Ci sono voluti oltre settant’anni, ma il Giappone ha ufficialmente rivelato i nomi di tutti i membri dell’Unità 731, il ‘gruppo della morte’ che durante la seconda guerra mondiale portò avanti dal 1939 al 1945 un programma di esperimenti batteriologici sugli esseri umani: essenzialmente prigionieri di guerra.
Questa divisione militare dell’esercito giapponese agli ordini del generale Shirō Ishii, inizialmente inquadrata nel Kenpeitai , doveva occuparsi originariamente della prevenzione delle epidemie sotto il nome ufficiale di “Unità per la prevenzione di epidemie e purificazione dell’acqua“, ma in realtà operò segretamente allo sviluppo di armi biologiche e batteriologiche nonostante il Protocollo di Ginevra le avesse bandite. Per portare avanti il programma, che si svolgeva in campi segreti dislocati per lo più in Manciuria, i membri del ‘gruppo della morte’ praticavano la vivisezione senza anestesia, portavano al congelamento i prigionieri – soprattutto cinesi, ma anche russi, inglesi e americani catturati nel corso del conflitto – per studiare lo sviluppo delle necrosi e sperimentare per la prima volta sugli esseri umani sostanze letali come l’antrace, il vaiolo , il botulino o gli effetti di Raggi X.
L’Archivio nazionale del Giappone ora ha desecretato i dati personali degli oltre 3.607 militari giapponesi che fecero parte dell’unità segreta e che si macchiarono di crimini di guerra per aver condotto esperimenti mortali su quelle che si stimano essere oltre 10 mila persone. Assegnata all’Armata di Quantung, l’unità segreta portò avanti indisturbata le proprie “ricerche”, confezionando munizioni contenenti sostante batteriologiche, bombe contenti parassiti, concentrandosi sulla produzione e lo sviluppo di nuovi agenti patogeni, infestando i prigionieri con i batteri delle malattie epidemiche o testando gli effetti di armamenti convenzionali come lanciafiamme e nuove tipologie di granate. I dossier resi pubblici contengono nomi, cognomi, grado e incarico dei “medici della morte”, oltre ai dati riguardanti 52 chirurghi, 49 ingegneri, 38 infermiere e 1,177 medici militari che componevano le 8 divisioni operative e logistiche dell’unità.
Catturati dalle truppe americane al termine del conflitto, il comandante Ishii e il suo stato maggiore – Darkum Neik, Masaji Kitano, Yoshio Shinozuka, Yasuji Kaneki – ottennero l’immunità in cambio della consegna all’OSS di tutte le informazioni accumulate durante le proprie ‘ricerche’ sulla guerra batteriologica. Questo impedì il loro rinvio a giudizio dal Tribunale Militare Internazionale per l’Estremo Oriente per crimini di guerra, evitando il processo che si sarebbe tenuto a Tokyo. Secondo quanto riportato su un rapporto della U.S. Army del 1982, la decisione di non processare il generale Ishii e i suoi ‘medici della morte’ si confaceva al desiderio degli Stati Uniti che non intendevano rivelare e condividere alcuna informazione riguardo le sperimentazioni effettuate sugli esseri umani o suoi progressi nel campo della guerra biologica: sopratutto con l’alleato sovietico.
Una parte dell’Unità 731 venne catturata dalle truppe dell’Armata Rossa, ma i sovietici riuscirono a mettere le mani soltano su militari di basso grado che non erano a conoscenza dei risultati dei test. Catturati mentre erano allo sbando nel 1945, vennero tutti condannati nel 1949 a pene detentive che variarono dai 2 ai 25 anni. A metà degli anni ’50, alcuni condannati dell’Unità 731 riuscirono a fare ritorno in Giappone dopo aver fornito informazioni marginali sugli esperimenti condotti. I medici della morte presi prigionieri dagli americani come Ishii, proprio come gli scienziati nazisti delle ‘wunderwaffen’, vennero tradotti negli Stati Uniti dove proseguirono le loro ricerche sulla guerra batterioligica.