È iniziata oggi la settimana più lunga della storia recente del Brasile. Cinque giorni di fuoco,prologo di quel voto alla camera in agenda venerdì che potrebbe segnare le sorti del processo di impeachment e portare alla clamorosa fine anticipata del mandato della presidentessa brasiliana Dilma Rousseff. Cinque giorni destinati a influenzare il futuro del Brasile e aprire un’inedita fase politica e sociale. Imprevedibile quanto preoccupante. Con rischio concreto di contestazioni e disordini in tutto il Paese. Il lungo iter istituzionale previsto per giungere all’impeachment si concluderebbe, in caso di voti tutti favorevoli, il giorno 4 maggio con l’imposizione dell’obbligo di allontamento entro 180 giorni della presidentessa dal proprio incarico. Diverse sono però le tappe obbligate da superare prima di arrivare al verdetto. Si inizia oggi. A partire dalle 15 ore italiane la commissione parlamentare per l’impeachment, organismo composto da 65 deputati, ha aperto la discussione che si concluderà in serata con la decisione, o meno, di sottoporre al voto della camera in seduta plenaria la richiesta di allontanamento di Dilma dalla presidenza.Più che giudizio sui fatti, sarà una valutazione politica. L’anticipazione del proprio voto da parte di quasi tutti i componenti della commissione prima dell’inizio dei lavori, ha tolto ogni speranza alla ‘presidenta’ e ai suoi. Sono 35 infatti i deputati ad aver annunciato il proprio si al prosieguo del processo, contro i 21 che hanno anticipato la propria contrarietà. Stando così le cose, se anche tutti e 11 gli indecisi dovessero votare contro, cosa alquanto improbabile, il voto favorevole sarebbe scontato. La partita si sposterebbe così alla camera dei deputati. E non a caso i membri più influenti del governo, la stessa Dilma e il suo predecessore Lula, stanno puntando tutto sull’appuntamento di venerdì, dato ormai per scontato. L’ex presidente Lula, il più attivo e interessato in questa fase, ha dato inizio a una serie di incontri con dirigenti e parlamentari di diversi partiti già dalla scorsa settimana. Ma è probabilmente da oggi che partirà il rastrellamento di voti da parte dei parlamentari del Pt, dei ministri e di chiunque altro in grado di fornire alla presidentessa i numeri necessari per evitare l’impeachment. Cosa che non metterebbe comunque fine alla lunga battaglia politica avviata dalle opposizioni sin dal 2013. Se stasera, come previsto, la commissione dovesse dare disco verde alla prosecuzione dell’iter di messa in stato d’accusa, la relazione sarebbe letta domattina alla camera e pubblicata il giorno 13 sul “Diário da Câmara”. Da quel momento partirebbe il conteggio delle 48 ore, termine stabilito per legge prima dell’avvio dei lavori alla camera il giorno 15 aprile. Le discussioni qui dovrebbero protrarsi per tre giorni fino a domenica, data stimata per il voto finale. In caso di approvazione, il testo licenziato alla Camera sarebbe inviato entro il 19 aprile al Senato per l’avvio di un iter ‘fotocopia’ necessario per un’approvazione anche nell’altro ramo del parlamento. Dovrebbe formarsi infatti anche in Senato una nuova commissione, che avrà 10 giorni per analizzare la richiesta prima di votare. Approssimativamente il giorno utile, in queso caso potrebbe essere quello del 2 maggio. In caso di approvazione, a 48 ore dalla pubblicazione ufficiale della relazione del Senato, il processo di impeachment sarebbe da ritenersi iniziato e Dilma sarebbe allontanata per 180 giorni. Il governo, l’ex presidente Lula e alcuni milioni di brasiliani scesi in piazza nelle ultime settimane, continuano a difendere l’operato di Dilma, denunciando tutto il procedimento come un golpe mascherato. I difensori del governo sottolineano la mancanza di reali prove di un coinvolgimento diretto della presidentessa in alcun reato, né tantomeno nei numerosi scandali di corruzione che hanno travolto in realtà tutti i partiti e molte importanti figure istituzionali. Luigi Spera





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