Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro è in procinto di firmare un piano di aiuti economici, dal valore stimato di 11 miliardi di dollari, che dovrebbe mitigare le ricadute della pandemia di Covid-19. Il piano, già approvato dal Congresso all’inizio del mese, dovrebbe distribuire liquidità a Stati e municipalità colpiti dal virus: la firma di Bolsonaro, però, non è ancora arrivata a causa delle pressioni di Paulo Guedes, ministro dell’Economia del Paese, che vorrebbe maggiore austerità fiscale. Il Capo di Stato brasiliano è sotto pressione per la disastrosa gestione della pandemia nel Paese: i casi rilevati hanno ormai raggiunto quota trecentomila, ma sono di certo sottostimati a causa della carenza di test e crescono, ormai, al ritmo di diciotto-ventimila al giorno.

Un disastro sanitario

Il Covid-19 è giunto, ufficialmente, in Brasile il 25 febbraio del 2020: in quell’occasione il morbo è stato rilevato in un sessantunenne appena tornato dall’Italia ma è probabile che il virus circolasse già prima di questa data. Il contenimento della malattia si è rivelato impossibile anche a causa dei gravi contrasti politici tra il presidente, che ritiene il virus pericoloso quanto un’influenza e  che i lockdown danneggino l’economia, ed i governatori degli Stati, che hanno imposto misure restrittive. Bolsonaro è arrivato a scontrarsi anche con i ministri della Salute del suo stesso esecutivo, provocandone in due occasioni le dimissioni. Il livello di tensione ha raggiunto picchi particolarmente alti con Joao Doria, governatore dello Stato di San Paolo, epicentro del virus e con almeno un quarto dei decessi e dei casi totali del Brasile. Doria ha sostenuto che il Paese deve affrontare due sfide: una è quella contro il coronavirus e l’altra contro il cosiddetto Bolsonavirus.

C’è poi il grave problema della carenza di posti letto in ospedale: molti malati non riescono a trovarne uno e muoiono senza poter ricevere le cure necessarie. Il sistema sanitario pubblico ha risentito, nell’ultimo decennio, della crisi economica e dell’assenza di investimenti: il risultato è che ci sono appena 2 posti letto ogni 1000 abitanti, un tasso molto basso ed inferiore a quelli di Argentina e Cile.

Le prospettive

Il presidente Bolsonaro sembra aver individuato una via d’ uscita all’emergenza Covid: l’uso della clorochina da parte dei pazienti affetti dal morbo. Il ministero della Salute ne ha recentemente raccomandato l’uso anche ai malati lievi malgrado i gravi effetti collaterali che il farmaco può provocare e l’assenza di test clinici che ne certifichino l’efficacia. Il Capo di Stato ha assicurato che nessuno sarà costretto ad utilizzarla ma ha anche aggiunto che i sostenitori della sua parte politica ne faranno uso. La politicizzazione di un trattamento medico è dunque l’ultimo sviluppo di questo vero e proprio dramma che sta investendo il Brasile e che è destinato a causare un peggioramento di tutti gli indici economici del Paese. In primis il tasso di povertà che, nel 2017, si era attestato al 21 per cento ed il cui aumento favorirà una crescita delle disuguaglianze e delle tensioni sociali a Brasilia. L’onda lunga del Covid-19 è destinata a provocare instabilità e nuove violenze in una delle nazioni chiave dell’America Latina.