Due F-35 israeliani sono entrati nello spazio aereo dell’Iran lo scorso febbraio. A darne notizia il quotidiano del Kuwait Al-Jarida, subito ripreso dai media israeliani.
Le fonti citate dal quotidiano kuwaitiano hanno dichiarato che due aerei stealth dell’aeronautica israeliana hanno sorvolato lo spazio aereo siriano e iracheno per poi raggiungere l’Iran. Secondo quanto affermato dal sito, gli aerei di Israele hanno sorvolato lo spazio aereo iraniano riuscendo addirittura a passare sopra le città iraniane di Bandar Abbas, Esfahan e Shiraz.
Il rapporto afferma che i due jet hanno volato ad altissima quota sopra i siti del Golfo Persico sospettati di essere associati al programma nucleare iraniano. Il loro obiettivo, dunque, era quello di monitorare le operazioni di quelle località dove Israele sospetta che l’Iran stia continuando a mandare avanti il suo programma nucleare.
Secondo il report, il dato altamente significativo è anche quello secondo cui i due F-35 non sarebbero stati rilevati dai radar. Neanche dal sistema radar russo situato in Siria che è considerato la spina nel fianco della strategia offensiva israeliana nel contesto mediorientale.
La fonte citata dal quotidiano, e ripresa dal Jerusalem Post, ha aggiunto un ulteriore dato estremamente interessante. I sette aerei F-35 in servizio attivo nell’aeronautica militare di Israele hanno condotto una serie di missioni in Siria e sul confine tra Siria e Libano. Un’indicazione che, se confermata, farebbe capire l’aumento di livello dell’offensiva israeliana nel contesto siriano, a tal punto da utilizzare i nuovi F-35. Aerei che non sono stati usati nei bombardamenti in cui è stato abbattuto l’F-16 della Fionda di Davide.
Il significato di questa notizia
Conferma ufficiale da parte israeliana chiaramente non può esserci. È del tutto evidente che le forze armate di Israele non potrebbero in alcun caso ammettere di aver violato lo spazio aereo di una nazione sovrana. Specialmente se questa nazione è l’Iran.
Ma la notizia ha un tempismo non irrilevante. Le tensioni tra Israele e Iran sono in aumento. La situazione in Siria, proprio per l’avanzata dell’esercito siriano e il consolidamento del’asse tra Damasco e Teheran, lascia Israele con molti dubbi. Vorrebbe colpire gli avamposti iraniani, di Hezbollah e siriani prima che sia troppo tardi. Ma l’area di de-escalation ha funzionato, continua a reggere e la Russia garantisce il blocco delle operazioni israeliane. Israele non può farsi nemica la Russia. E questa necessità, attualmente, è l’unico ostacolo a un’offensiva israeliana contro le postazioni siriane considerate avamposti delle forze armate iraniane, in particolare dei Pasdaran.
Ma questo non significa che il governo di Benjamin Netanyahu non sia pronto a riprendere in mano le redini della propria strategia mediorientale. Poche settimane fa, le Israel defense forces hanno autorizzato la pubblicazione del report con cui si confermava che gli autori del raid che distrusse il reattore nucleare siriano di Deir Ezzor nel 2007 erano stati gli aerei israeliani.
Quella notizia non era una semplice ammissione di colpa, ma un messaggio rivolto all’Iran. Confermando quelle voce, Tel Aviv ha inviato a tutti gli Stati limitrofi e a Teheran un segnale inequivocabile, e cioè che è pronto a colpire quando ritiene sia arrivato il punto di non ritorno. E questo misterioso volo dei due caccia sui cieli iraniani può essere letto come un secondo chiaro (più esplicito) messaggio alla Repubblica islamica dell’Iran.