Una delle conseguenze del Brexit nel medio lungo periodo sarà probabilmente un calo del peso dell’influenza statunitense in EuropaPer approfondire: Così possono cambiare le alleanze mondialiCon il Brexit, infatti, gli Stati Uniti perdono la loro “finestra sull’Unione Europea”. Così Washington perde il suo canale di informazione e pressione privilegiato all’interno dell’Ue. La Gran Bretagna, infatti, non siederà più al tavolo della diplomazia europea quando verranno prese le decisioni più importanti, e, pertanto, sarà più difficile per gli Stati Uniti avere voce in capitolo sulle decisioni di Bruxelles, così come avere accesso diretto alle informazioni sulle principali questioni diplomatiche, militari e di intelligence.Per questo, conseguenza del Brexit potrebbero essere, come scrive il Wall Street Journal, una serie di “fratture strategiche e diplomatiche fra gli Stati Uniti e i suoi alleati più stretti”. Secondo lo stesso quotidiano statunitense, inoltre, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea determinerà un periodo di “chiusura su sé stessa” dell’Unione, che potrebbe tradursi in una minore “attenzione” da parte dell’Ue verso le questioni più scottanti a livello internazionale, come “la crisi ucraina, le relazioni con la Russia, la crisi migratoria e il terrorismo”.Per il New York Times, il voto inglese ha “spiazzato” tutti, con una “decisione che ridisegnerà il posto del Paese nel mondo” e che “scuote il continente e sconvolge gli establishment politici di tutto l’Occidente”. Il magazine Politico parla addirittura di “tsunami transatlantico” che “si dirige verso le coste americane”.Ma il timore di Washington è soprattutto che l’esclusione della Gran Bretagna dall’Unione Europea possa spianare la strada ad un riavvicinamento tra Mosca e Bruxelles. È per questo che l’ex ambasciatore statunitense a Mosca, Michael Mc Faul, commentando stanotte il voto degli inglesi a favore della Brexit,  ha parlato di “grande vittoria per gli obiettivi di politica estera di Putin”.Per approfondire: Brexit, che cos’è e cosa cambiaUno dei primi schemi a poter saltare, infatti, potrebbe essere quello delle sanzioni contro la Russia, in scadenza a luglio. La Gran Bretagna, che, con il supporto degli Stati Uniti, ha sempre sostenuto le misure restrittive nei confronti di Mosca, ora, di fronte al fatto compiuto, riconosce, attraverso le  dichiarazioni del ministro degli Esteri di Londra, Philip Hammond, che in futuro potrebbe perdere parte del suo peso in politica estera. Senza le pressioni di Londra il blocco favorevole all’applicazione delle sanzioni alla Russia si vedrà quindi sensibilmente indebolito. Per questo il presidente russo, ha detto Hammond alla BBC, “questa mattina sentirà un poco meno pressioni e sarà un poco più certo della prospettiva di veder annacquate le sanzioni”.Ma il Cremlino assicura che Mosca non ha avuto alcun ruolo nel determinare l’esito del referendum che rimescola le carte in Europa. “Noi non abbiamo mai interferito, ci siamo comportati, secondo me, in modo molto corretto, naturalmente abbiamo seguito in modo attento quello che stava succedendo, ma non abbiamo influenzato questo processo e nemmeno abbiamo mai provato a farlo”, ha detto venerdì il leader del Cremlino dall’Uzbekistan, dove è in corso dove il summit dell’Organizzazione per la cooperazione di Shangai (Sco), aggiungendo che la Russia non crede che l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue possa modificare la strategia Ue sulle sanzioni. Mosca, inoltre, come tutti, teme la volatilità dei mercati azionari e l’instabilità politica e preferisce, come aveva affermato lo stesso Putin a San Pietroburgo, “dialogare con un’Ue forte” perché “il dialogo con un partner debole è più dispendioso”.Se l’Europa uscirà rafforzata dal referendum inglese, o se il Brexit sarà il primo passo verso la disintegrazione europea, lo sapremo solo con il tempo. Ma questo voto già promette di cambiare gli equilibri strategici. E forse, il nuovo volto dell’Europa sarà un po’ meno anglosassone e un po’ più eurasiatico.

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