presso i centri di tiro, che permettono di ottenere con maggiore facilità licenze d’uso delle armi, nel 2011 erano 145 mila, mentre nel 2016 hanno superato la quota di 200 mila. Con tassi di crescita annui tra il 6 e 11%.Accanto a questo c’è stato anche un fiorire di nuovi club. Una lunga inchiesta del periodico francese L’Obs ha messo in luce il fenomeno parlando anche con diversi medici ai quali i cittadini si devono rivolgere per iniziare le pratiche di richiesta per la licenza. In particolare diversi specialisti hanno detto i le domande arrivano da due categorie di persone, i giovani tra i 18 e 35 anni e gli uomini con più di 60. In generale le domande ai centri medici per l’idoneità psicofisica sono aumentate del 20-30%.A confermare la voglia di armi dei cittadini francesi ci sono anche i dati del ministero dell’Interno sui sequestri. Tra il 2015 e 2016 sono state requisite quasi 9.000 armi da fuoco, ma considerando che l’anno non si è ancora concluso la cifra potrebbe superare le 10 mila unità. Nella stessa inchiesta de L’Obs si copre anche che è in crescita il fenomeno degli acquisti illegali in particolare in Belgio, diverse armerie infatti vendono pistole e fucili senza licenza che vengono poi trasportati in Francia smontanti per superare meglio eventuali controlli.I numeri raccontano anche che la Germania dei lupi solitari, come la Francia, è spaventata e in cerca di armi. In questo caso il numero di licenze per armi leggere, che comprende pistole di piccolo calibro e strumenti per l’autodifesa. Nel 2015 erano 275 mila quest’anno invece hanno quasi toccato quota 450 mila. Gli aumenti sono stati registrati in quasi tutti i land del Paese, sia quelli dell’ex Germania est che nel ricco sud, in particolare la Baviera. Nel 2014 la richiesta delle licenze arrivava a malapena alle 2.300 unità mentre nei primi tre mesi del 2016 hanno toccato quota 12 mila.La paura per i lupi solitari si accompagna a quella per i migranti. La Germania è uno dei Paesi europei che ne ha accolti di più e questo ha portato i cittadini tedeschi a una crescente preoccupazione. Il tema della sicurezza è tornato al centro del dibattito, soprattutto dopo la vicenda delle aggressioni sessuali durante la notte di capodanno fra il 2015 e 2016. I questo senso basti pensare che le vendite di spray urticante al peperoncino usato come strumento di difesa contro i molestatori ha avuto un picco di vendite di oltre il 600%. In molti negozi la vendita è stata sospesa per mesi in attesa delle forniture. Anche le pistole a gas hanno conosciuto una nuova impennata nelle vendite. Un armaiolo di Eutin nel nord del Paese ha raccontato alla rivista shz.de che la vendita delle armi per difesa personale si è attestata sulle 4-5 unità al giorno quando prima della crisi dei migranti non superava le 2-3 mensili. Anche a Berlino si respira aria d’inquietudine. Il numero di persone che possiede armi di piccolissimo calibro per la difesa personale è aumentato del 30% mentre secondo i dati della polizia cittadina l’aumento delle persone con il vero porto d’armi il großen Waffenschein, è stato di quasi il 50%.E l’Italia? Pur toccata solo marginalmente dall’Isis, se non con inchieste e arresti, è uno dei Paesi che ha subito maggiormente l’onda lunga delle migrazioni. Negli anni il numero delle licenze è stato più o meno costante. La maggior parte registrate come fucili da caccia e per il tiro a volo e solo pochissime per difesa personale. Ma tra il 2014 e 2015, stando ai dati del Viminale, c’è stato un aumento vertiginoso delle prime due categorie. Le licenze concesse per la difesa personale hanno requisiti più stringenti e specifici per determinate categorie professionali. Mentre quelle per la caccia e per lo sport sono più semplici da ottenere. In particolare quelle registrate con licenza “da caccia” sono cresciute del 12,4% mentre quelle ad uso “sportivo” del 18,5%.I dati sull’aumento delle vendite di armi e sulla crescita delle licenze ci dicono almeno due cose. Da un lato sono il sintomo della paura e dell’insicurezza. Che sia reale o solo percepita, questa sensazione di non essere al sicuro sta realmente armando le persone, soprattutto in quei Paesi che sono al centro dei flussi migratori, come Germania e Italia. Dall’altro lato mettono in luce una certa difficolta nel gestire l’ordine pubblico. È il caso della Francia. I cittadini d’oltralpe corrono alle armi perché pensano sia meglio difendersi da soli, o quanto meno temono di essere esposti a nuovi attacchi quasi che la protezione delle forze dell’ordine sia insufficiente.Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove?
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