Per sostituire il dimissionario Dan Coats come direttore dell’intelligence nazionale (United States Intelligence Community), ovvero il sovraintendente delle 17 agenzie che si occupano di ciò, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha nominato John Ratcliffe. Il 54enne membro del Camera dei Rappresentanti per lo Stato del Texas prenderà il posto di Coats dopo la conferma che dovrà arrivare dal Senato dopo il 15 agosto, mentre al vertice dell’intelligence Usa sarà nominato presto, come annuncio da Trump in un tweet, un direttore ad interim. La scelta di Ratcliffe non è stata casuale ed è stata dettata dal fatto che ha delle posizioni politiche più vicine a Trump rispetto a quelle di Coats, che nonostante sia un conservatore “di ferro” ha più volte espresso molte perplessità al riguardo dei rapporti con la Russia e sui temi dell’Iran, della Siria e della Corea del Nord.
La (presunta) vicinanza con Trump
Ratcliffe è accusato da più parti di essere vicino al presidente dopo che, durante le recenti audizioni al Congresso, ha pesantemente criticato il lavoro del procuratore speciale Robert Mueller, attaccandolo per non aver seguito le linee guida del Dipartimento di Giustizia quando ha dichiarato che “Trump non può essere incriminato perché è il Presidente”. Il fatto che la nomina sia arrivata a pochi giorni da questa difesa ha portato, come riportato da Politico, molti deputati e senatori democratici ad accusare Trump di voler “politicizzare i servizi di intelligence” e di “dimostrare nuovamente quanto li disprezzi”. Ma l’idea di nominare Ratcliffe, in realtà, sarebbe arrivata il 19 luglio, quando in un incontro privato con Trump dovrebbe, stando al The New York Post, confermato il suo interesse a sostituire Coats al vertice dell’intelligence nazionale.
Le accuse dei dem
Il principale problema per la conferma è legato al fatto che proprio all’interno del Grand Old Party la figura di John Ratcliffe è secondaria e sarebbe sconosciuto alla maggioranza dei senatori che dovranno valutare la sua figura. Anche perché è un “fresco” deputato essendo stato eletto nel 2014, dopo aver sconfitto il “veterano” 91enne Ralph Hall nelle primarie per il seggio distrettuale numero 4 del Texas. Nella sua carriera politica come membro della Camera dei Rappresentanti, inoltre, Ratcliffe ha iniziato a lavorare a contatto con i servizi di intelligence solamente da gennaio scorso, quando è stato assegnato alla Commissione Intelligence della Camera. Una figura poco conosciuta e con poca esperienza. Come spiegato in un recente intervento del leader dei democratici al Senato, Chuck Schumer, proprio su questo punto si concentrerà l’opposizione democratica nel dibattito per la sua conferma al Senato.
John Ratcliffe cercherà di convincere i suoi colleghi di partito e l’opposizione nell’audizione in Commissione. Dal canto suo Ratcliffe può contare una buona esperienza, nonostante l’età, nel settore della giustizia essendo stato capo dell’antiterrorismo e della sicurezza nazionale nel distretto orientale del Texas, nel corso della presidenza di George W. Bush, dopo di che ha ricoperto il ruolo di procuratore federale nella stessa zona. Ma nonostante questo incarico, stando a Cbs News, il nome di Ratcliffe non apparirebbe in nessuno documento giudiziario legato a casi di terrorismo.
Una conferma quasi certa
L’inesperienza nel campo dell’intelligence, la vicinanza con il presidente Trump e il suo negare ogni interferenza russa nelle ultime elezioni saranno i temi chiave della battaglia democratica. Grazie alla maggioranza di 52 senatori per il Partito Repubblicano (sono 46 per i Democratici e 2 indipendenti) Ratcliffe dovrebbe riuscire a “scamparla” e probabilmente sarà nominato direttore dell’intelligence nazionale andando così a sovraintendere le 17 agenzie governative e a coordinare le operazioni globali di raccolta di informazioni, informando continuamente il Presidente sulle possibili minacce nei confronti degli Stati Uniti.