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Die Linke costretta a imbarcare l’Unione Cristiano-Democratica (Cdu) di Angela Merkel per difendere il governo in Turingia? L’ipotesi non sembra più remota. Il land della Germania centro-orientale con capoluogo Erfurt andrà al voto domani per le elezioni locali, in cui la supremazia del partito della sinistra radicale appare prossima a essere scalfita, principalmente per l’effetto-domino dell’ascesa della destra di Alternative fur Deutschland (Afd).

La Turingia è terra dai grandi contrasti, come quelli che spiccano tra le sue città e i suoi territori montani e isolati; nel Convento degli Agostiniani di Erfurt, a inizio XVI secolo, fu ordinato sacerdote Martin Lutero, che da queste terre iniziò la predicazione protestante. Più recentemente, questa terra di confine ai tempi della Germania Est ha rappresentato, dopo l’unificazione, lo specchio delle disuguaglianze tra le due parti del Paese dopo la riunificazione. Il confine tra la Turingia e la ben più ricca Baviera segna un confine interno alla Germania, un limes che segnala i diversi destini del Paese più ricco d’Europa. A Est tra gli Anni Novanta e Duemila all’interno del Partito Socialdemocratico (Spd) si forma una corrente in rivolta contro il posizionamento del partito a favore della globalizzazione, del neoliberismo, delle riforme contro il lavoro culminate nelpacchetto Hartz del governo Schroeder. L’ex Presidente dell’Spd Oskar Lafontaine fonda la Linke, la sinistra anti-europeista, favorevole a investimenti pubblici, diritti del lavoro, protezionismo.

La Linke a Est spopola: sfiora nel 2009 il 13% a livello nazionale trainata dai voti dell’ex Ddr, dal sostegno di chi si era sentito escluso nella corsa della Germania al primato economico europeo. Tocca il 28,2% nelle elezioni in Turingia del 2014: Bodo Ramelow diventa leader del governo locale imbarcando, per la prima volta, Spd e Verdi come partner di minoranza. La Cdu, prima al 33%, va all’opposizione.

Cinque anni dopo il partito della Merkel è data nettamente in calo. 24% il punteggio di cui è accreditato, mentre la Linke, seppur divisa a livello nazionale tra un’ala più morbida verso l’Europa e la corrente interna della “sinistra sovranista”, pare destinata a confermarsi al 28%. Non più sufficiente a formare un governo regionale che escluda il centro e si sposti a sinistra, per l’elemento terzo: l’ascesa di Afd. Guidata nel Land dal suo ideologo, nonchè capo dell’ala più identitaria e sovranista del partito, Bjorn Hocke. Un sagace politico e intellettuale che ha tra i suoi riferimenti Carl Schmitt e Ernst Junger, i teorici della “rivoluzione conservatrice“. “Da europeo non mi identifico nell’ideologia del consumo. Naturalmente il benessere economico è necessario ma non è il cuore dell’esistenza. Questo è invece composto dalla nostra cultura e dalla possibilità di trasmetterla ai nostri figli preservando così le tradizioni, la filosofia, la musica, la vita di comunità”, ha detto Hocke in una recente intervista, chiarificando la sua visione del mondo.

Afd è data vicino al 20% nei sondaggi, terza classificata alle elezioni, e per escluderla dal governo la Linke e la Cdu saranno costrette a un accordo dopo il voto di domani. Accordo difficile da tenere in piedi per cinque anni a patto di costruire un patto di largo respiro tra forze diverse per approccio all’economia, all’Europa, alle politiche di coesione tra Est e Ovest. Le pulsioni che hanno dato lo slancio alla Linke sono ora elemento combustibile per l’ascesa di Afd,veicolate da destra invece che da sinistra. E la Cdu è il principale bersaglio della rivolta elettorale. Pensare di sfruttare il primo partito di Germania come forza di interposizione in Turingia potrebbe rappresentare un’opzione rischiosa. Con cui la Linke potrebbe scottarsi, a tutto vantaggio dei sovranisti nei prossimi anni.

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