“Ci sono tanti elementi su cui ci sono piene convergenze. Stiamo lavorando a importantissimi progetti che collegano le nostre nazioni. Vogliamo collaborare in materie strategiche. Abbiamo così scelto di annunciare la partecipazione dell’Italia all’Indo-Pacific Oceans Initiative“.
Da Nuova Delhi, Giorgia Meloni ha annunciato, tra le altre cose, l’adesione dell’Italia alla cosiddetta Indo-Pacific Oceans Initiative (IPOI), un’iniziativa lanciata dal governo indiano guidato da Narendra Modi che consente, ai Paesi desiderosi di farne parte, la possibilità di lavorare spalla a spalla per trovare soluzioni alle sfide comuni riguardanti l’Indo-Pacifico. Una regione turbolenta dove, accanto alle numerose rivalità storiche delle nazioni asiatiche, si intrecciano vicende internazionali, dalla questione taiwanese alle rivendicazioni intrecciate nel cuore del Mar Cinese Meridionale.
“L’Italia, con la sua penisola, che si trova proprio al centro del Mar Mediterraneo, continua ad essere, a tutti gli effetti, parte pienamente integrata della comunità euro-atlantica e dell’Occidente culturale e politico, ma è sempre più proiettata verso l’Indo-Pacifico, riappropriandosi della storia delle sue repubbliche marinare e di Marco Polo”, ha aggiunto Meloni sancendo, di fatti, l’ingresso operativo dell’Italia in questa porzione di mondo.
Cos’è la IPOI lanciata dall’India
L’IPOI, nata nel 2015, è stata proposta per la prima volta da Modi durante il 14esimo vertice dell’Asia orientale a Bangkok, in Thailandia, il 4 novembre 2019.
Il primo ministro indiano ha suggerito l’iniziativa in nome di un dominio marittimo sicuro, protetto e stabile. Una lunga perifrasi, in sostanza, utilizzata per sostituire la reale portata del piano: arginare l’ascesa della Cina nell’Indo-Pacifico, creando un veicolo per certi versi simile – ma nei fatti diametralmente opposto – alla Belt and Road Initiative di Pechino.
Dal punto di vista tecnico, l’IPOI deve contribuire a migliorare le relazioni tra le nazioni della regione (e non solo) sulla base di vari pilastri fondamentali, tra cui la connettività commerciale e il trasporto marittimo, la sicurezza, scienza e tecnologia.
Per aderirvi non serve sottoscrivere trattati né firmare documenti. Al contrario, i partecipanti sono chiamati a partecipare per formulare partenariati basati sul principio del libero scambio e della promozione del benessere attraverso un modello di governance democratico.
Il ruolo dell’Italia
L’Italia ha aderito all’IPOI con un ruolo di leadership sui temi della tecnologia e della scienza e ha elevato le sue relazioni con l’India a livello di partenariato strategico (il secondo partenariato conseguito da Roma in Asia, nel giro di pochi mesi, dopo quello stretto con il Giappone).
Il messaggio è chiaro: Meloni ha intenzione di non trascurare il continente asiatico, e anzi, di portare il Paese al centro dell’arena geopolitica del futuro. Un’arena, va detto, fin qui occupata da altre potenze europee – quali Francia, Germania e Regno Unito – ma non dall’Italia. Che adesso potrà mettere a punto il suo elevato tasso di tecnologizzazione lavorando, spalla a spalla, con l’Elefante indiano, sulla carta un partner complementare per gli interessi strategici del governo italiano.
“Crediamo che in un contesto internazionale che deve essere basato sulle regole, sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale sia fondamentale la stabilità e la visione di un Indo-Pacifico aperto e rispettoso delle regole della sovranità e dell’integrità delle nazioni”, ha concluso Meloni. Accanto a lei un sorridente Modi ascolta compiaciuto.