L’incidente aereo del Tupolev Tu-154, il velivolo sul quale viaggiava il presidente polacco Lech Kaczynski insieme alla moglie e alcuni fra i più alti membri dello Stato maggiore polacco, è stato un evento fondamentale nella storia contemporanea della Polonia. Quell’incidente del 2010 ha segnato non soltanto la fine fisica di un segmento della classe dirigente polacca, ma anche l’inizio di una catena di eventi che hanno condotto le relazioni bilaterali fra Mosca e Varsavia ai minimi termini. L’aereo su cui viaggiava l’allora presidente polacco era diretto a Smolensk, dove il leader polacco, insieme agli altri caduti nell’incidente, avrebbe dovuto assistere a una commemorazione della strage di Katyn. Una coincidenza che ha trasformato l’incidente in una “seconda tragedia di Katyn”. Fu proprio quella coincidenza, insieme all’importanza di chi volava su quell’aereo, a far pensare immediatamente a qualcosa di più di una tragica fatalità causata dallo scontro con una betulla durante l’atterraggio. E in Polonia, subito in molti pensarono si fosse trattato di un attentato.
Il Comitato aeronautico internazionale certificò dopo molte indagini che si trattò di un errore dell’equipaggio. Tuttavia, le modalità dell’incidente, alcuni dubbi nelle registrazioni delle scatole nere e alcuni episodi sospetti riguardo i testimoni, non hanno mai messo la parola fine ai dubbi e alle ipotesi di un complotto ordito contro le alte sfere polacche. Nell’ultima settimana, una nuova prova scuote le indagini sull’incidente: nell’aereo sarebbe avvenuta un’esplosione e sarebbe comprovata dalle registrazioni del circuito dell’aereo. Il ministro della Difesa polacco, Antoni Macierewicz, sembra certo delle prove ottenute dalle ultime indagini: “È stato identificato il momento dell’esplosione, lo abbiamo trovato nella registrazione di una delle apparecchiature. Il frammento è analizzato attentamente. Escludiamo la possibilità di un’altra interpretazione di questa registrazione elettronica”, queste le parole del ministro riportate dal quotidiano polacco “Gazeta”. Una dimostrazione delle divergenze totali tra le attuali autorità polacche e quelle precedenti, che invece avevano sostenuto il risultato della prima commissione d’inchiesta chiudendo le indagini con un errore del pilota e dell’equipaggio che non vollero cercare una pista alternativa a quella di Smolensk nonostante le cattive condizioni meteorologiche. Nella relazione della nuova Commissione istituita in questi ultimi mesi, si legge che “Il danno all’ala sinistra del TU-154M non è stato causato dalla collisione con la betulla (…) La distruzione dell’ala è iniziata prima del bosco (…) e diversi altri danni riscontrati all’ala sinistra dell’aereo recano delle tracce di un’esplosione”.
Pochi giorni fa, è stato annunciato da alcuni organi di stampa che l’ex primo ministro polacco Donald Tusk e presidente del Consiglio europeo, sarà chiamato nuovamente a testimoniare nell’ambito delle indagini sull’incidente. Il processo vede l’ex capo di gabinetto del primo ministro, Tomasz Arabski, accusato di gestione superficiale dell’organizzazione del volo del presidente Jaroslaw Kaczynski, ma molti reputano questo processo una sorta di depistaggio giudiziario per non colpire i veri mandanti di questo (per ora ancora presunto) attentato. Tusk tornerà quindi di nuovo davanti ai giudici dopo che già una prima volta fu chiamato come testimone nell’indagine sulle presunte irregolarità nelle autopsie delle vittime. L’attuale presidente del Consiglio europeo uscì dopo circa otto ore di interrogatorio, segno di come i giudici di Varsavia siano stati molto duri nelle richieste e molto dettagliati. Secondo Tusk si è trattato di accanimento giudiziario contro gli oppositori dell’attuale governo piuttosto che di indagini reali.
La situazione resta estremamente complessa e di difficile risoluzione. La verità è che ogni Commissione nasce con un nuovo governo e sembra essere in linea con le idee dell’esecutivo che la istituisce. E questo rende di fatto impossibile credere a una versione piuttosto che a un’altra fintanto che le versioni delle varie commissioni saranno opposte e finché i governi polacchi, russo e la commissione internazionale non saranno in grado di arrivare una conclusione simile. Le pressioni sono enormi. In ballo non c’è soltanto la verità su un incidente aereo, ma la scoperta o meno di un complotto contro l’allora classe dirigente della Polonia. Nell’incidente morirono non soltanto il presidente e la consorte, ma anche i capi di Stato maggiore dell’esercito, della marina e dell’aeronautica, oltre che 13 ministri, il viceministro degli Esteri, il governatore della Banca centrale polacca e anche alcuni deputati, compreso il candidato del centrosinistra alle elezioni. Nomi talmente illustri che hanno subito fatto credere a un obiettivo politico più che a un incidente causato dalla sfortuna. E a questo si aggiunge il ritrovamento del corpo del testimone-chiave de processo, morto impiccato nel suo appartamento di Varsavia. Finora, le ipotesi su chi e perché abbia voluto eliminare i passeggeri del Tupolev sono tante. Ma restano ipotesi e, finché non comprovate, si rischia di cadere nel complottismo fine a se stesso. C’è chi ha indicato la Russia e chi l’opposizione polacca legata a Tusk. L’unica certezza è che quell’incidente causò un vuoto politico e nelle gerarchie militari che ha cambiato il volto dell’élite polacca. E forse con essa anche il presente (e il futuro) della Polonia.