Emmanuel Macron è stato un giovanissimo assistente del filoso Paul Ricoeur, diplomato a Sciences Po e all’ ENA (Ecole Nationale d’Administration), un’illustre palestra per tutte le più alte cariche dello Stato francese, è originario di Amiens, in Piccardia, dove nasce nel 1977 da genitori entrambi medici.All’età di quindici anni si innamora della sua professoressa di teatro, Brigitte Trogneux, ventiquattro anni di differenza. Una donna all’epoca già madre di tre figli con la quale poi si è realmente sposato, dopo averle fatto una promessa in tenera età, pare, una volta conclusi gli studi a Parigi.La sua carriera lavorativa inizia come ispettore delle finanze, successivamente diviene associato della Rothschild, la celebre banca d’affari parigina. Assume un ruolo centrale quando contribuisce all’acquisizione da parte della Nestlè di una filiale della Pfizer Nutrition.Un’operazione che gli permise di divenire milionario molto presto. Questi trascorsi hanno contribuito a far sì che venisse definito un “ami della finance“. Nel 2011 Macron, lanciatissimo e ricchissimo enfant prodige della Parigi bene, viene chiamato da François Hollande come segretario generale aggiunto dell’Eliseo. I due si sarebbero conosciuti grazie a Jacques Attali, uno storico consigliere di François Mitterrand.Tra il 2014 ed il 2016, infine, il vero scatto nel mondo della politica: ricopre la carica di ministro dell’Economia sotto la presidenza di Manuel Valls, prendendo il posto di Arnaud Montebourg, in funzione del rimpasto complessivo che darà vita alla seconda fase della presidenza Valls.Ricoprendo quel ruolo, Macron balzò subito sotto gli occhi attenti dei riflettori quale potenziale futuro leader di un Partito socialista che nel frattempo era sempre più in crisi, negli uomini e nei riferimenti programmatici. Il provvedimento più importante di Macron fu la legge che oggi porta il suo nome sulla deregolamentazione nei mercati di alcuni settori, tra questi quello dei trasporti.Durante l’aprile scorso, poi, si dimise da ministro e fondò il movimento civico “En Marche!“. La causa delle dimissioni pare sia da rintracciare nella forte opposizione oltranzista che incontrò nel suo partito di riferimento per far approvare la manovra neoliberale appena citata.Oggi, dopo un formidabile lancio mediatico, sembra il più accreditato per sfidare Marine Le Pen al ballottaggio per le presidenziali francesi. Alla base del dato che lo vede abbondantemente sopra al 20% dei consensi e del sorpasso su Fillon, oltre al Penelopegate che ha coinvolto e messo in seria difficoltà quest’ultimo, c’è una profonda rivisitazione delle questioni di riferimento del mondo progressista francese.La società francese, per quanto tendenzialmente conservatrice, infatti, sta imparando ad apprezzare le idee di Macron, con la stessa verve con cui buona parte degli italiani apprezzarono speranzosi il primo Matteo Renzi.Le 94 società basate sulla New Economy presenti in Francia, d’altro canto, segnalano come al pensiero di Macron sia associabile un terriccio economico-culturale più che consolidato.Emmanuel Macron ha ottenuto quasi immediatamente il benestare di importanti imprenditori francesi: Jacques-Antoine Granjon di Ventes-privées, Marc Simoncini di Meetic, Ludovic Le Moan di Sigfox e Frédéric Mazzella di BlaBlaCar. Da segnalare, inoltre, che nella presentazione di En Marche! dello scorso luglio, a presentare Macron era stata Axelle Tessandier, creatrice di start-up a San Francisco.In questo momento è impegnato a dribblare accuse che gli arrivano da più parti, più o meno da chiunque gli contesti un certo mondialismo di base: da Nicolas Dhuicq a Julian Assange. Si parla, inoltre, di un dossier in arrivo dalla Russia che svelerebbe l’omosessualità di Macron. Il leader di En Marche! smentisce categoricamente e tira dritto.L’enfant prodige, d’altro canto, fa sul serio: la maggior parte dei sondaggi dice che nel caso di ballottaggio con Marine Le Pen, vincerebbe con il 63% dei consensi.
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