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La campagna per l’Eliseo prosegue e, giorno dopo giorno, si arroventa sempre più. A riscaldare ancor di più animi, cuori e pance arriva ora il sondaggio di Ifop per giudicare il quadro e la percezione dell’ordine pubblico e la sicurezza durante la presidenza Emmanuel Macron. Dati poco brillanti poiché solo il 31% dei francesi si è dichiarato soddisfatto e non più di uno striminzito 28% si dice convinto dell’efficacia delle misure legislative varate dall’inquilino dell’Eliseo contro criminalità e immigrazione clandestina.

Musica per le orecchie degli sfidanti — il trio Eric Zemmour, Marine Le Pen e Valérie Pécresse — che con tonalità differenti sull’argomento sicurezza hanno ridato fiato alle loro trombe e trombette. Ma se il repertorio di Zemmour e Le Pen è ampiamente conosciuto, quello della candidata gaullista — presidente della centralissima Ile de France, la regione parigina — è, alla luce del suo percorso politico, quanto meno inusuale. La signora, infatti, ha smontato la linea moderata della sua famiglia politica apportando qualche novità sostanziale: oltre a criticare (scontatamente) le politiche macroniane, madame Valérie si è dichiarata pronta ad invertire radicalmente i programmi immigratori europei per sposare il modello del molto conservatore premier ellenico Kyriàkos Mitsotakis. Per non lasciare dubbi la Pécresse è volata subito in Grecia dove ha visitato il nuovo centro migranti di Samos, una struttura semi carceraria — già criticata dalle ong che si occupano di immigrazione — che funge più da trampolino per i respingimenti che da porta d’accoglienza verso il vecchio continente.

Dopo essersi complimentata con Mitsotakis, la Pécresse ha scandito con voce ferma che “la Grecia è il simbolo di un paese resiliente, capace di riformarsi e di assumersi responsabilità pesanti. Quello che Atene ha fatto per proteggere le sue frontiere e regolare l’entrata dei clandestini è esemplare. A Samos si prevede l’identificazione, la valutazione dei requisiti dei richiedenti asilo e al respingimento dei non aventi diritto”. Ovvero la grande maggioranza dei clandestini filtrati dai porosi confini turchi. Da qui la necessità di “un’alleanza dei paesi frontalieri e un di nuovo patto continentale che fissi quote d’entrata e riformi le procedure d’asilo. Come dimostra la Grecia, gli Stati che hanno la volontà di difendere i loro valori possono cambiare le cose. Insomma, l’Europa deve chiudere le frontiere o sarà il disastro”.

Parole che hanno scandalizzato e irritato il solito circo buonista francese. Poco male. La Pécresse non ha indietreggiato e ha rilanciato le sue proposte ricordando che quando si è “presidente della regione di Francia più insidiata dalla violenza, dal separatismo islamico, dal terrorismo — sono stata eletta all’indomani della strage del Bataclan — è impossibile disinteressarsi della sicurezza”. Insomma, autorità, fermezza e confini sicuri.

Tutto bene? Forse. I suoi molti critici rimangono scettici su questa improvvisa svolta a destra securitaria e ricordano i tanti passaggi della signora. Un percorso quanto meno oscillante con piccoli o grandi tradimenti. Dall’iniziale devozione per Jacques Chirac alla collaborazione con Nicolas Sarkozy che, pur non amandola, la nominò ministro dell’Educazione nazionale e poi del Budget.  E poi i suoi rapidi salti dal carro di François Fillon a quello di Alain Juppé o ancora il suo momentaneo abbandono del partito nel 2018 in polemica con le “derive d’estrema destra” dell’allora segretario Wauquiez e le continue liti con l’ala conservatrice gollista per il suo appoggio a personaggi della galassia Lgbt e le sue alterne aperture ai matrimoni omosessuali.

Ondeggiamenti che tutt’oggi non convincono parte dell’elettorato francese post gaullista che, riprendendo il settimanale Valeurs Actuelles, la giudica “una figlia di Chirac, ovvero una donna di destra che ha passato la sua vita sempre con la paura di affermare le sue idee”. Da qui il perdurante occhieggiare di vasti segmenti conservatori e identitari transalpini (come il movimento Sens commun e i cristiani democratici) verso la novità Zemmour che continua ad azzannare pezzi consistenti del popolo moderato e conservatore. A fronte delle dichiarazioni di Valérie Pécresse, il giornalista non deflette e rilancia la sua ipotesi politica. “Voglio costruire ciò che ne Marine Le Pen ne Valérie Pècresse possono fare, ovvero l’unione della destre”. Compito molto ambizioso, direbbe Charles de Gaulle.

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