Inzia oggi il primo turno delle elezioni presidenziali francesi. Il voto forse più importante di quest’anno e che potrebbe incidere in maniera sensibile sul futuro prossimo dell’Unione europea e dell’Europa tutta.Si voterà domani dalle 8 alle 19 in tutta la Francia, ad eccezione delle grandi città dove i seggi rimarranno aperti fino alle 20, per venire incontro alle esigenze delle metropoli. Così’ ha deciso il Consiglio costituzionale di Francia per gli 85mila seggi circa cui si recheranno gli elettori. Gli elettori chiamati alle urne saranno circa 45 milioni, maggiorenni di nazionalità francese, tra cui non va dimenticato il milione di francesi residenti all’estero e quelli residenti nei territori d’Oltremare.Il sistema francese prevede un voto con sistema maggioritario uninominale a doppio turno. Se al primo turno nessun candidato raggiunge il 50% + 1 dei voti, si passa al secondo turno, che consiste nel ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti. In questo caso, il secondo turno, che sembra assolutamente scontato, si terrà il 7 maggio. Quindi due settimane dopo il primo turno.Il sistema del doppio turno è quello configurato dalla riforma costituzionale voluta da Charles De Gaulle nel 1962, che fu sottoposta dal presidente francese a referendum popolare. Prima della riforma, infatti, il Presidente era eletto da un collegio elettorale Questa riforma chiudeva il progetto costituzionale di De Gaulle per la creazione della cosiddetta Quinta Repubblica: un sistema che, visti i grandi poteri in mano al presidente, eletto inoltre a suffragio universale, è stato da molti definita una sorta di monarchia repubblicana. Una monarchia che dura almeno cinque anni. Fino al 2002 il mandato presidenziale era di sette anni, ma, in base a quanto deciso nel referendum popolare di quell’anno, il numero degli anni è sceso a cinque. Il presidente può ricoprire al massimo due mandati consecutivi.Il ballottaggio quest’anno appare assolutamente scontato perché, se era sempre sicuro anche quando i due partiti tradizionali francesi erano molto forti e accreditati, adesso, con l’implosione del Partito Socialista, il crollo dei Repubblicani e l’ascesa di movimenti alternativi a destra, al centro e a sinistra, è abbastanza evidente che non possa esserci alternativa al secondo turno. Sono undici i candidati alle presidenziali di quest’anno e almeno quattro di questi sono in lizza per arrivare al ballottaggio. Quattro più Benoit Hamon, nonostante il suo crollo nei sondaggi, ma che deve essere citato in quanto rappresentante del Partito Socialista, il partito del presidente uscente.Gli ultimi sondaggi danno come candidato più votato al primo turno il centrista Emmanuel Macron, colui che si è definito né di destra né di sinistra. L’ex ministro del governo Valls e coautore della famigerata Loi Travail è il candidato numero uno di tutto il fronte moderato ed europeista che cerca di sfidare le tendenze sovraniste o radicali che bollono in Francia. Con il suo neonato partito “En Marche!”, Macron si candida a essere un presidente che racchiude in sé tutti i caratteri di una fusione tra socialisti e gaullisti, e a rappresentare la Francia più convintamente legata alle politiche di Bruxelles.Il secondo, sempre secondo i sondaggi dovrebbe essere Marine Le Pen, la candidata e leader del Front National. Figlia del vecchio fondatore e leader del FN, Jean-Marie, Marine Le Pen è colei che ha cavalcato il processo della cosiddetta “dedemonizzazione” del partito, diventando nel tempo la leader non più solo di un partito etichettato come di estrema destra, ma di tutto un movimento di pensiero che si pone idi traverso alle logiche europeiste e della globalizzazione.Terzo candidato in ordine di sondaggi è François Fillon, leader del partito Les Republicains, ovvero dell’UMP. Lui doveva essere il candidato vero e reale alla Presidenza della Repubblica, ma è stato affossato malamente dalle inchieste giudiziarie sui rimborsi pagati alla moglie.Quarto leader in corso all’Eliseo è Jean-Luc Mélenchon, della sinistra radicale, che è riuscito a risalire nei sondaggi grazie a un mix di arte oratoria, ricette che piacciono, anche sovraniste, e crollo del Partito Socialista.Partito Socialista che si presenta a queste elezioni con le ossa rotte. Il presidente uscente Hollande ha devastato il consenso del partito, così come il suo premier Valls, e hanno candidato una figura già sconfessata dal suo stesso partito, ossia Benoit Hamon. Una soluzione che a oggi sembra aver sicuramente affossato ogni velleità di vittoria del partito, se si pensa che i sondaggi lo danno a circa l’8%.Gli altri sei candidati sono: Nathalie Arthaud di Lotta operaia; Francois Asselineau dell’Unione Popolare Repubblicana, tendenzialmente vicino agli elettori del FN; Jacques Cheminade, con una lista contraria a Europa ed Euro; Nicolas Dupont-Aignan, gaullista di Debout la République, fortemente euroscettico; il centrista Jean Lassalle; ed infine Philippe Poutou del Nuovo Partito Anticapitalista.Ora bisognerà solo attendere le prossime ore, per capire chi andrà al ballottaggio. Per la prima volta la Francia non sa chi saranno i due contendenti finali e le elezioni di quest’anno sembrano già aver licenziato, definitivamente, la stabilità e le certezze della Quinta Repubblica.
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